Visconti letto alla luce della sua famiglia, del suo essere un aristocratico e non aver mai dismesso questi panni nemmeno da comunista. Il suo cinema diventa "autobiografico" nel senso non tanto riferito alla sua singola persona, ma alla storia presente e passata che nella sua persona si esprimono. Cultura negativa del decadentismo a cui ritornerà quando sentirà che il tempo storico presente si fa simile a quello, con il fallimento del comunismo. Cultura positiva sia nell'adesione al comunismo, sia nell'usarlo come lente sul suo decadentismo. Il suo cinema diventa così espiazione, ma anche positiva proposta di "principe" che si dona come artista al suo tempo.
Renzo Renzi è stato collaboratore stretto di Aristarco, che con Visconti mantenne sempre uno stretto rapporto di critica organica. Visconti fu il regista eletto a "manifesto" del gruppo di critici stretti intorno ad Aristarco. Renzi è quindi un testimone chiave, curatore tra l'altro della collana "Dal soggetto al film" che seguì con cura le lavorazioni dei film di Visconti. In dissenso con Aristarco sin dai primi film di Visconti, Renzo Renzi qui racconta anche questa avventura della critica cinematografica italiana, fondamentale per comprendere la vicenda del neorealismo e il clima politico e culturale in cui esso si sviluppò.
Il libro è anche arricchito di una bellissima sezione iconografica di foto bianco e nero, ottimamente stampate. ( )