Lucio Mastronardi (1930–1979)

Libro breve, nervoso, pirotecnico nel linguaggio misto-dialettale e nella narrazione, che racconta la storia dell'Italia negli anni '40 dal punto di vista di un settore particolarmente operoso, quello del calzaturiero nel pavese che da artigianato diventa industria. Il lavoro, la competizione, l'essere "stracchi", la vita personale che si mescola a quella lavorativa, la relazione conflittuale tra uomo e donna. Prima opera del 1959 di Mastronardi, scoperto da Vittorini e pubblicato originariamente sul Menabò.… (plus d'informations)

C'è un bel passaggio in cui in piazza a Vigevano i protagonisti di questo libro incontrano di fatto quelli del precedente di M. In questo passaggio di staffetta cambia tutto: la lingua perde il dialetto, il ritmo si rallenta (almeno apparentemente, ché a volte da una riga all'altra c'è un completo salto di scena), cresce l'ironia amara (e anche quella più diretta, vedi la battuta "funziona la mazza?") e a poco a poco si passa alla tragedia, con una storia di terribile mediocrità e disfatta. Mastronardi scrive nel 1962, lo stesso anno de La vita agra di Bianciardi. Oltre allo stesso pessimismo, anche qui c'è tanto di preveggente: l'operaia che guadagna più del maestro, l'insoddisfazione per il lavoro culturale, la routine (168 ore alla settimana), l'imprenditorialità le distrazioni di massa. Le pagine indimenticabili sono molte: il "catrame", l'ossessione per i piedi degli uomini, i siparietti sull'educazione attiva, la parola "ancestrale".
Impossibile non associare alle pagine le immagini del film di Elio Petri (se lo si è visto, ovviamente), che pur sposta il tutto su un piano grottesco con la maschera di Alberto Sordi.… (plus d'informations)

Scritto con qualche ambizione di sperimentalismo, il romanzo narra la vicenda, notissima grazie al film che vede protagonista Alberto Sordi, del maestro elementare Antonio Mombelli, un uomo debole in balia di una moglie forte e volitiva. La parabola di questo Oblomov della bassa padana è ben descritta nel contrasto con una società fin troppo operosa e votata al guadagno.
Abile nel registro grottesco, Mastronardi descrive alcune gustose scenette, che a volte risuonano echi letterari "scandalosi" (la scena nell'albergo ne ricorda una analoga in "Le diable au corps"),
Il romanzo è la descrizione amarissima e piena di dolore di un mondo nel quale il protagonista non si sa più riconoscere. Il momento del passaggio da una povertà dura ma dignitosa a un benessere diffuso, pagato con la perdita dell'orientamento, stronca il povero maestro Mombelli.… (plus d'informations)