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Giancarlo Litofino

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Œuvres de Giancarlo Litofino

Il mito del giudizio universale (2000) 1 exemplaire

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“ L’arte è sempre stata considerata come una stella polare alla quale l’umanità intera ha, da sempre, fatto riferimento. Il suo compito primario è, attraverso l’allegoria, guidare l’uomo verso il suo fine, verso la guarigione, verso la resurrezione.”

Taglio decisamente mistico/esoterico per questa particolare rilettura del giudizio universale di Michelangelo Buonarroti che l’autore svolge partendo da una presunta, ma per lui certa, presenza nel grandioso affresco, di una “grande figura” mimetizzata che rappresenterebbe Michelangelo stesso.
L’approccio non è dei migliori, si parte andando subito a pescare complicate formule esoteriche da cui io sinceramente non sono molto attratto ma che, per fortuna, durano solo poche pagine dopo le quali la rilettura - del giudizio universale - diventa subito interessante, anche alla luce di un misticismo religioso cui Michelangelo andò soggetto in età avanzata, (di prossimo approfondimento), che renderebbe plausibili molte delle ipotesi avanzate.
Dopo le prime pagine mal tollerate , confronti serrati e citazioni scendono su un terreno più congeniale, coinvolgendo artisti, letterati e scienziati correlati alle varie interpretazioni: dal mitico Piero con il “De prospectiva pingendi” all’inossidabile Dante, inesauribile fonte di informazioni più o meno nascoste nella sua incommensurabile “Divina Commedia”, senza che possa mancare Leonardo con il suo malcelato antagonismo, alla fine, per forza o per piacere, accomunato al “Divin pittore” Raffaello.
È questa la parte più interessante, dove in un quadro interpretativo generale, che coinvolge anche la geometria di Luca Paciolo, entra in scena quello che ai miei occhi rappresenta la compiutezza dell’arte di tutti i tempi, “La scuola di Atene” di Raffaello, il fantastico affresco che nelle magia prospettica delle architetture bramantesche racchiude il mondo intero; dell’insieme degli artisti presenti e variamente dislocati nell’affresco viene fornita un’interpretazione geometrica molto ardita, sempre ai fini interpretativi del “Giudizio”, che coinvolge anche lo spettatore stesso.
Interessanti congetture e suggestive ipotesi, perché di quelle si tratta , basate su tracce facilmente rintracciabili nell’affresco di Michelangelo, che, fondate o meno, hanno come fine ultimo il termine di un percorso salvifico di redenzione e resurrezione, perfettamente intonato con le tendenze michelangiolesche dell’ultimo periodo…

Giunto è già ’l corso della vita mia,
con tempestoso mar, per fragil barca,
al comun porto, ov’a render si varca
conto e ragion d’ogni opra trista e pia.

Onde l’affettüosa fantasia,
che l’arte mi fece idol’e monarca,
conosco or ben, com’era d’error carca,
e quel c’a mal suo grado ogn’uom desia.

Gli amorosi pensier, già vani e lieti,
che fien’or, s’a due morti m’avvicino?
D’una so’l certo, e l’altra mi minaccia.

Né pinger né scolpir fia più che quieti
l’anima volta a quell’Amor divino
c’aperse, a prender noi,’n croce le braccia.
… (plus d'informations)
 
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barocco | Jun 13, 2017 |

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