Avendo letto altri libri di Socci posso dire che lo preferisco in forma di documentarista, saggista, nei suoi libri inchiesta. Come romanziere non è riuscito a catturarmi. La potenza di certi argomenti e la sua bravura nel trattarli sono tali che la storia romanzata finisce solo per disorientare e distrarre il lettore. Quello che mi ha tenuto attaccata alle pagine non è stata la risoluzione del giallo, quanto la lettura delle fonti e dei documenti argomento del libro.
E' pur vero che in questo modo è riuscito a porre l'attenzione su verità scottanti nascoste tra i palazzi vaticani rimanendo distaccato e 'leggero' e poi, se si considera che la descrizione della toponomastica della città di Roma intorno al Vaticano e giù per l'Appia, alla ricerca della vera tomba di San Pietro, sarebbe risultata veramente noiosa se non inserita in un quadro un po' più articolato e romanzato, si capisce la scelta stilistica dell'autore.
Allora, però, Socci avrebbe dovuto evitare certi personaggi e certe ministorie nella storia che a nulla valgono se non ad aprire parentesi dispersive e poco significative.
Cosa ho apprezzato di questo romanzo? Di sicuro il rigore storico che ne traspare. Del resto quel rigore appartiene all'autore e anche al suo modo di vivere il cristianesimo di cui ne è serio e fiero testimone, lontano da superstizione e bigottismo. ( )