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Critiques

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La libertà del laico è un concetto che si riferisce alla possibilità per ogni individuo di esprimere le proprie opinioni e di agire in base alle proprie convinzioni, senza subire pressioni o imposizioni da parte di organizzazioni religiose o altre istituzioni che cercano di imporre un determinato credo o stile di vita.

In questo senso, il laicismo si oppone al concetto di teocrazia, in cui il potere politico e quello religioso sono strettamente interconnessi e la religione viene utilizzata per giustificare le decisioni politiche.

La libertà del laico è un principio fondamentale della democrazia moderna, che garantisce a ogni cittadino il diritto di esprimere le proprie opinioni, di praticare la propria religione o di non praticarla affatto, senza subire discriminazioni o limitazioni di sorta.

Tuttavia, è importante sottolineare che la libertà del laico non significa che le religioni siano escluse dalla società o dalla vita pubblica. Al contrario, ogni individuo ha il diritto di esprimere la propria fede e di partecipare alle attività religiose, ma senza che ciò costituisca un obbligo per gli altri o una forma di discriminazione.

Inoltre, la separazione tra Stato e Chiesa è un altro principio fondamentale del laicismo, che garantisce l'indipendenza delle istituzioni politiche rispetto a quelle religiose e impedisce l'imposizione di un determinato credo a tutta la società.

La libertà del laico è un tema complesso e controverso, che coinvolge molti aspetti della vita sociale, politica e culturale. In molti paesi del mondo, la questione della laicità è oggetto di intensi dibattiti e conflitti tra differenti posizioni ideologiche e religiose.

In alcuni casi, la laicità è vista come una minaccia alla tradizione religiosa e alla coesione sociale, mentre in altri viene considerata come una garanzia di libertà e di pluralismo culturale.

Ad esempio, nei paesi a maggioranza musulmana, la laicità è spesso vista con sospetto, poiché viene associata all'occidentalizzazione e alla perdita di identità culturale. In questi contesti, la religione svolge spesso un ruolo centrale nella vita pubblica e politica, e la separazione tra Stato e Chiesa viene vista come una minaccia all'ordine sociale e alla coesione nazionale.

Al contrario, in molti paesi occidentali, la laicità è vista come un valore fondamentale della democrazia, che garantisce la libertà di pensiero e di espressione e impedisce l'imposizione di un determinato credo religioso a tutta la società.

Tuttavia, anche nei paesi occidentali, la questione della laicità è spesso al centro di dibattiti e controversie, soprattutto quando si tratta di temi etici come l'aborto, la eutanasia, il matrimonio omosessuale o la libertà di espressione.

In ogni caso, la libertà del laico rappresenta un principio fondamentale della democrazia moderna, che garantisce a ogni individuo il diritto di esprimere le proprie opinioni e di vivere in base alle proprie convinzioni, senza subire pressioni o imposizioni da parte di organizzazioni religiose o altre istituzioni che cercano di imporre un determinato credo o stile di vita.
 
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AntonioGallo | 2 autres critiques | May 13, 2023 |
Un libro ambizioso, come ambizioso è ogni essere umano che cerca di dare un senso alla sua esistenza. I due autori di questo libro senza dubbio lo sono. Uno continua ad esserlo, giocando in vari ruoli grazie alla propria intelligenza. L'altro, ormai, ha avuto la possibilità di capire tutto quanto c'è da capire, oltre la linea del mistero umano. Vale a dire il "Bene e il Male" e pure "Dio, Arte e Scienza".

Mi riferisco a Vittorio Sgarbi e Giulio Giorello. Due grandi figure della cultura italiana, in poco più di 150 pagine hanno cercato di proporre a se stessi e ai lettori del libro una meditazione intorno ai rapporti tra l'Arte, la Scienza e Dio, tutti con la maiuscola! Ambiziosa idea costruita su un confronto di pensieri ed esperienze tanto solidi e precisi, quanto volatili e personali. Ovvio che sia così. Il pensiero umano nasce, si crea, si confronta e finisce in questa misteriosa circolarità.

Un libro strano e originale, allo stesso tempo forma letteraria di dialogo e si saggio, un confronto tra filosofia e scienza, reso possibile dalla intelligenza di entrambi i protagonisti i quali, pur nella loro grande ed inarrestabile sete di conoscenza, non hanno timore o paura di confrontarsi con il possibile e l'impossibile. Il possibile è l'Arte, la capacità tutta umana di osare per conoscere l'impossibile: Dio. Mentre per Giorello questa entità rimane improbabile, per Sgarbi è una certezza, ma soltanto se lo si realizza in maniera umana e concreta, nella visione storica della figura nella persona umana del Cristo, in un possibile equilibrio tra fede e ragione.

Sia con l'una che l'altra gli uomini possono riuscire a comprendere il senso di un sapere universale che possa diventare patrimonio di ognuno di noi. Non possono farlo le bestie. Anche se non è possibile dire con precisione quale sia questo patrimonio, forse è possibile acquisirlo attraverso una dottrina che può essere ritenuta anche negativa, ma non lo è affatto: il relativismo.

Scrive Sgarbi: "Il relativismo è l'unica cosa universale che abbiamo; non c'è niente di più universale del relativo. Il relativo è la nostra unica vera dottrina. individuare qualcuno che sia un punto di riferimento per tutti è un sogno che coltivo da bambino, poi ho capito che era impossibile".

Belle le pagine del libro in cui Vittorio Sgarbi coglie il significato estetico della Pietà di Giovanni Bellini, del Cristo morto di Andrea Mantegna, di Ecce Homo di Antonello da Messina. Giulio Giorello, nel suo intervento, scritto prima della sua scomparsa, opera un confronto tra la Madonna con il bambino di Andrea Mantegna, e la Pietà di Giovanni Bellini.

Nel primo dipinto la madre, guancia a guancia con il bambino, ha il presagio del destino doloroso di suo figlio, che verrà crocefisso. Nel secondo dipinto, Maria, diventata vecchia, medita, soffrendo, sulla sorte di suo figlio; le sue lacrime inconsolabili sono lo specchio in cui la croce di suo figlio continua a riflettersi.

Pur non credente, nel suo intervento Giorello propone una interpretazione magistrale della Trinità, l'affresco realizzato da Masaccio a Firenze in Santa Maria Novella. Nel libro scorrono anche pensieri e opinioni di particolare rilievo storico ed intellettuale sui testi sacri, il Vecchio ed il Nuovo Testamento, e gli scritti che si devono alla ricerca intellettuale di Galileo Galilei, Newton, Berkeley, Spinoza, fino ad arrivare a Kant e Nietzsche.

E' come una rilettura critica del cammino dello sviluppo della filosofia, lo studio della corporeità, che fa della filosofia una disciplina che si occupa della trasfigurazione. Anche se Dio, per Nietzsche è morto, per millenni gli uomini lo continuano a rincorrere, non solo nella sua immagine.

Nel libro, scritto durante la prima parte della pandemia, Giorello e Sgarbi parlano anche di questa calamità globale inserendo questo teribile evento nel rapporto tra la verità, la metafisica e la scienza.
Per Giorello, soltanto con la piena consapevolezza della corporeità e del primato della materia ci si può liberare per sempre dalla illusione idealistica. Per Sgarbi prevale l'idea di quel relativismo al quale si è fatto cenno innanzi.

Il libro si chiude in una maniera che considero come "tronca", forse dovuto alla improvvisa scomparsa di Giorello. Resta, comunque un libro che è un grande documento del pensiero umano, che continua da sempre a dibattersi tra il Bene e il Male.
 
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AntonioGallo | May 6, 2021 |
Splendide queste poche pagine dedicate a Pascal ed alla sua filosofia basata sulla sintesi tra ragione e passione. Lessi i pensieri di Pascal qualche anno fa e, al solito, la memoria è rada, poco densa. E, quindi, queste pagine dedicate al filosofo francese, con la consueta formula basata sulla sovrapposizione di note critiche e passaggi degli scritti originali aiuta la memoria. Molti passaggi di Pascal sono celeberrimi, l’uomo visto come una canna al vento nella sua fragilità, ma con il potere del proprio pensiero. La filosofia di Pascal è potente perché, a differenza di Cartesio, sovrappone alla potenza della razionalità la capacità di indagare sul senso di Dio avvalendosi della forza dell’amore. Anche i ragionamenti di Pascal sui concetti di infinito, grande e piccolo, pur recuperando concettualmente dal pensiero del mio conterraneo Zenone, hanno una valenza enorme. Al solito ottime le chiose di Ferraris per un piccolo grande volume.½
 
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grandeghi | Aug 12, 2019 |
La quarta di copertina di questo libro afferma "Questo volume è rivolto a studenti universitari, a insegnanti e a tutti coloro che ritengono che le teorie scientifiche non siano semplici "ricette di cucina" (Croce) ma tentativi audaci e coraggiosi di interpretare e cambiare il mondo. Mah. Secondo me è adatto solo a studenti universitari (di filosofia). Io ho una formazione scientifica e non certo filosofica, e ho preso questo libro pensando che come dice il suo titolo fosse una introduzione alla filosofia della scienza, e quindi spiegasse i concetti di base. Mi sono trovato invece di fronte a un gruppo di saggi (i "capitoli" del libro); gli ultimi tre, di Roberto Festa, Matteo Motterlini e Giulio Giorello, sono riuscito a seguirli abbastanza, ma il primo (di Giorello e Motterlini) presupponeva una quantità tale di conoscenze pregresse da farmi sentire uno buttato in mezzo a una piscina per vedere se imparava a nuotare da zero, e gli altri tre (di Michele Di Francesco, Bernardino Sassoli e Maria Spranzi) li ho piantati dopo poche pagine senza alcun rimpianto. Alla fine della lettura ho in effetti un'idea più chiara del significato degli slogan su falsificabilità e paradigmi che sentiamo sempre raccontati (anche se più che Kuhn sono Lakatos e Feyerabend a essere contrapposti a Popper); ma ho il sospetto di aver fatto molta più fatica di quanto sarebbe stato effettivamente necessario.
 
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.mau. | 1 autre critique | Jan 12, 2018 |
ottimo il contributo di Giulio Giorello per farsi una idea del concetto di "falsificazione" e inquadrare la figura di Popper, oltre che riferire delle diverse epistemologie del '900, quali Khun e Feyerabend. La scelta dei testi non sempre è efficace ed è molto deludente la postfazione di Ferraris, che confonde le idee anziché chiarirle.
 
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anamorfo | Aug 7, 2017 |
Questo saggio fa una rassegna di come il tema della ricerca di altri mondi, e specialmente di mondi abitati o abitabili, è stato trattato dall'antichità a oggi, e poi lo esamina da un aspetto più scientifico, con lo stato attuale delle conoscenze in materia.
Ciò che più mi è piaciuto è il taglio interdisciplinare, specie nella prima parte, che spazia tra mitologia, letteratura, filosofia e scienza, ciascuna disciplina con il suo particolare approccio. Si vede che il testo è scritto a due mani: la prima parte (quella di Giorello, suppongo) più ariosa, varia e discorsiva, vivace e ricca di citazioni; la seconda (quella di Sindoni, suppongo), più solida, compatta e concentrata.
Non ci sono grandi novità o rivelazioni profonde o sconvolgenti; ma è un'opera divulgativa ben riuscita e di lettura gradevole. Molti hanno detto, fin dall'antichità, che osservare e studiare l'universo suscita in noi meraviglia e desiderio di conoscenza, e lo si vede molto bene in un argomento come questo. E io trovo che occuparsi di argomenti come questo aiuta a distrarsi dalle pochezze, dalle miserie e dalle sciagure della cronaca quotidiana.
 
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Oct326 | Mar 11, 2017 |
Parlare di Laicità in un momento storico come quello odierno, in cui le accuse di “relativismo” non vengono solo dal papa, ma anche dai vari zar1 è sicuramente un gesto coraggioso, ma indispensabile a salvaguardare quel bene fondamentale che è la Libertà. Giulio Giorello sottolinea in questo breve pamphlet, come il legame tra democrazia, libertà e laicità sia indissolubile. Questo libro è davvero una boccata di aria fresca tra i fondamentalismi che si aggirano per tutto il mondo. Ed è anche la dimostrazione che la risposta laica non è necessariamente anti-religiosa, anzi passa dal rispetto profondo per tutte le religioni. Anzi, passa dal rispetto profondo inteso come più alta accezione di essere umani. (Vedi il mio blog per la recensione completa: http://www.ecletticamente.eu/2007/09/01/giulio-giorello-di-nessuna-chiesa/ )
 
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scaredda | 2 autres critiques | Nov 9, 2016 |
G. Giorello teaches at the University of Milan.

Giulio Giorello
Di nessuna chiesa
La liberta del laico

"Uno spettro si aggira per l'Europa: il relativismo, cioè il dogma che non c'è nessun dogma. Chierici e laici hanno stretto una santa alleanza in nome dei nostri valori e delle nostre radici. Forse non sanno che dietro quel fantasma ci sono il corpo dell'individuo, la libertà della ricerca, le garanzie dei diritti e la stessa genuinità della fede. Tutto cancellato, se vince il progetto dei teo-con? Affatto, se il laico ha non solo la volontà di reagire ma anche la forza di attaccare. Non questa o quella chiesa, ma la "presunzione di infallibilità" che può viziare qualsiasi istituzione o comunità. Essere laico vuol dire non solo esercitare l'arte del sospetto ma anche agire per una solidarietà che non ha bisogno di un fondamento religioso."

Giulio Giorello è nato a Milano nel 1945 e si è laureato in Filosofia nel 1968 e in Matematica nel 1971. Ha insegnato in facoltà di Ingegneria (Pavia), Lettere e filosofia (Milano), Scienze (Catania). Attualmente è titolare della cattedra di Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano. Dalle prime ricerche in filosofia e storia della matematica, i suoi interessi si sono ampliati verso le tematiche del cambiamento scientifico e delle relazioni tra scienza, etica e politica. Collabora con il Corriere della Sera.

Tra i suoi libri: Parabole e catastrofi, intervista a René Thom (in collaborazione con Simona Morini, Milano 1981), Lo spettro e il libertino. Teologia, matematica e libero pensiero (Milano1985), (con Ludovico Geymonat) Le ragioni della scienza (Roma-Bari 1986).

Ha curato una nuova edizione dell'Areopagitica di John Milton (Laterza, 1987) e, insieme a Marco Mondadori, del saggio Sulla libertà di John Stuart Mill (1981 e 1991).

Presso l'editore Pierluigi Lubrina (Bergamo) é uscita la versione italiana del Giornale di Prigionia dell'irlandese John Mitchell presentato e curato insieme allo storico Pietro Adamo. Ha pubblicato recentemente una Introduzione alla filosofia della scienza, (Bompiani, 1994) e Filosofia della scienza del XX secolo (Laterza, 1995). Dirige presso l'editore R. Cortina di Milano la collana Scienza e idee.

Non corrono tempi lieti per i laici, ancora peggio per gli anticlericali. I referendum sappiamo come sono andati e il cardinale Camillo Ruini si presenta ormai nelle vesti di paterna autorità morale e spirituale dell’intero Paese, alle cui esternazioni (anche le più scopertamente politiche e strumentali) occorre piegarsi con deferenza contrita. Intanto Benedetto XVI, non pago di pascolare il suo gregge, si rivolge anche ai miscredenti e li invita a comportarsi come se Dio ci fosse. Un classico del temporalismo cattolico: non importa tanto che crediate a Gesù Cristo quanto che obbediate ai suoi pretesi rappresentanti in terra.

In un clima così deprimente, è motivo di qualche consolazione il denso e coraggioso pamphlet di Giulio Giorello in difesa del relativismo correttamente inteso, cioè dell’idea che l’uomo è sempre soggetto a errori, quindi non gli è dato raggiungere certezze definitive. Lo scontro, spiega il filosofo della scienza, è «tra una verità che non pretende di salvare neanche se stessa e una verità che promette salvezza a chiunque vi si sottometta, tra una ragione che misura la propria gratuità e finitezza senza aver nostalgia di un fondamento e una ragione che nell’imposizione del fondamento trova il proprio sostegno e la propria giustificazione».

Non sono solo sottili questioni filosofiche, anzi hanno ricadute pratiche evidenti. Per esempio in materia di fecondazione assistita, passa lungo questo crinale l’alternativa «tra un intervento responsabile e un irresponsabile inchinarsi al caso», un caso camuffato dai paladini sanfedisti sotto le spoglie della natura o di Dio.

Più in generale il problema riguarda il rapporto tra la libertà di tutti e la pretesa d’infallibilità tipica del potere sacerdotale. Di fronte alla vulgata devota che rovescia sui laici l’accusa di minacciare i diritti della persona, insidiando le radici cristiane che ne sarebbero la fonte, Giorello rimette le cose a posto: «Può reggere una società aperta e libera “etsi Deus non daretur€? (anche se Dio non esistesse)? C’è un “nonâ€? di troppo. La vera questione è se si possa dare una società aperta e libera “etsi Deus dareturâ€? (se Dio esistesse). à il progetto che gli altri hanno su di noi di salvezza eterna (oppure, in una versione più pallida, di correttezza politica) a costituire un problema». Un problema che oggi in Italia si presenta grande come una casa.

Epicuro
 
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MareMagnum | 2 autres critiques | Feb 7, 2006 |
 
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luvucenanzo06 | Aug 21, 2023 |
10 sur 10