Embarrassingly dreadful. ( )

Come tutti gli scrittori, Camilleri vive un rapporto molto forte con le sue creature letterarie, qualche volta essendone sopraffatto suo malgrado. Ha cercato, infatti, di liberarsi di Montalbano in vari modi: trattandolo male, facendogli fare figure barbine, cercando persino di ucciderlo (malamente, è chiaro) più di una volta. Non c'è mai riuscito perché, come per molti scrittori, i personaggi prendono vita e si sganciano dalla volontà dei propri autori, conducendo vite autonome, qualche volta in sintonia ma più spesso contro le abitudini, le convinzioni ed i modi di essere dei loro inventori.
Si può capire che, dopo un po' e avendo a che fare con monumenti come Salvo Montalbano tutti i giorni, scappi la pazienza: Camilleri in questo libro si prende 33 perfide vendette, facendosi diavolo sottile e vendicativo che distrugge, uccide e perde anime quasi innocenti un po' per cattiveria e un po' per divertimento personale. Ce n'è per tutti: dal moralista piccolo borghese che si perde in triplici storie di corna (e ne viene sonoramente svergognato) al prete in odore di santità che produce testi pieni di doppi sensi (anzi di sensi chiarissimi) inneggianti alle piacevolezze degli scambi carnali i più intimi possibili, dalle signore disonorate da fotografie compromettenti che spuntano dalle mani di un piccolo scippatore al commissario di polizia (eh beh, per forza) travolto dalla passione fino a commettere un omicidio efferato per il quale il suo vice lo incastra pubblicamente.
Il diavolo si nasconde nei dettagli. E nei dettagli Camilleri lo mette, per sua (e nostra) gioia. ( )