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Critiques

Sono rimasta piuttosto delusa da questo libro: in primis l’ho trovato poco chiaro per il tipo di pubblico al quale suppongo Marzano si stia rivolgendo; poi è fuorviante riguardo alle presunte aperture della Chiesa e di alcuni suoi esponenti più in vista.

Per me che mi interesso alle questioni LGBTQIA+ è chiaro che le affermazioni della gente da Family Day sono una montagna di sterco e i motivi, razionali e scientifici, ma anche umani, per i quali lo sono. Tuttavia, l’esposizione di Marzano mi è sembrata frammentata e difficile da seguire per chi fosse molto confusə dai discorsi dei gruppetti fanatici.

La colpa credo sia della scelta di partire da materiale di propaganda no gender, analizzandolo senza dare delle basi di partenza, che renderebbero più facile seguire i ragionamenti. Inoltre, ho trovato Marzano meno attenta all’universo trans – a questa retorica del corpo sbagliato il mondo cis è proprio affezionato e non la vuole mollare…

Infine, mi piacerebbe molto che le persone cattoliche (e anche parecchi giornali italiani, in effetti) alleate smettessero di esaltarsi per queste fantomatiche aperture della Chiesa sull’omosessualità. Solo perché alti prelati dicono che non si deve bruciare sul rogo la persona omosessuale, non significa che ci siano state delle aperture. Lo stesso Carlo Maria Martini, citato a lungo da Marzano, non era contrario alle unioni civili, ma non riteneva tali unioni una famiglia, ma un’amicizia – e sempre meglio della promiscuità, perché si sa che le persone omosessuali sono zozze!

Trovo profondamente offensivo che la Chiesa perpetui questi pregiudizi e che le si facciano pure i complimenti solo perché si proclama genericamente a favore di ascolto e comprensione: sappiamo benissimo che l’accettazione da parte della Chiesa è subordinata al non essere troppo gay e al non pretendere gli stessi diritti delle persone etero.

Quindi a me piacerebbe che le persone cattoliche alleate e la società civile tutta, ma in particolare i media, facessero meno sconti alla Chiesa sulle sue posizioni bigotte: sono proprio stanca di sentire solo lodi acritiche a questo pontificato...
 
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lasiepedimore | Sep 22, 2023 |
Un romanzo che si legge piacevolmente, nonostante la storia non sia il massimo della felicità...
Ale è una docente universitaria, vive a Parigi col suo compagno che ha una madre anziana. La donna soffre di una malattia che le mangia i ricordi, che disorienta lei e i suoi cari. La cosa sconvolge Ale, che inizia un viaggio nei ricordi della vita di sua "suocera" Annie. Svuotando la sua casa, toccando le sue cose, leggendo le lettere che scriveva al marito, ricostruisce la loro storia e parallelamente ritorna al suo passato, alla relazione tra i suoi genitori.
C'è molto dramma e molta sofferenza, ma tutto viene raccontato con un filtro dignitoso, che non vuole fare spettacolo. Ho trovato questo modo di raccontare molto elegante, rispettoso, un pelo distaccato si, ma degno di nota.
Ho una minima idea di cosa voglia dire confrontarsi con un malato di Alzheimer, ma non avevo mai riflettuto su cosa resti di un individuo, di una persona, quando i suoi ricordi svaniscono, quando il suo passato, ciò che lo ha fatto diventare quello che è, diventa uno sfondo nebbioso. Le riflessioni della protagonista mi hanno fatto riflettere e in un certo senso acquisire un po' di consapevolezza in più. Cosa resta di noi se la nostra storia viene cancellata? Restiamo noi, i nostri sentimenti. Speriamo che qualcuno possa averne cura.
 
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Mav_Danto | 2 autres critiques | Jul 28, 2023 |
Un libro in potenza interessante, ma ricco di (inutili) ripetizioni e diluizioni. Alcuni capitoli molto validi, ed il discorso in generale è condivisibile, ma il modo in cui è posto l'argomento non mi fa impazzire.
I suoi interventi, piuttosto che i suoi saggi, risultano spesso più stimolanti.
 
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LuigiGreco | Apr 12, 2023 |
“Volevo essere una farfalla” tratta il tema delicato dell'anoressia, vissuta in prima persona dall'autrice. Regala sicuramente una prospettiva vera, sincera, eppure in qualche modo il libro sembra permeato da un senso egoistico.
Posso capire il peso di dover sempre soddisfare le aspettative di qualcun altro. Posso anche capire il voler vivere una propria vita, commettere i propri sbagli. Ci sono passato, in parte. Dall'altro lato però sembra quasi una lagna continua. Alla fine, lei, i suoi obiettivi li ha raggiunti. Certo, viene domandarsi a che prezzo, ma di chi è la colpa se è stata sempre vincolata dal giudizio degli altri? La sua, soltanto la sua. Tutti (e dico tutti) pretendono qualcosa da noi. Siamo noi a dover capire cosa sia davvero formativo per noi e cosa invece abbiamo bisogno di provare sulla nostra pelle. Non soltanto i padri più severi. Non soltanto i genitori più assenti. Chiunque.
In questo senso mi sembra che abbia un po' scoperto l'acqua calda, senza voler sminuire troppo il suo lavoro ed i suoi drammi.
 
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LuigiGreco | Apr 12, 2023 |
Es gibt keine Worte, sie zu beschreiben. Das Höchste ist Unvollkommenheit.

Der/die Geliebte kann Defizite niemals auffangen oder Träume erfüllen. Liebe hat mit Märchen nichts gemein. Sie ist etwas, über die man stundenlang reden kann und sie doch vergessen muss. Erst dann könnte sie wirken, vielleicht, so Michela Marzano (MM) in diesem lesenswert schönen, anregenden Buch.

MM fächert ihre Erfahrungen, Hoffnungen, Träume und Leiden auf, um sie einzufangen, die Liebe, mit Worten, und doch, es gibt keine Entkommen: es scheint unmöglich. Denn niemals wird man die Alchemie einer Begegnung erklären können, bei der zwei Personen schönreden, idealisieren und alles versuchen, um Momente der Ewigkeit zu erleben.

Das Leben immer eine Tragödie, der Märchenprinz ein Luftschloss? Für MM eher das als Ewigkeit, man mache sich immer falsche Vorstellungen, die Realität sei immer anders. Es ist in jedem Fall sinnlos, Liebe einfordern zu wollen. Es gibt keine Worte, sie zu beschreiben.

Stendhal meint, Liebe sei wie ein Fieber, sie wächst und vergeht, ohne dass der Wille etwas dafür kann, in der Erfüllung stirbt sie. Ist Liebe eine Krankheit, die besser nicht wäre? Liebe ist alles und nichts, nichts geht ohne sie und nichts mit ihr. Kommen und gehen lassen wie Fieber, realistisch bleiben. Niemals starre Ideale. Liebe möchte Stetigkeit, aber Leben ist Veränderung.

Die Überlegungen und Umschreibungen von MM sind spannend, provozierend oft und ein Wellenritt über etwas, das zutiefst menschlich, nahegehend, überlebensnotwendig ist. Aber dem man doch besser eher gleichgültig begegnet. Frauen wollen immer das große Drama, besser als Mann aber ist es, wie Jacques es vorlebt, gleichgültig zu bleiben, eher abweisend. Einer, der eher Verwirrung stiftet als Lösungen zu bieten, scheint langfristig ein besserer Liebhaber zu sein. Weil man ihn auch einfacher verlassen kann?
Warum nicht!

Was macht man, wenn die Erkenntnis reif, dass der andere weniger großzügig, weniger aufmerksam ist, dafür egoistischer, undurchschaubarer? MM stellt zentrale Fragen und gibt Antworten, ihre ganz eigenen und es fasziniert, sie aufzulesen. Sie tastet sich langsam voran, zeigt ihre Erlebnisse, Versuch und Irrtum, mit Leiden verbunden, sie ist nicht ihr Denken, sondern vor allem dort da, wo sie nicht denkt. Descartes hatte unrecht.

Und wo man nicht denkt, kommt die Liebe. Die zu einem, zum anderen, ins Nichts, in die Dankbarkeit des Seins, größer als jene der Gier nach einem anderen, das Wunder des Seins lieben, darum geht es. Und darin ist Liebe, voller Fehler und Widersprüche, mit jenen Unberechenbarkeiten, die sie erst so interessant macht. Sich selbst zuhören können erst macht echte Liebe möglich, abseits von Vergötterungen und Märchenprinzen.

Schönste Stelle, Seite 137: „Die Liebe beginnt immer hinterher. Wenn der Leidenschaft die Zuneigung folgt. Und man dem anderen zu vertrauen beginnt. Und wenn man MIT dem anderen lieben kann.“

Verwirrend wie die Liebe und ebenso anregend, aber auch auf dem Boden der Tat-Sachen: ein wirklich gelungenes, hilfreiches Buch für eigene Gespräche über die Liebe.
 
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Clu98 | Feb 23, 2023 |
La memoria e le relazioni: non serve soffocarla e ignorarla perché continua a vivere sottotraccia in noi. E quando è lei che ci abbandona nella senilità ci rende liberi dalle convenzioni e fa affiorare solo i nostri bisogni. Quelli reali, quelli che magari per tutta la vita abbiamo negato o dissimulato.
 
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ShanaPat | 2 autres critiques | Jul 9, 2020 |
Alessandra è una biologa che insegna a Parigi, dove abita con Pierre. Da anni non va nel Salento, il luogo in cui è nata e che ha lasciato dopo un evento drammatico, perché non riesce a fare i conti con le ombre della sua famiglia. Quando Annie, l'anziana madre di Pierre, è ricoverata in una clinica perché sta progressivamente perdendo la memoria, Alessandra è costretta a rimettere tutto in discussione. Chi siamo quando pezzi interi della nostra vita scivolano via? Che cosa resta di noi? Svuotando la casa della suocera, che deve essere messa in vendita, Alessandra entra nell'universo di questa stenodattilografa degli anni Quaranta, e pian piano ne riscostruisce la quotidianità, come fosse l'unico modo per sapere chi era, adesso che smarrendosi Annie sembra essere diventata un'altra. Nel rapporto con lei, ogni giorno più intimo, Alessandra si sente dopo tanto tempo di nuovo figlia, e d'improvviso riaffiorano le parole dell'infanzia e i ricordi che aveva soffocato. È grazie a idda, ad Annie, che ora può affrontarli, tornando là dove tutto è cominciato. Bisogna attraversare le macerie, recuperare la propria storia, per scoprire che l'amore sopravvive all'obli
 
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kikka62 | 2 autres critiques | Jan 25, 2020 |