Di tutte le grandissime storie di Ken, “Sciopero” è una di quelle che ricordo maggiormente. Probabilmente mi colpì da ragazzo, probabilmente per quel tono sociale e classico che in gioventù tanto mi affascinava. L’immagine degli operai e delle loro famiglie in marcia come nel celebre dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo “Il quarto Stato”, la violenza di un superiore rispetto ad un’operaia, un incidente sul lavoro che rappresenta il fine vita per un giovane ragazzo. E poi l’atteggiamento di Ken, prima infiltrato e poi compagno, il primo in fila quando di fronte agli operai c’è solo la violenza della polizia. E poi sfruttati e sfruttatori, concetti ormai desueti, addirittura il plusvalore. Ma devo confessare che anche oggi questo episodio continua a piacermi, ad emozionarmi, nonostante la mia opinione su molte cose sia radicalmente cambiata. Il primo episodio, “Il sicario”, ha una matrice del tutto diversa, un po' poliziesco e un po' giallo, Ken si trova ad indagare su una serie di omicidi in cui il sicario diventa puntualmente la vittima del sicario successivo. E a quel punto l’obiettivo deve essere trovare il mandante. ( )