Dopo “Il resto della settimana” decido che Maurizio De Giovanni va approfondito. Uno scrittore che ha sicuramente tanto mestiere ma che, comunque, rappresenta una ventata di freschezza nel panorama letterario contemporaneo. Compro questo libro alla stazione di Roma durante una delle mie rarissime trasferte e lo leggo ad Ascea. Gli ingredienti sembrano quelli giusti, il sottosuolo di Napoli, un professore universitario appassionato di storia antica e che conduce ricerche fuori dagli schemi, un assistente che ricorda lo schema narrativo di Conan Doyle, una bella giornalista tedesca e dei misteri da affrontare. Ma poi il romanzo si perde durante la narrazione, l’esoterismo non è materia che mi appassiona, per carità, ma qualcosa nel testo non funziona, non c’è la brillantezza di altri testi di De Giovanni. Questa volta probabilmente proprio l’aspettativa mi ha portato ad una certa delusione rispetto al risultato finale. ( )

Brutto libro, scritto male e con poca logica: ovviamente chiuso anche male, ma sarebbe stato difficile (non impossibile) fare meglio.
Una storia senza senso, e sfruttando molto molto poco della poliedricità di paesaggi, immagini, colore che fornisce una città come Napoli.
Brutto, proprio brutto. Da salvare una decina di pagine, non di più. ( )

Idea non troppo originale ma con qualche spunto anche carino. Eseguzione pessima però.
Personaggi che sono macchiette caricaturali, comprimari insignificanti e vicende convulse che si intrecciano senza soluzione di continuità. Il tutto condito da una scrittura piatta e troppo soggetta a sbalzi di ritmo e forzature narrative. ( )