Photo de l'auteur
14 oeuvres 246 utilisateurs 16 critiques

Critiques

Italien (5)  Anglais (5)  Catalan (2)  Espagnol (2)  Néerlandais (1)  Hongrois (1)  Toutes les langues (16)
16 sur 16
Sono rimasta decisamente spiazzata da questo libro, più andavo avanti a leggere e meno mi era chiaro dove volesse andare a parare. Dato che la protagonista è un sostituto procuratore e che si apre con la scoperta di un cadavere mi pareva scontato che si incanalasse sui binari del giallo poliziesco, ed effettivamente le indagini ci sono: l'impressione però è che siano se non un contorno quantomeno un pretesto, un modo per girare in lungo e in largo e conoscere meglio luoghi e persone di una regione-Cenerentola come la Basilicata, sempre ai margini della storia e dell'attualità. Un ritratto d'ambiente mascherato da giallo insomma, con una protagonista sui generis che si incastra perfettamente in questa impostazione narrativa: infatti è un magistrato scrupoloso ed intransigente ma il suo ruolo professionale non è l'unica cosa che la definisce e nel corso del romanzo la conosceremo anche come madre, moglie, figlia e donna. Nonostante una personalità a dir poco prorompente l'aggettivo che le si addice di più è "normale"; non perchè sia banale, tutt'altro, semplicemente è un personaggio quanto più vicino possibile alla realtà ed infatti risulta molto spesso sgradevole al lettore (d'altronde non è piacevole guardarsi allo specchio e vedere riflessi tutti i nostri difetti e debolezze). Imma non è un genio e non è tormentata da demoni interiori, è una che come noi "tira a campare" e che si preoccupa della spesa anche nel bel mezzo di un interrogatorio.
Che dire dunque di questo libro così difficile da classificare? Innanzitutto che è scritto bene ed ha una protagonista ottimamente caratterizzata; purtroppo però il suo non essere né carne né pesce lo danneggia perché come giallo non è avvincente e come romanzo di costume non è incisivo. In conclusione, un buon libro che non fa gridare al capolavoro. Tra l'altro mi sembra autoconclusivo quindi non so se avrò mai voglia di proseguire la serie, la sensazione è che l'autrice abbia già detto quel che aveva da dire.
 
Signalé
Lilirose_ | 1 autre critique | Sep 3, 2023 |
Una lettura piacevole dove la storia “gialla” rimane quasi in secondo piano rispetto alle vicende della protagonista Imma Tataranni, il vero fulcro su cui si regge tutta la narrazione.
Una protagonista spigolosa, del tutto fuori dai consueti canoni, piccola, non bella ma di polso, scorbutica e intransigente, insomma una donna risoluta che non fa sconti a nessuno e, quindi, odiata e osteggiata dalla gran parte delle persone che la circondano.
Sullo sfondo Matera e il sud con tutte le sue contraddizioni e problemi.
La storia nel complesso è abbastanza semplice, quello che la rende diversa e interessante sono proprio i luoghi in cui è ambientata, sapientemente descritti e trattati e del tutto infrequenti in questo tipo di narrazione.
 
Signalé
Raffaella10 | 1 autre critique | Jan 28, 2023 |
In questo libro la storia gialla è il filo conduttore del racconto e troviamo la Tataranni impegnata a dare la caccia a un assassino e a indagare tra collusioni politiche mafiose che tanto danno hanno fatto e, purtroppo, continuano fare.
Il petrolio e gli interessi che vi girano attorno appaiono come le cause che fanno da sfondo a un omicidio mascherato da suicidio. E su tutto svetta sempre la figura particolare della Tataranni con il carattere ombroso che la contraddistingue.
Piacevole e interessante.
 
Signalé
Raffaella10 | 1 autre critique | Jan 28, 2023 |
Un’altra indagine per la PM Tataranni, piacevole e interessante, forse la migliore tra quelle sinora lette.
 
Signalé
Raffaella10 | Jan 28, 2023 |
Quarta indagine, una lettura sempre piacevole e interessante con una protagonista che si fa apprezzare nonostante un carattere alquanto spigoloso e scorbutico.
 
Signalé
Raffaella10 | Jan 28, 2023 |
Libro leggero ma gradevole. Una delle avventure del sostituto procuratore Imma Tataranni, questa volta alle prese con dei politici e la lobby del petrolio Lucano. Un intrigo che si dimena tra le arretratezze della Basilicata, le superstizioni, la mafia e l'affarismo locali ed i sogni infranti delle nuove generazioni. Buona l'introspezione psicologica con la protagonista combattuta tra gli affetti quotidiani ed i sogni erotici per il giovane Caligiuri suo fedele collaboratore. Divertente.
 
Signalé
GabrieleSc | 1 autre critique | Dec 25, 2022 |
 
Signalé
sllorens | 9 autres critiques | Dec 3, 2021 |
La saga d'una familia de Grottole, a la Basilicata. Cinc generacions explicades en 244 pàgines, una història emocionant que vincula perfectament la vida dels seus personatges amb la història italiana recent, des del 1861, data de la reunificació italiana fins a la caiguda del mur de Berlín al 1989. Francesco Falcone i Concetta inicien la dinastia fins a la seva rebesnéta Gioia i la seva filla. El pas d'una societat pagesa i tancada en si mateixa fins a la vida dels nostres dies. Molt interessant, amb escenes colpidores.
 
Signalé
Nuriagarciaturu | 9 autres critiques | Jul 11, 2021 |
Grottole, nei pressi di Matera: dall'Unità d'Italia ai giorni nostri, le vicende straordinarie e quotidiane dei Falcone. Dal capostipite Don Francesco con i suoi barili d'oro sepolti e mai più ritrovati alla piccola Gioia che fugge di casa un secolo dopo per dimenticare tutto e tutti, mille e ancora mille storie d'amore, morte, gelosia, amicizia, mentre intorno infuriano le tempeste della Storia e si susseguono le generazioni passandosi silenziosamente il testimone.
 
Signalé
kikka62 | 9 autres critiques | Mar 19, 2020 |
“La via verso ciò che sarà è come un labirinto pieno di strade che non portano da nessuna parte.”

La trama, è impossibile non notarlo per chi ha letto entrambi, ricalca in maniera spudorata il capolavoro di Marquez “Cent’anni di solitudine”, pur sconfessando, l’autrice, la teoria sulla ciclicità del tempo che sta alla base di quel romanzo.
È comunque, secondo me, un’operazione ben riuscita, la saga della famiglia Falcone, ambientata nella nostrana valle del Basento in Basilicata, accompagnerà per oltre un secolo le vicende italiane con qualche intrusione europea comunque discreta.
La scrittura è scorrevole e coinvolgente evitando, pur avvicinandosi spesso, la tentazione criptica e solo verso la fine si osserva una leggera stanchezza narrativa.
Le vicende di questa tipica e numerosa famiglia meridionale sono significative perché in qualche modo possono rappresentare molti degli italiani la cui condizione era simile, ma ancor di più perché penetra in maniera decisa in quella che è stata la realtà negli ultimi 150 anni di una delle regioni italiane meno conosciute in assoluto, se non, negli anni, solo per lo sfruttamento delle risorse naturali e umane.
Filo conduttore della storia almeno per quel che riguarda le persone, la fiera figura di don Francesco Falcone che con i suoi barili di ducati, nascosti per sottrarli ai briganti, sia quelli del posto che quelli piemontesi, e ritrovati quando ormai non più spendibili, costruisce una leggenda che accomunerà immancabilmente, nel tempo a venire, tutti i protagonisti a simboleggiare come una sorta di marchio di appartenenza familiare.

Riporto qua sotto due passaggi del libro, uno semplicemente per la sua bellezza letteraria, l’altro invece come controinformazione sui fatti successi nel sud all’indomani dell’unità d’Italia, e su cui ancora, incredibilmente, aleggia una censura ufficiosa ma di fatto operativa a tutti gli effetti…

“Quante cose può perdere un uomo eppure restare se stesso? Può perdere l’amore, il denaro, la posizione. Una persona cara. La dignità. Può sprecare il suo talento o perdere la sua grande occasione, mancare l’appuntamento al quale si è preparato per tutta la vita. Può perdere i suoi ideali, i suoi sogni, e alla fine anche la memoria.
E se un uomo fosse anche questo? Tutte le vite che avrebbe potuto vivere, tutto ciò che ha perso?”

“Fra il 1861 e il 1863 il neonato stato italiano impiegò circa 120.000 soldati, cioè quasi la metà dell’esercito nazionale appena costituito, in un massacro che nel resto d’Europa venne definito pari a quello degli indiani d’America: la lotta contro il brigantaggio nelle province meridionali. Il numero dei morti fu superiore a quello dei caduti in tutte le guerre del risorgimento messi insieme, ma nei libri di storia non ne è restato quasi traccia.”
 
Signalé
barocco | 9 autres critiques | May 29, 2017 |
... che nella parte finale ci sia come un cambio di tono e di stile nella scrittura. Mi sembra che il calo cominci dalla gravidanza di Alba e continui poi per tutta la parte dedicata a Gioia.
E tutta questa seconda parte non è riuscita a farmi sentire coinvolta, nonostante il percorso formativo e l'età ipotetica di Gioia possano coincidere con uno spezzone della mia gioventù: il 16 marzo 1978 mi trovavo in un altro liceo a soli pochi passi di distanza dagli scalini dell'E.Duni su cui era seduta Gioia quando si venne a sapere del rapimento di Moro; le case abbandonate dei sassi erano diventate anche per me punto di ritrovo e direi di riferimento... questa condivisione di luoghi e di esperienze, però, non è stata in grado di trasmettermi emozioni, le ho lette quasi con un atteggiamento neutro, senza coinvolgimento.
Le impressioni più forti restano quelle della parte iniziale del libro ed è a questa parte che assegno le stelline.

un'ultima noticina, una sensazione, forse sbagliata, anzi sicuramente sbagliata, ma presente: durante la lettura non potevo evitare di riportare alla mente "l'arte della gioia" di goliarda sapienza e la sua bellissima Modesta, forse per il periodo storico simile, per la numerosità dei personaggi, forse per l'ambientazione nel meridione d'italia da cui provengo anch'io...
 
Signalé
TheAuntie | 9 autres critiques | Aug 23, 2012 |
La novela relata la historia de la familia Falcone, natural del sur de Italia, recorriendo los 139 años que van desde el momento de la unificación de Italia hasta la caída del muro de Berlín en 1989. Ágil y brillante
 
Signalé
Blancafg | 9 autres critiques | Dec 7, 2009 |
La storia di una famiglia lucana dall'800 ai nostri giorni. In questo suo primo romanzo Mariolina Venezia sembra voler ricalcare le scene di Cent'anni di solitudine per l'ampiezza temporale e la tipologia di personaggi e riecheggia Isabel Allende in La casa degli spiriti nello scegliere nomi legati al bianco per i personaggi femminili. Il libro è gradevole, ma non possiede il respiro dei narratori sudamericani: troppe vicende e troppi personaggi in poco spazio. Il linguaggio è accurato ed evocativo, ma i personaggi sono solo abbozzati e affaccendati in troppe vicende in poche righe. Una trama così complessa e con tante diramazioni avrebbe avuto bisogno di almeno 100 pagine in più. Alla fine infatti, la storia dell'uiltima protagonista che ci porta ai giorni nostri, è ormai un riassunto frettoloso, come se all'autrice fosse finita la carta su cui scrivere...½
 
Signalé
pecs | 9 autres critiques | Sep 6, 2008 |
Me la recomendaron en la Catalonia, también había oído una recomendación en la tele.
Novela coral que está bien pero no mata.½
 
Signalé
crsiaac | 9 autres critiques | Jun 10, 2008 |
16 sur 16