In questo momento, però, sono un po' malato. Ci si illude di rimanere attivi, di poter riprendere la propria vita nel punto esatto in cui è finita la digressione che ci si era concessi; ma il corpo, questo secondo io sorprendentemente autonomo, che vuole sempre andar via, di fuori, come il più monello dei ragazzi, aveva altri progetti e "ci" ha procurato un allettamento di una decina di giorni tramite una lieve infezione.

La comicità va considerata alla stregua di un balsamo e l'umorista come un autentico benefattore dell'umanità.

Che magnifica situazione! Come ho ho fatto ad arrivare sin qui? C'è chi dà tutto per scontato. Però, se invece ci si fa caso, la vita è un affare assai eccitante!

Bisogna quindi semplicemente seguire il proprio istinto, la propria natura? Sì, ma non semplicemente, bensì con circospezione  e imparzialità, mantenendo uno sguardo lucido su se stessi, perché è proprio questa critica di sé che permette alla nostra limitata forma di vita e al nostro spirito di aprirsi a quel che non siamo più, così come a ciò che verrà dopo di noi, al futuro. [...] Si tende a sottovalutare l'importanza di conoscere se stessi, ritenendolo qualcosa di ozioso, di quietistico-pietistico ma nell'atto di conoscersi la persona cambia, nessuno rimane identico a chi era prima.

Dimostrare reverenza è una delle maggiori soddisfazioni che il cuore possa prendersi. Sia detto senza ipocrisia: rende molto più felici che ricevere onori.