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Arthur C Clark

Auteur de Urania 7 Le sabbie di Marte

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L’edicola di Angela. Aveva ragione Marcel Proust. Se vai alla ricerca del tempo perduto puoi ritrovarlo a Sarno, nell’antica Valle dei Sarrasti. Mai titolo sarebbe stato più riassuntivo di quello che non ho dato a questo post per celebrare un evento che segnala l’apertura di una “nuova ma antica” edicola. Potrebbe passare inosservato, un semplice fatto di cronaca di poca importanza. Ma questa “storia” contiene, anche se in minima parte, diversi elementi che concorrono a formare quel piccolo, prezioso mosaico che crea il tessuto della microstoria di una comunità che vede, appunto, il presente diventare il passato del futuro nella realtà del divenire. Il post che segue è presente nell’archivio del mio blog con la data 28 giugno 2018. La foto qui sopra venne pubblicata sul “Corriere della sera” il 9 febbraio di due anni fa.

Non si ricorda mai abbastanza che il presente è il passato del futuro. Una frase che sembra un aforisma in apparenza incomprensibile ma che, se si riflette, capisci che il passato, il presente e il futuro non esistono. Se penso al 1952, mi ritrovo tra le mani il primo numero della rivista di fantascienza URANIA uscita nei primi giorni di Novembre di quell’anno. Era edita da Mondadori e costava 150 lire. Parlava delle sabbie di Marte.

Era un romanzo di uno scrittore scientifico Arthur C. Clarke. famoso autore di “Odissea nello spazio 2001”. Avevo poco più di dieci anni. Il quotidiano “Il Risorgimento” costava 20 lire. “Urania” usciva due volte al mese e costava 150 lire. Nel romanzo si parlava di qualcosa che sarebbe accaduto il 6 agosto del 2012. Era il futuro.

Per me quella data era fantascienza, immaginabile soltanto nella fantasia che poteva avere un giovanetto che, invece di leggere, non dico studiare, quei libri di scuola media di quegli anni del dopoguerra, preferiva guardare, se non leggere, quei “giornaletti”, così come allora venivano chiamati quei pochi giornali, settimanali e fumetti che, sotto quel portone di Via Fabbricatore, nella città dei Sarrasti, nella Valle del Sarno, i mitici ed indimenticabili Angela e Ciro Oletto, avevano appena “aperto”, per così dire.

Già, perchè su una semplice, bancarella, sotto quell’arco che apriva al passante un portone che non c’era e lo conduceva verso quel vicolo ancora oggi aperto e che conduceva verso le “villette” del Paese, dopo di avere attraversato quello spazio che è poi, col passare del tempo, divenuto il personale cortile della mia memoria. Ho avuto modo di parlarne in passato su questo blog. Chi vuole può entrarci. Su quella sgangherata bancarella “Giritiello e Ngiulina” allineavano la loro “merce”. Tra fumetti e qualche copia del famigerato “Grand Hotel” compariva anche qualche libro che introduceva i più fortunati alla lettura di quello che sarebbe stato poi il “futuro”.

Quel primo numero di URANIA, portava, niente di meno, il fortunato lettore sulle sabbie di Marte. Questa la sintesi che merita di essere trascritta perchè documenta come il futuro sarebbe poi diventato passato. ll 6 Agosto 2012 un invasore alieno a forma di disco volante ha azionato i propri razzi frenanti atterrando in una nuvola di polvere. La sorpresa sta nel fatto che il disco volante proveniva dalla Terra e la sua missione era invadere Marte. Il nome del “lander” è “Curiosity”, un nome appropriato, perché è stata proprio la curiosità a spingere l’umanità su Marte fin da quel lontano Ottobre 1952.

Un cimelio, un libro che cerca di descrivere la vita dei coloni terrestri su Marte al riparo di grandi cupole come si può ben vedere nella immagine di copertina. Una lettura che oggi sembra chiaramente anacronistica. Ma allora, per un giovanetto come me, aveva il senso del futuribile. Si trattava di un futuro ancora immaginato a metà, saldamente ancorato al passato. Eppure, questo romanzo ha ancora oggi un valore documentario e ci tiene sospesi ricordandoci quanto è antico il sogno marziano.

Quando il protagonista Martin Gibson alza lo sguardo al cielo, a guardare una stella brillantissima lievemente scostata dal Sole, anche oggi il lettore ne rimane affascinato: “Quella luce ferma e immobile che brillava così inaspettatamente nel cielo diurno, era adesso, e tale sarebbe rimasta per molte settimane, la stella mattutina di Marte. Ma era meglio nota come la Terra”.

Questa luce a sessanta anni di distanza non è ancora tramontata. Se penso a come mi immaginavo il futuro allora, e con esso Marte e confronto il tutto con quello che so oggi non solo di Marte ma di tutto l’universo, mi rendo conto quanto questo futuro sia passato, anzi trapassato. Come “trapassati” sono quei luoghi, quelle persone e quei personaggi della mitica Via Fabricatore in Sarno, nella Valle dei Sarrasti.

Non ho conservato la copia di quel primo numero di Urania, smarrita purtroppo nelle pieghe del tempo. Oggi avrebbe un valore affatto venale, da collezionismo. Ma per me questo evento è l’occasione per avere la conferma che è possibile ritrovare il tempo che si crede perduto.

A distanza di settanta anni Angela Oletto, figlia di Nino, suo padre, nipote dei mitici nonni Angela e Ciro, si è insediata nella sua “nuova ma antica” edicola al centro della città, dopo diversi anni di attesa e di contestazioni, riconquistando lo spazio e il tempo perduti.

Ho avuto la possibilità di ordinare la nuova copia di Urania e rileggere la storia delle sabbie di Marte. Le cronache di oggi ventunesimo secolo ci fanno sapere che sono prossime le prenotazioni per fare viaggi spaziali. Virgin Galactic apre le vendite a tutti per i viaggi turistici nello spazio: il prezzo è di 400mila euro. Non esiste il passato, il presente e il futuro … Auguri Angela!

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AntonioGallo | Mar 26, 2022 |

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