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I padroni dei libri: Il controllo sulla stampa nella prima età moderna

par Mario Infelise

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Non esiste potere privo di una propria politica dell’informazione. La considerazione è tanto più vera da quando l’invenzione della stampa ha trasformato i sistemi di comunicazione in Europa. Tra XVI e XVII secolo, la diffusione del libro, la crescita della lettura e della scrittura in tutti gli strati sociali e l’affermazione delle lingue nazionali posero le basi per un diverso rapporto tra poteri e società. I tempi divennero maturi perché anche i sovrani entrassero in gioco con decisione, provando a far valere i propri punti di vista, talvolta in netto contrasto con quelli della Chiesa che in tale campo rivendicava il diritto alla supremazia. Questo volume parte dalle vicende individuali degli uomini che ebbero a che fare con il mondo della stampa e del suo controllo: i governanti, i loro funzionari, le gerarchie ecclesiastiche da un lato e gli scrittori, gli editori, i librai dall’altro. Le motivazioni alla base delle ansie di controllo degli uni e le aspirazioni alla libertà di espressione degli altri sono tutte legate a doppio filo all’evoluzione delle tecnologie della comunicazione. Il fulcro è sulla Venezia tra ’500 e ’600, quando la città costituiva uno dei centri europei della produzione del libro, alimentando una fama di isola di libertà di espressione soprattutto nei confronti dell’autorità ecclesiastica.… (plus d'informations)
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L’avvento della stampa indusse profonde trasformazioni negli assetti politici, anche sotto il profilo internazionale, tenendo conto dei diversi atteggiamenti che gli Stati nazionali acquisirono nel corso degli anni. Infelise in questo libro affronta un periodo storico ben definito, gli anni che vanno dal cinquecento al seicento, ed un luogo storico preciso, Venezia, per analizzare l’atteggiamento della censura rispetto alla produzione libraria dell’epoca. La ricostruzione storica, molto precisa, a tratti pedante, utilizza in buona parte il lavoro dell’epoca di Paolo Sarpi, mettendo in evidenza le contraddizioni con la politica della Santa Sede. L’ambito delimitato di indagine di Infelise conferisce a questo libro un carattere specifico che lo rende utile ai cultori della materia ed agli storici di professione, cui chiaramente, l’autore si rivolge. Per il lettore comune il libro risulta, onestamente, un po’ ostico. ( )
  grandeghi | Apr 24, 2015 |
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Non esiste potere privo di una propria politica dell’informazione. La considerazione è tanto più vera da quando l’invenzione della stampa ha trasformato i sistemi di comunicazione in Europa. Tra XVI e XVII secolo, la diffusione del libro, la crescita della lettura e della scrittura in tutti gli strati sociali e l’affermazione delle lingue nazionali posero le basi per un diverso rapporto tra poteri e società. I tempi divennero maturi perché anche i sovrani entrassero in gioco con decisione, provando a far valere i propri punti di vista, talvolta in netto contrasto con quelli della Chiesa che in tale campo rivendicava il diritto alla supremazia. Questo volume parte dalle vicende individuali degli uomini che ebbero a che fare con il mondo della stampa e del suo controllo: i governanti, i loro funzionari, le gerarchie ecclesiastiche da un lato e gli scrittori, gli editori, i librai dall’altro. Le motivazioni alla base delle ansie di controllo degli uni e le aspirazioni alla libertà di espressione degli altri sono tutte legate a doppio filo all’evoluzione delle tecnologie della comunicazione. Il fulcro è sulla Venezia tra ’500 e ’600, quando la città costituiva uno dei centri europei della produzione del libro, alimentando una fama di isola di libertà di espressione soprattutto nei confronti dell’autorità ecclesiastica.

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