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A new translation of a 1948 novel based on the Faust legend. The protagonist is Adrian Leverkuhn, a musical genius who trades his body and soul to the devil in exchange for 24 years of triumph as the world's greatest composer.
Le Docteur Faustus est un roman allemand de Thomas Mann, commencé en 1943 et publié en 1947 sous le titre original : Doktor Faustus. Das Leben des deutschen Tonsetzers Adrian Leverkühn, erzählt von einem Freunde. Le roman est une biographie fictive d'un musicien, Adrian Leverkühn (1885-1940), racontée par son ami de longue date Serenus Zeitblom : celui-ci commence la rédaction du récit le 23 mai 1943 soit 3 ans après la mort du compositeur et la termine en 1945. Leverkühn est un musicien prodige du début du XXe siècle dont l'existence va se dérouler sur le modèle de celle du personnage mythique de Faust, qui vendit son âme au diable incarné par Méphistophélès en échange de la connaissance. De même que Leverkühn, possédé des démons, developpe son art musical jusqu'à un jour décisif qui lui sera fatal, la société allemande évolue parallèlement vers le destin catastrophique que sera l'avènement du nazisme. ( )
The career of Thomas Mann's modern Faust is intended to illustrate the political, artistic, and religious dilemmas of the author's time. Yet paradoxically, the story of a former divinity student who bargains his soul and body to become a "musician of genius" is set in the wrong historical era. And the book's major flaw as fiction— counting as minor blemishes the discursiveness, and the imbalance between theory in the first half, story development and human variety in the second—may be attributed to conflicts between Mann's symbolic and realistic intentions.
To compare Dr. Faustus and the realistic novels of, for example, Solzhenitsyn, is to recognize how much more limited in scope is the newer genre. In the sense of embracing the spectrum of humanistic, religious, and artistic themes, Dr. Faustus may be the last of its kind.
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Lo giorno se n’andava, e l’aer bruno toglieva gli animai che sono in terra dalle fatiche loro, ed ito sol uno m’apparecchiava a sostener la guerra si del cammino e si della pietate, che ritrarrà la mente che non erra. O Muse, o alto ingegno, or m’aiutate; o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà la tua nobilitate.
DANTE, Inferno, II. Gesang
Dédicace
Premiers mots
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I wish to state quite definitely that it is by no means out of any wish to bring my own personality into the foreground that I preface with a few words about myself and my own affairs this report on the life of the departed Adrian Leverkuhn.
Citations
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… talora in una materia semplice come il tema dell'Arietta, svolto in quelle formidabili variazioni che formano il secondo tempo della sonata. E come il tema di qusto tempo, attraverso cento destini, cento mondi di contrasti ritmici, finisce col perdersi in altitudini vertiginose che si potrebbero chiamare trascendenti o astratte – così l'arte di Beethoven aveva superato sé stessa: dalle regioni tradizionali e abitabili si era sollevata, davanti agli occhi sbigottiti degli uomini, nelle sfere della pura personalità – a un io dolorosamente isolato nell'assoluto, escluso anche, causa la sordità, dal mondo sensibile: sovrano solitario d'un regno spirituale dal quale erano partiti brividi rimasti oscuri persino ai più devoti del suo tempo, e nei cui terrificanti messaggi i contemporanei avevano saputo raccapezzarsi solo per istanti, solo per eccezione.
Dopo un do iniziale accoglie, prima del re, un do diesis, … e questo do diesis aggiunto è l'atto più commovente, più malinconico e conciliante che si possa dare. È come una carezza dolorosamente amorosa sui capelli, su una guancia, un ultimo sguardo negli occhi, quieto e profondo. È la benedizione dell'oggetto, è la frase terribilmente inseguita e umanizzata in modo che travolge e scende nel cuore di chi ascolta come un addio, un addio per sempre, così dolce che gli occhi si empiono di lacrime. … Dopo di che Kretzschmar non ritornò dal pianino alla cattedra. Volto verso di noi, rimase seduto sullo sgabello girevole, nello stesso nostro atteggiamento, chino in avanti, le mani fra le ginocchia, e conchiuse con poche parole la conferenza sul quesito: perché Beethoven non abbia aggiunto un terzo tempo all'op. 111. Dopo aver udito, disse, tutta la sonata potevamo rispondere da soli a questa domanda. – Un terzo tempo? Una nuova ripresa… dopo questo addio? Un ritorno… dopo questo commiato? – Impossibile. Tutto era fatto: nel secondo tempo, in questo tempo enorme la sonata aveva raggiunto la fine, la fine senza ritorno. E se diceva «la sonata» non alludeva soltanto a questa, alla sonata in do minore, ma intendeva la sonata in genere come forma artistica tradizionale: qui terminava la sonata, qui essa aveva compiuto la sua missione, toccato la meta oltre la quale non era possibile andare, qui annullava sé stessa e prendeva commiato – quel cenno d'addio del motivo re-sol sol, confortato melodicamente dal do diesis, era un addio anche in questo senso, un addio grande come l'intera composizione, il commiato dalla Sonata.
Il pianoforte, chi ben guardi, è il diretto e sovrano rappresentante della musica, persino nella sua spiritualità, e per questo lo si deve imparare.
Con la intelligenza si può fare molta strada nella Chiesa, ma non nella religiosità.
– … L'organizzazione è tutto. Senza di essa nulla esiste, e men che meno l'arte. Ed ecco che la soggettività estetica si prese questo compito e si assunse di organizzare l'opera, per proprio impulso, in libertà. – Tu pensi a Beethoven. – Sì, a lui e al principio tecnico col quale la soggettività dominante s'impadronì dell'organizzazione musicale, cioè dello svolgimento. Questo era stato una piccola parte della sonata, un modesto campo di illuminazione e di dinamismo soggettivi. Con Beethoven essa diventa universale, diventa il centro della forma totale che, anche quando è premessa come convenzione, viene assorbita dal lato soggettivo e ricreata in libertà. La variazione dunque, una cosa arcaica, un residuo, diventa il mezzo della spontanea nuova creazione della forma.
– … L'arte diventa critica, diventa un caso molto onorevole, nessuno lo nega! Ci vuole molta disobbedienza nell'obbedire rigorosamente, molta indipendenza, molto coraggio. Ma il pericolo di non creare… che ne pensi tu? è ancora pericolo, o è già un fatto bell'e compiuto?
Da una parte abbiamo il tempo personale, dall'altra quello ogettivo, il tempo in cui si muove il narratore e quello in cui si svolgono le cose narrate. È questa una singolare concatenazione di tempi, destinata del resto a collegarsi con un terzo tempo, cioè con quello che un giorno l'amico lettore impiegherà per accogliere i fatti raccontati, di maniera che egli si troverà a distinguere tre tempi: il suo, quello del cronista e quello storico.
… sì, l'attacco da tutte le parti, con materiale immenso e milioni di soldati contro la nostra rocca europea (o debbo forse dire: la nostra prigione? debbo dire: il nostro manicomio?) è ‘atteso’ …
Ma l'uomo di più delicato sentire non è incline a recare disturbo; non si sente d'irrompere con obiezioni logiche o storiche in un ordine di pensieri elaborati a fatica, e persino nell'antispiritualità egli onora e rispetta lo spirito. Oggi si capisce, è vero, che fu un errore della nostra civiltà quello di esercitare con troppa magnanimità questo rispetto, mentre non trovava nella parte avversaria altro che insolenza e risolutissima intolleranza.
… mi aggregai volentieri all'allegria, non senza notare che la tragedia e la commedia nascono dallo stesso terreno e che basta mutare illuminazione perché l'una si tramuti nell'altra.
– … Ma per lui musica era musica, purché fosse tale e, in contrapposto al detto goethiano, che «l'arte si occupa delle cose difficili e buone», obiettava che anche il facile è difficile quand'è buono, e che può essere buono altrettanto quanto il difficile. …
La Germania, coi pomelli accesi, traballava allora al colmo dei suoi orrendi trionfi, in procinto di conquistare il mondo in virtù del solo trattato ch'era disposta a osservare e che aveva firmato col suo sangue. Oggi, avvinghiata dai demoni, coprendosi un occhio con la mano e fissando l'orrore con l'altro, precipita di disperazione in disperazione. Quando toccherà il fondo dell'abisso? Quando sorgerà dall'estrema disperazione, pari a un miracolo superiore a ogni fede, il nuovo crepuscolo di una speranza? Un uomo solitario giunge le mani e invoca: Dio sia clemente alle vostre povere anime, o amico, o patria!
Derniers mots
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A lonely man folds his hands and speaks: "God be merciful to thy poor soul, my friend, my Fatherland!"
A new translation of a 1948 novel based on the Faust legend. The protagonist is Adrian Leverkuhn, a musical genius who trades his body and soul to the devil in exchange for 24 years of triumph as the world's greatest composer.
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Description du livre
Résumé sous forme de haïku
Bibliothèque patrimoniale: Thomas Mann
Thomas Mann a une bibliothèque historique. Les bibliothèques historiques sont les bibliothèques personnelles de lecteurs connus, qu'ont entrées des utilisateurs de LibraryThing inscrits au groupe Bibliothèques historiques [en anglais].
Le roman est une biographie fictive d'un musicien, Adrian Leverkühn (1885-1940), racontée par son ami de longue date Serenus Zeitblom : celui-ci commence la rédaction du récit le 23 mai 1943 soit 3 ans après la mort du compositeur et la termine en 1945.
Leverkühn est un musicien prodige du début du XXe siècle dont l'existence va se dérouler sur le modèle de celle du personnage mythique de Faust, qui vendit son âme au diable incarné par Méphistophélès en échange de la connaissance. De même que Leverkühn, possédé des démons, developpe son art musical jusqu'à un jour décisif qui lui sera fatal, la société allemande évolue parallèlement vers le destin catastrophique que sera l'avènement du nazisme. ( )