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Archivio centrale dello Stato (Italia)

Auteur de La guerra della nazione: Italia 1915-1918

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In occasione del quarantesimo anniversario del pronunciamento repubblicano del paese, liberamente espressosi il 2 giugno 1946, la Presidenza del Consiglio ha deciso di celebrare quella storica data con manifestazioni popolari, che si sono già svolte e con un convegno di studi, indetto per il 4 giugno 1987 nella sede dell'Archivio Centrale dello Stato. Il Comitato promotore, nominato per l'organizzazione di queste celebrazioni, ha chiesto all' Archivio Centrale dello Stato di allestire una mostra storico-documentaria che illustri la nascita della Repubblica Italiana. Questo catalogo contiene le fotografie che riflettono la mostra stessa. Essa ci offre il quadro, invero illuminante, dell'aspro e difficile cammino che la nostra patria è stata costretta a percorrere dal 1943 al 1946. Nel periodo più tragico della sua storia, la nazione italiana è passata dalla partecipazione ad una guerra mondiale, disastrosamente perduta, alla riconquista della sua indipendenza, dalla dittatura fascista alla democrazia, dalla monarchia alla repubblica. Questo svolgimento, a lungo doloroso e tormentato, è sboccato in una ricostruzione materiale e in un rinnovamento politico, istituzionale, mirabili per la rapidità e la sicurezza con cui si sono effettuati. Entrata monarchica nella guerra mondiale, su decisione presa dal dittatore senza l'assenso del popolo, ma con l'avallo del re, la cui firma era indispensabile per conferire validità giuridica internazionale alle dichiarazioni di guerra, l'Italia, sconfitta, devastata, invasa ed occupata, ne uscì con l'affermazione del suo diritto a darsi nuove istituzioni democratiche. La repubblica che ne è scaturita, dopo durissime e molto sanguinose vicende, non ha tardato a rimarginare le ancora dolenti ferite. L'Italia ha ripreso il suo posto fra le nazioni libere, si è alleata ad esse su un piede di parità e di solidarietà nella difesa comune dei valori democratici, ha compiuto progressi economici di gran lunga superiori alle speranze nutrite allora. La repubblica ha largamente giustificato, dunque, la propria esistenza. Gli studiosi, anziani o giovani che siano, si pongono, tuttavia, una serie di interrogativi sui motivi e sui modi del mutamento istituzionale del 1946. L'idea repubblicana accompagna tutta la storia delle lotte per la libertà che l'Italia, prima ancora di farsi nazione e Stato unitario, ha conosciuto. Senza risalire più indietro nel tempo, è noto a tutti il repubblicanesimo del massimo iniziatore ed apostolo del Risorgimento, Giuseppe Mazzini. Repubblicano fu anche il più glorioso condottiero delle battaglie risorgimentali, Giuseppe Garibaldi. La situazione internazionale e lo stato d'animo prevalente fra gli italiani medesimi favorivano, però, la soluzione monarchica, che aveva nella dinastia dei Savoia, e nel loro esercito, validi stru menti di conquista dell'indipendenza e dell'unità del paese. La massima forza della monarchia piemontese risiedeva, come Cavour lucidamente vide e genialmente riusci a far capire via via ai maggiori interessati, nella fedeltà del sovrano ai principi liberali dello Statuto che Carlo Alberto aveva promulgato nella primavera del 1848, alla vigilia della prima guerra d'indipendenza. Quel patto di libertà costituzionale fra re e popolo venne ribadito coi plebisciti del 1861 e, pur con qualche grave infrazione, fu sostanzialmente rispettato per un sessantennio, anche durante le guerre del 1866 e del 1915-18, che completarono l'unità nazionale. Per motivi che qui non possono essere analizzati, ad un certo momento Vittorio Emanuele III venne meno al suo dovere di rispettare e far rispettare le libertà statutarie. Il re si rifiutò di opporre, il 28 ottobre 1922, lo stato d'assedio, decretato dall'ultimo, invero debolissimo governo liberale, alla marcia su Roma delle squadre fasciste, che agivano deliberatamente nell'illegalità eversiva [...]… (plus d'informations)
 
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BiblioLorenzoLodi | Aug 2, 2015 |

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