Flavio Caroli

Nel regno del visibile innaturale, Parola e Immagine sono attrici di una recita i cui protagonisti non conoscono esattamente la propria parte, non sanno bene dove finisca il ruolo dell'una e cominci il ruolo dell'altra, hanno dubbi perfino sul fatto di essere alleate o rivali.
Nell'immaginario contemporaneo, la stretta interferenza fra Parola e Immagine può essere divisa in due grandi aree di ricerca: l'arte del Privato e l'arte dell'Ideologia. Nell'un caso e nell 'altro, l'artista reagisce a una condizione antropologica di perdita del visibile naturale, che lo ha rinchiuso in una sorte di abitacolo tecnologico. Egli può salvare frammenti
del proprio passato o lanciare messaggi al mondo. Ma la condizione dell'Immaginario non cambia: l'oscuro è allagato di segni e nell'atto creativo la fantasia produce segni, in forma di scrittura.
Come si è costituita questa condizione antropologica dell 'artista contemporaneo?
Il punto di rottura va collocato nel XVI secolo, con la perdita del visibile naturale. Da questo momento si proiettano verso il futuro le due linee portanti del sapere contemporaneo: l'autonomia della scrittura e la psicologia analitica. Seguendole,
l'autore di questo libro identifica la strada maestra del rapporto fra Parola e Immagine, che coincide sostanzialmente
con quella delle avanguardie storiche.… (plus d'informations)

Venti quadri per raccontare l’evoluzione dell’arte (del ‘pensiero in figura’) del Novecento, secolo che, se non breve, tra tele e pennelli risulta spostato all’indietro, dal 1889 della ‘Notte stellata’ di Van Gogh al 1987 della morte di Warhol. Tanti? Pochi? Sicuramente abbastanza per analizzare tutti gli aspetti di decenni tormentati anche dal punto di vista concettuale –i pittori sono sovente combattuti tra la tensione verso l’avanguardia e un quasi istintivo ritorno alla tradizione figurativa - con l’ulteriore limitazione di evitare artisti nati nel secondo dopoguerra, ancora non del tutto storicizzati. Caroli affronta la sfida che si è dato con la bella capacità di raccontare l’avventura dell’arte che mette in mostra quando va ospite da Fazio e, delle sue apparizioni televisive, conferma anche il talento per la narrazione tout-court (si vedano, a titolo di esempio, i due capitoli dedicati a Émile Bernard e a Jackson Pollock). La struttura del libro è semplice: un autore, un quadro, un capitolo (a parte un paio di casi di coppie di artisti), in cui l’opera è inserita nel suo momento storico e culturale oltre che rapportata alla psicologia di chi la creò, magari appoggiandosi su qualche altro dipinto suo o di uno spirito affine: dipinti quasi tutti riprodotti – come, ovviamente, le venti pietre miliari – in belle illustrazioni rese brillanti dalla pesante carta patinata. Non è come ammirarle dal vero, ma aiuta parecchio anche perché la maggior parte di questi lavori non si possono certo definire di immediata fruibilità: del resto, uno degli assunti del libro è che il concetto di ‘qualità’ in pittura si è allargato, almeno nel Novecento occidentale, in aree prima mai toccate e saperlo accettare è un traguardo che chi guarda deve sapersi conquistare. Siccome l’operazione non è facile - tanto che pure vari esperti del ramo hanno, almeno in parte, fallito (vedi i casi di Matisse o Maigritte) - la prosa dell’autore arriva in soccorso nel percorso da seguire per arrivarvi, sia grazie alla spinta che nasce dalla fluidità delle parti più narrative, sia preparando ai tratti più ostici con passaggi che, rservati in special modo alla descrizione dei dipinti, costringono il lettore ad impegnarsi con un supplemento d’attenzione.… (plus d'informations)