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Post-italiani: cronache di un paese provvisorio (2003)

par Edmondo Berselli

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In bilico tra una "psicologia arcaica" e comportamenti postmoderni, gli italiani si sono liberati delle ideologie, del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana, della storia, del socialismo, della religione, ma nel profondo continuano - secondo l'autore - a pensare come negli anni Cinquanta, Quaranta, Trenta. Un miliardario ha assunto la guida politica di uno schieramento, votato dai poveri con la speranza di guadagnare qualcosa. Le speranze degli oppositori si sono rivolte a un regista cinematografico. Senza moralismi, Edmondo Berselli, editorialista del settimanale "L'Espresso", direttore della rivista "Il Mulino", notista di costume per "Il Sole 24 Ore", non fa una diagnosi del Paese, ma forse ne offre una fotografia.

"Quando gira il vento, l'egoismo non è più il carattere di intere fasce sociali, di aggregazioni e coalizioni di interessi, o l'intonazione complessiva di estesi comportamenti pubblici: diventa lo stigma ufficiale degli individui."

I lettori di questo saggio inevitabilmente fanno parte della categoria dei "post italiani" e tutti, ma proprio tutti, si potranno riconoscere in uno dei capitoli del volume che analizza, dopo l'analisi della tragicomica storia recente, le varie tipologie degli italiani divisi nelle due grandi categorie della destra e della sinistra con un excursus sui democristiani (realtà socialmente introvabile al di fuori del seggio elettorale).
Nessuno prima del 1994 avrebbe osato dichiararsi di destra, pur nell'egemonia ormai consolidata della supremazia del mercato, pur nella mutazione diffusa del costume e nella chiara crisi dei valori e dei comportamenti tradizionalmente "di sinistra". Ma la vittoria di Berlusconi riesce a compiere il miracolo: il vero sdoganamento lo si ha proprio nella spregiudicata affermazione (anche attraverso lo schermo della televisione) di "tifare" per la composita e contraddittoria personalità del "grande venditore". Così l'analisi della parabola, ora in fase di stagnazione o forse di declino, di Forza Italia e del suo leader è davvero azzeccata e capace di fare sintesi, con un linguaggio brillante e semplice, delle numerose elaborazioni teoriche compiute da politologi o sociologi e sottolineata dai numeri delle statistiche.
Se esce alla ribalta il "popolo di destra" che fine ha fatto quello di sinistra? Travagliato dalla storia, tormentato dalla sua stessa cultura, sconfitto dalla sua voglia di purezza e dalla frenetica corsa per adeguarsi ad una "modernizzazione" che gli è geneticamente estranea, soffre, ma resta fedele, si chiude nel privato, legge ed elabora, cerca di amare qualche suo leader, ma ne è spesso respinto, odia e invidia il pragmatismo della destra, nel profondo sente l'ingiustizia della storia, ma non trova la strada per uscire dal proprio impasse. E per questo la caduta di Prodi rappresenta forse il trauma maggiore, proprio perché in quell'esperienza (e in tutta la portentosa abilità del politico bolognese nel mettere insieme istanze diverse) c'era qualcosa su cui "poter lavorare", una traccia reale, un progetto.
Così anche l'analisi dell'evoluzione del costume italiano attraverso i vari media, giornali, prodotti editoriali (bellissime le pagine su Baricco), cinema, e televisione offre un quadro, purtroppo un po' desolante, della "nuova cultura" di questo paese provvisorio.
E speriamo che sia davvero provvisorio! Perché non sembrano molte in questo saggio le speranze di un'altra Italia nascente, non si vedono spiragli per l'affermarsi, o anche solo per l'elaborazione, di una nuova, più presentabile e condivisibile cultura collettiva italiana.

Post italiani. Cronache di un paese provvisorio di Edmondo Berselli
301 pag., Euro 17.00 - Edizioni Mondadori (Frecce)
ISBN 88-04-51230-0

Le prime righe

Arcaici e postmoderni

Per buttarsi alle spalle il peso delle loro ideologie, certi italiani hanno dovuto compiere sforzi giganteschi; altri ci sono riusciti con un mambo neppure troppo figurato, portando in cantina intere biblioteche e spedendo nel retrobottega culturale una serie impensabile di certezze. Qualcuno ha sofferto grandi dolori spirituali, qualcun altro ha accusato buffi disturbi psicosomatici; molti hanno cambiato vita e mentalità, e magari anche il look, con il sollievo etico ed estetico che si avverte quando si realizza il coming out rivelando finalmente come si è sempre stati nel fondo dell'anima.
Non eravamo mai stati comunisti. Fascisti, neanche a parlarne. Democristiani, com'è noto, in Italia non ne sono mai esistiti, se non nel ceto politico, fra ministri e assessori, e nel giorno stregato delle elezioni; oltretutto i democristiani non avevano un'ideologia, ma al massimo orientamenti, ispirazioni, criteri, mediazioni, clientele, patronati, e quindi di negare la democristianità è stato ancora meno impegnativo.
Eppure, l'apparente facilità con cui buona parte della società italiana ha cancellato il proprio passato politico, e all'occorrenza il relativo vissuto con le care memorie annesse, è una delle più strepitose mutazioni vissute da una collettività moderna.

© 2003 Mondadori Editore

L'autore

Edmondo Berselli è editorialista del settimanale "L'Espresso", direttore della rivista "il Mulino", notista di costume per "Il Sole 24 ore". Tra i suoi libri ricordiamo: Il più mancino dei tiri e Canzoni. Storie dell'Italia leggera. ( )
  MareMagnum | May 12, 2006 |
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