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2666: La parte dei delitti - La parte di Arcimboldi

par Roberto Bolaño

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E' vero, questo è uno dei tanti libri che non si finiscono mai di leggere. Mi spiego. Lo stile sembra provenire da un inferno mentale poichè il romanzo che si svolge per oltre mille pagine, scritto da questo scrittore cileno che non conoscevo, vuole introdurre il seme del male ed è scritto in cinque parti dall'ombra misteriosa di uno scrittore che viene chiamato Benno von Archimboldi. Quattro critici letterari vedono le proprie vite intrecciarsi mentre vanno in cerca di quel seme nei loro testi e finiscono per trovarlo per le strade di Santa Teresa, versione letteraria della messicana Ciudad Juarez. Nella seconda, la stessa città è il chiostro dove il filosofo Amalfitano insegna, legge, vive con la moglie che lo ha lasciato e pensa a come fuggire via da tutto questo con Rosa, la figlia adolescente. Nella terza parte il giornalista sportivo Fate arriva a Santa Teresa per commentare un incontro di boxe ma finisce con farsi coinvolegere in una indagine sui crimini che hanno colpito alcune donne del luogo. Il filo narrativo conduce alla quarta parte, quella degli omicidi che rappresenta il vero e proprio nucleo del male del libro e nel quale ci si perde facilmente. La lettura rimane una sfida inaccessibile per il lettore che vuole arrivare alla fine del libro ma non ci arriva affatto. Se ci arriva è davvero sfinito. Bolano ha dimostrato di saper scrivere come nessuno credo abbia saputo dimostrare. Riesce a combinare la riflessione più astratta con l'azione più travolgente, tanto travolgente che ne sono rimasto travolto e ho sospeso la lettura catturato dal Male che mi ha trasmesso. ( )
  AntonioGallo | Oct 9, 2019 |
Arrivato a pag. 291 non riesco a capire se tutte queste parole messe insieme sono una gigantesca presa per i fondelli costruita da un affabulatore con una fantasia letteraria vertiginosa, o 'il' libro. Qui, non c'e' uno straccio di legame tra i tre libri iniziali - non è vero, c'e', ma è così labile che non puo' tenere assieme queste quasi 300 pagine. Non è l'opulenza logorroica di DFW. I personaggi, anzi, sono 'belle' persone. Ma su tutto un'aurea surreale. Dove stiamo andando? A cosa servono tutte queste informazioni di contorno; tutte queste storie abbozzate e che mai piu' verranno riprese; tutte queste comparse...?

***

Al libro dei delitti non sembra esserci mai fine. Si oltrepassa lo stupore e viene in mente che forse Ciudad Juarez è proprio cosi'. Ma si procede senza un perchè. Sospesi, in attesa. Sembra che 2666 sia il numero dei personaggi messi in campo.

***

Nella parte di Arcimboldi ancora storie, le mille storie di Bolano e dei suoi 84.000 interpreti. Il senso di tutto, di quasi tutto; molto rimane galleggiante. Quasi un secolo in poche pagine, l'apertura e la chiusura dei cinque libri. Chissa' che effetto a leggerlo per primo, anzichè per ultimo.
***
Tre righe, a pag. 858, spiegano "...la storia è una puttana molto semplice, che non ha momenti cruciali ma è una proliferazione di istanti, di attimi fugaci che competono tra loro in mostruosità".

Ecco di cosa parla 2666. ( )
  bobparr | Dec 14, 2014 |
ci sono frasi che non riesco a togliermi dalla testa
incontri che non dimenticherò
e parole scritte che influenzano la vita stessa perché di fronte a una storia, anche palesemente irreale, "non si tratta di credere, (...) si tratta di capire e poi di cambiare"
un'altra premessa potrebbe essere che mi sono innamorata di Bolaño (chiedo scusa a sua moglie e a mio marito che comunque già sa) per cui ogni considerazione è smaccatamente di parte, la mia

la parte dei critici
è forse la parte più ironica, la più lontana dall'urlo straziante delle donne assassinate
se ne sente solo un'eco lontanissima, trasportata da un debole vento di tristezza

il ritmo è ancora lento, sensuale quasi flemmatico

è la parte in cui, in un crescendo di contagioso entusiasmo, si va lentamente formando un gruppo di critici appassionati e sommamente esperti di un misterioso perché irreperibile scrittore tedesco, tale Benno von Arcimboldi. il quartetto è composto, come nelle migliori barzellette sugli stereotipi dei tipi nazionali, da un francese, uno spagnolo, un italiano e una inglese
"nessuno dei quattro era sposato e questo parve loro un segno incoraggiante. Tutti e quattro abitavano da soli (...) Tutti e quattro erano dediti alle loro carriere

Bolaño si prende gioco gioco dei quattro critici arcimboldiani e fa loro frequentare appassionatamente conferenze, seminari, convegni, incontri, simposi, assemblee e fa sì che, con grande tensione emotiva, essi mettano in comune tutte le proprie conoscenze e qualsiasi esperienza li avvicini all'autore che ha segnato e intrecciato i loro destini, lasciando altresì che si scoprano, in ogni occasione, in perfetta sintonia intellettuale oltre che fisica
"A partire da quel giorno e da quella sera non passava una settimana senza che si chiamassero tutti e quattro con regolarità, incuranti della bolletta telefonica e persino nelle ore più inopportune".
suona paradossale che non riescano a gravitare fuori dall'orbita dell'opera di Arcimboldi, ma tant'è perché essa "man mano che uno vi si addentrava, divorava i suoi esploratori"

novelli detective mitomani più che selvaggi i critici hanno fatto di Arcimboldi il loro primo scopo di vita; venuti a sapere che egli presumibilmente si trova a Santa Teresa - "questa merda, a metà strada tra un cimitero dimenticato e una discarica" - nello Stato del Sonora, al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, sono andati a cercarlo in quei luoghi

e qui però l'eco dell'orrore comincia a farsi sentire più da vicino. "uno dei ragazzi aveva raccontato la storia delle donne assassinate. (...) più di duecento"

la parte di Amalfitano
questa è una parte stupefacente, molto surreale
Amalfitano è un solitario, sognatore, professore cileno, che vive con una figlia bellissima e che la moglie ha lasciato per inseguire un poeta pazzo, rinchiuso in un manicomio. e già così risulta una figura piuttosto suggestiva, che a occhio e croce mi sembra avesse tutto il favore di Bolaño.
si aggiunga che Amalfitano, per farsi un'idea del tipo di persone che la figlia frequenta, fa loro delle domande a bruciapelo, domande tipo: "cosa pensava degli esagoni" (...) "sapeva cos'era il movimento apparente" o uno zootropio.
inoltre, Amalfitano si è appropriato di un'idea che gli è parsa evidentemente brillante: ha appeso un libro allo stenditoio come fosse un panno steso ad asciugare e l'ha lasciato lì esposto alle intemperie "per vedere se impara quattro cose della vita reale" (idea del surrealista Marcel Duchamp)
ma quando la figlia di Amalfitano, Rosa, si preoccupa per il fatto del libro e il padre ridimensiona il suo stupore non si riesce a dargli torto: "i vicini penseranno che sei matto. I vicini, quelli che mettono pezzi di vetro sul muro? (...) sono infinitamente più matti di me".
forse è proprio sempre la realtà che supera la fantasia

a me è sembrata la parte più poetica. ad un certo punto si legge, tra l'altro:
"oggi leggo solo poesia. Solo la poesia non è contaminata, solo la poesia è fuori dagli affari. Non so se mi capisce, professore. Solo la poesia, e non tutta, sia chiaro, è un alimento sano e non merda".

la parte di Fate
Fate è un tipo tosto, scomodo, di quelli che incutono rispetto anche senza fare niente di speciale. è un figo, un duro ma anche un gentiluomo, che sa il fatto suo.
nero, di New York, giornalista di cronaca è stato mandato incidentalmente a Santa Teresa per riferire su un incontro di boxe. ci mette poco a rendersi conto della situazione e a pensare che "sarebbe stato molto più interessante scrivere un reportage sulle donne assassinate che non sull'incontro Picket-Fernandez." naturalmente non glielo lasciano fare

intanto l'orrore per le donne assassinate cresce a dismisura. le donne "Scompaiono. Svaniscono nell'aria, in un batter d'occhio. E dopo un po' di tempo riappaiono i loro corpi nel deserto"

la parte dei delitti
ha una struttura simile a La pista di ghiaccio nel senso che si alternano varie voci narranti
fanno da intercalare, tra una voce e l'altra, 112 descrizioni di efferati omicidi di giovani donne, riportati apparentemente in forma impersonale, quasi di referto medico, ma qualche breve nota sulla vittima e la laconica conclusione comune a tutte le relazioni, sono sufficienti a tradire la denuncia nei confronti della polizia (e non solo): "il caso rimase insoluto" "nessuno reclamò il corpo" "il caso effettivamente era andato a farsi fottere" "il caso cadde ben presto nel dimenticatoio" "tutti i tentativi di identificarla furono vani e il caso venne chiuso" "il caso fu chiuso senza rumore" "il caso non tardò a essere archiviato"

la parte di Arcimboldi
qua devo proprio mettere lo spoiler
  lupita68 | Jul 13, 2012 |
3 sur 3
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Nom de l'auteurRôleType d'auteurŒuvre ?Statut
Roberto Bolañoauteur principaltoutes les éditionscalculé
Carmignani, IlideTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
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Volume 2 of the Italian edition of 2666 in two parts: La parte de los crímenes; La parte de Archimboldi
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