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The Castle of Otranto : a Gothic Story (The…
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The Castle of Otranto : a Gothic Story (The World's Classics) (original 1764; édition 1982)

par Horace Walpole (Auteur), Joseph W. Reed (Auteur), W. S. Lewis (Directeur de publication)

MembresCritiquesPopularitéÉvaluation moyenneDiscussions / Mentions
3,6961273,419 (3.1)2 / 479
Classic Literature. Fiction. HTML:

Widely considered the first gothic novel, and indeed an initiator of the whole genre, The Castle of Otranto is a 1764 novel by Horace Walpole. It tells the tale of the lord of a castle, Manfred, and his family. Manfred's son Conrad is about to be married to princess Isabella, but Conrad is killed; crushed to death by the fall of a huge helmet from above. In light of an ancient prophesy, this tragic event is especially ominous.

.… (plus d'informations)
Membre:marievictoire
Titre:The Castle of Otranto : a Gothic Story (The World's Classics)
Auteurs:Horace Walpole (Auteur)
Autres auteurs:Joseph W. Reed (Auteur), W. S. Lewis (Directeur de publication)
Info:Oxford University Press (1982), Edition: Reprint, 136 pages
Collections:LIV, Paris
Évaluation:
Mots-clés:PA4, LITEN

Information sur l'oeuvre

Le Chateau d'Otrante: Histoire gothique par Horace Walpole (1764)

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3 sur 3
Premier roman gothique (1764), le château d’Otrante est quand même un peu… pompeux, amphigourique et grandiloquant en usant tout au long de superlatifs à n’en plus finir…

Bon, c’est rigolo et plutôt intéressant pour qui souhaite découvrir le début de ce style qui donnera quand même quelques chef d’oeuvres tels que le Moine ou Frankenstein, pour ne citer qu’eux.

Horreur, foi, fantastique, chevalerie, intrigues, passion et malédictions au rendez-vous dans une édition plutôt mal fichue illustrée de quelques reproductions de Salvador Dalì ( )
  noid.ch | Dec 31, 2021 |
Premier roman gothique paru en 1764.
  marievictoire | May 12, 2024 |
Premier roman gothique paru en 1764.
  marievictoire | May 12, 2024 |
3 sur 3
Ci sono due modi per accostarsi a questa pietra miliare del gotico.

Leggerlo e goderne la bellezza, pur dopo 250 anni dalla stesura.

Il Castello di Otranto è infatti del 1764 ed è considerato universalmente il capostipite dei romanzi gotici, genere letterario che si è diffuso fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.

La trama così, semplicemente a riassumerla, ha dell’assurdo e del raccapricciante: un principe che è anche un usurpatore ed un tiranno in seno alla propria famiglia e al proprio popolo, intrighi che si dipanano uno via l’altro, eroine vergini che difenderanno il proprio onore a costo della vita, mogli troppo acquiescenti e sante, padri e frati che si mescolano, santi, villains, incesti sui generis, fantomatici giganti, apparizioni e prodigi di ogni sorta.

Del resto, “verso la metà del XVIII secolo, Gotick (come spesso veniva scritto nell’inglese settecentesco), non era più un generico sinonimo di teutonico o germanico, ma significava semplicemente medievale – quindi un termine da poter usare in contrapposizione a classico – da associarsi quindi a eccessivo, pittoresco, romantico”.

A volerlo riassumere, il romanzo narra della vita di un principe, il cui avo ha usurpato il trono di Otranto, che in attesa che l’erede maschio sposi la figlia del principe di Vicenza, attende con timore l’avverarsi della profezia che vagheggia della perdita del reame usurpato quando l’usurpatore stesso sarà diventato troppo grande per regnare ed al contempo perderà l’erede maschio. Quindi, seppur giovane, l’unico figlio maschio, secondogenito rispetto alla bellissima sorella Matilda, verrà immolato dal padre, per assicurare la dinastia.

Ma proprio il giorno del matrimonio, questo povero giovane imberbe morirà, schiacciato da un elmo gigantesco. Il principe Manfredi allora, in preda a pruderie e a visioni catastrofiche sul suo regno in pericolo, tenta in ogni modo di impossessarsi di Isabella, la giovane principessa, promessa sposa di suo figlio.

La quale, essendo orfana di madre ed avendo trovato nella principessa Ippolita, moglie del principe di Otranto, un surrogato di madre, fugge dinanzi al vecchio satiro e si rifugia nel vicino convento. Nel frattempo un villain che tenta di spiegare la presenza del gigantesco elmo e cerca poi di aiutare la dolce e virginale giovane Isabella a fuggire, viene incarcerato dall’oramai incontenibile Manfredi, che minaccia perfino di togliergli la vita.

Da qui in poi è un carosello in crescendo di riconoscimento tra pii frati e villain che discendono da antiche casate nobiliari, con servitù che continua ad avvistare nel castello pezzi del gigantesco essere che sembra essersi materializzato per portare a conclusione l’antica profezia.

In queste fosche e complicate circostanze, nelle quali il principe di Otranto è sempre più deciso a perseguire i suoi pruriginosi propositi con la giovane ed indifesa innocente, tanto da voler divorziare dalla integerrima e dolce moglie Ippolita, con la scusa che non potrà mai dargli un altro erede maschio, ecco comparire all’orizzonte anche un misterioso cavaliere con tutto il suo seguito, che arriva alle porte del Castello di Otranto per rivendicare il suo legittimo trono. Nel frattempo la figlia del principe di Otranto, la bella Matilda, di cui il padre si è sempre disinteressato in quanto femmina, incontra del tutto casualmente il giovane villain che si è scoperto essere in realtà il vero pretendente al trono di Otranto.

Non proseguiremo in questa ribalda cavalcata per non anticipare al lettore chi vivrà e chi morrà, chi sarà il vero principe di Otranto, chi è il gigante venuto a sistemare la questione della successione al trono e che fine faranno le tre protagoniste femminili di questa anche esilarante – da un certo punto di vista – suggestiva commedia drammatica.

Parlavamo di due modi di leggere questo incredibile romanzo pittoresco, che scomoda finanche il sommo bardo.

Essere curiosi. Leggere le prefazioni alle due edizioni e frugare tra le notizie perché in questo romanzo dove anche la dualità è fondamentale, ci sono simbologie che a conoscerle in anticipo, rendono ancora più godibile la lettura di questo romanzo.

Innanzitutto la scelta di Walpole, nella prima edizione – escamotage del resto già utilizzato – di presentare il testo come la traduzione di un manoscritto stampato a Napoli nel 1529 e ritrovato poi nella biblioteca di un’antica dimora del nord dell’Inghilterra.

Nella seconda edizione, d’altronde, visto il consenso del pubblico, Walpole svela la paternità dell’opera e rende necessaria da parte dell’autore una spiegazione sul perché e da quale humus egli l’abbia composta. Ma mentre con la prima stesura, il romanzo era stato inserito nel filone del romanzo medievale, una volta scoperte le carte da parte di Walpole, gli stessi critici ed una parte del pubblico ribaltarono il proprio gradimento dell’opera, dichiarandola, o meglio, riducendola ad una semplice prosa romantica, troppo assurda e rocambolesca.

Per sua stessa ammissione, Walpole aveva cercato di scrivere ciò che doveva essere il trait d’union tra il novel e il romance, visto anche l’acceso dibattito del tempo su cosa dovesse essere la letteratura. Se cioè i romanzi dovessero essere o meno rappresentativi della vita o più puramente immaginari (naturale contro romantico).

Sia quel che sia, Walpole con il suo Il Castello d’Otranto delineò e fissò ciò che da qual momento in poi divennero caratteristiche comuni per i romanzi gotici e di cui abbiamo già accennato poc’anzi: il castello con annessa foresta, finanche grotte, abbazie o santuari, il vile tiranno persecutore, la vergine perseguitata e l’eroe integerrimo, in un ambiente fosco e abitato da oscure presenze.

Per concludere, una commistione tra ricerca e lettura del romanzo, come di consueto, risulterà essere la più confacente a questo romanzo che, per proseguire sul concetto di dualità, si diletta fra bianco e nero, tra buono e cattivo, tra principe e villain, tra virginale e depravato, tra santo e demoniaco, quasi a ricalcare la tragedia comica o la tragica commedia che Shakespeare, ammirato grandemente da Walpole, ha lasciato ai posteri.

A cura di Marina Morassut
ajouté par AntonioGallo | modifierThrillernord.it, Morassut Marina
 

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Walpole, Horaceauteur principaltoutes les éditionsconfirmé
Brilli, AttilioContributeurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Del Buono, OresteTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Fuseli, HenryArtiste de la couvertureauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Gamer, MichaelDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Groom, NickDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Guth, Karl-MariaDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Jason, NevilleNarrateurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Keeping, CharlesIllustrateurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Mudrick, MarvinIntroductionauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Praz, MarioAvant-proposauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Scott, Sir WalterIntroductionauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Varma, Devendra P.Introductionauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Zanolli, ChiaraTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé

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... Vanae
Fingentur species, tamen ut Pes & Caput uni
Reddantur formae (Horaz)
Dédicace
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Lady Mary Coke
Premiers mots
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Manfred, prince of Otranto, had one son and one daughter: the latter, a most beautiful virgin, aged eighteen, was called Matilda.
Citations
Derniers mots
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Notice de désambigüisation
Directeur de publication
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DDC/MDS canonique
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Références à cette œuvre sur des ressources externes.

Wikipédia en anglais (1)

Classic Literature. Fiction. HTML:

Widely considered the first gothic novel, and indeed an initiator of the whole genre, The Castle of Otranto is a 1764 novel by Horace Walpole. It tells the tale of the lord of a castle, Manfred, and his family. Manfred's son Conrad is about to be married to princess Isabella, but Conrad is killed; crushed to death by the fall of a huge helmet from above. In light of an ancient prophesy, this tragic event is especially ominous.

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