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Canzoniere

par Francesco Petrarca

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MembresCritiquesPopularitéÉvaluation moyenneMentions
7861028,150 (4.37)14
""Mark Musa, in editing and translating Petrarch's Canzoniere, has performed a wonderful service to the English-speaking reader. Here, in one volume, are included the poet's own selection of the best lyric verse he wrote throughout his life, accompanied by brief but useful notes... "" -Chronicles""As well as skillful and fluent verse renderings of the 366 lyrics that make up this milestone in the development of Western poetic tradition, Musa offers copious and up-to-date annotation to each poem... along with a substantial, sensitive, and intelligent introduction that is genuinely hel… (plus d'informations)
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Non penso che ci sia un modo di esprimersi in così poco spazio riguardo quest'opera enorme.
Scriverò sicuramente qualcosa di più approfondito.

"Súbito allor, com'acqua 'l foco amorza,
d'un lungo et grave sonno mi risveglio:
et veggio ben che 'l nostro viver vola
et ch'esser non si pò più d'una volta.."

[Petrarca, Canzoniere, CCCLXI] ( )
  Anshin | Dec 31, 2023 |
20. Petrarch: The Canzoniere, or Rerum vulgarium fragmenta by Mark Musa
introduction assisted by [[Barbara Manfredi]]
published: 1996 (Petrarch lived 1304-1374, and wrote the Canzoniere from roughly from 1327 to his death.)
format: 795-page paperback with original and English translation on facing pages. I read 497 pages.
acquired: Feb 18
read: Feb 18 – May 23
time reading: 36:06, 4.35 mpp
rating: 4
about the author: Mark Musa was an American translator 1934-2014

Musa was my rock for reading Petrarch. He keeps the translation accurate and has extensive, if imperfect, notes. His poetry quality varies and almost always compromises itself in favor of accuracy. It's his notes I both really appreciated, and complained about. If he doesn't explain something, I had no where to turn.

In Musa's credit, there is this stanza from poem 126, an image that maybe has a touch of magic here, but in other translations left me flat. In Italian, it's apparently a highlight.

Falling from gracious boughs,
I sweetly call to mind,
were flowers in a rain upon her bosom,
and she was sitting there
humble in such glory
now covered in a shower of love's blooms:
a flower falling on her lap,
some fell on her blond curls,
like pearls set into gold
they seemed to me that day;
some fell to rest on ground, some on the water,
and some in lovelike wandering
were circling down and saying, "Here Love reigns."

The thing with Petrarch is there can probably be no perfect translation. Each I came across had strengths and weaknesses. Only Musa had good notes...but I have to acknowledge I've come across works with better notes (Dante). So there is probably room for a work-of-love kind of annotation in English.

fuller review on LT here:

2021
https://www.librarything.com/topic/330945#7517869 ( )
  dchaikin | Jun 5, 2021 |
LauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLaura
Solo e pensoso i più deserti campi
LauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLauraLaura...E non mi stufo mai di rileggerlo, ché la MAESTRIA di quest'ometto qui mette paura! ( )
  downisthenewup | Aug 17, 2017 |
Leopardi fu estremamente critico nei confronti della lirica di Petrarca. Tuttavia, nel confronto tra i “Canti” del sommo poeta di Recanati e il “Canzoniere” appaiono numerosi esempi di petrarchismo, specie sull’amore, “pensiero dominante”.

In una lettera ad Antonio Fortunato Stella datata 13 Settembre 1826 Leopardi scrive:

«Io le confesso che, specialmente dopo maneggiato il Petrarca con tutta quell’attenzione ch’è stata necessaria per interpretarlo, io non trovo in lui se non pochissime, ma veramente pochissime bellezze poetiche e sono divenuto partecipe dell’opinione del Sismondi, il quale […] confessa che nelle poesie del Petrarca non gli è riuscito di trovar la ragione della loro celebrità».

Già cinque anni prima nello Zibaldone Leopardi tracciava il suo cammino di progressivo distanziamento poetico da Petrarca:

«Avendo letto fra i lirici il solo Petrarca, mi pareva che dovendo scriver cose liriche, la natura non mi potesse portare a scrivere in altro stile ec. che simile a quello del Petrarca. Tali infatti mi riuscirono i primi saggi che feci in quel genere di poesia. I secondi meno simili, perché da qualche tempo non leggeva più il Petrarca. I terzi dissimili affatto, per essermi formato ad altri modelli, o aver contratta, a forza di moltiplicare i modelli, le riflessioni ec., quella specie di maniera o di facoltà, che si chiama originalità» (Zib., 2185).

Se l’iniziale viatico petrarchesco non solo è dichiarato apertamente dall’autore, ma risulta evidente anche da una prima ricognizione dei testi , non si può altrettanto agevolmente accettare l’ipotesi di un tardivo e totale distacco dal modello, come se si fosse lentamente consumato un vero e proprio ‘rinnegamento del padre’.

Molto si è scritto sul petrarchismo all’interno del cosiddetto ciclo d’Aspasia, in particolare su Alla sua donna , ma un’analisi, seppur indicativa, di alcuni luoghi de Il pensiero dominante può testimoniare quanto il modello petrarchesco – opportunamente rielaborato, reso problematico e, infine, fatto proprio – agisca ancora, e a fondo, anche nei testi più maturi.

In prima analisi si noterà che Il pensiero dominante si apre con una serie di apposizioni e con un vocativo che rimane come isolato:

- «Dolcissimo, possente
- dominator di mia profonda mente;
- Terribile, ma caro
- dono del ciel; consorte
- ai lugubri giorni,
- Pensier che innanzi a me sì spesso torni».
- (vv. 1-6).

Si tratta, a ben vedere, di una rarità all’interno dei Canti, che potrebbe far pensare al vocativo che apre il Canzoniere di Petrarca . Tuttavia sono soprattutto le apposizioni a ricordare l’andamento ossimorico del verso petrarchesco : l’amore, il pensiero dominante, è «dolcissimo», ma anche «possente dominator», «terribile, ma caro/ dono del ciel», «consorte» sì, ma «ai lugubri giorni».

Del resto l’intero componimento è attraversato da stilemi e richiami a Petrarca: i versi 9-12 («Pur sempre / che in dir gli effetti suoi, / le umane lingue il sentir proprio sprona, / par novo ad ascoltar ciò ch’ei ragiona») ricordano RVF, 71, vv. 7- 13: «Occhi leggiadri dove amor fa nido,/ a voi rivolgo il mio debile stile,/ pigro da sé, ma ‘l gran piacer lo sprona;/ et chi di voi ragiona/ tien dal soggetto un habito gentile,/ con l’ali amorose/ levando il parte d’ogni pensier vile»; «per prova intesi» del v. 44 è stilema petrarchesco (RVF, 1, v. 7: «per prova intenda»), come pure «mi pare un gioco» al v. 46 (RVF, 133, v. 7: «et parvi gioco»). Particolarmente interessante risultata poi la dimensione assoluta, che porta all’oblio e alla dimenticanza, dei vv. 100- 106:

- «Che mondo mai, che nova
- immensità, che paradiso è quello
- là dove spesso il tuo stupendo incanto
- parmi innalzar! dov’io,
- sott’altra luce che l’usata errando,
- il mio terreno stato
- e tutto quanto il ver pongo in obblio!»

Sono versi che sembrano riecheggiare l’ultima strofa della famosa canzone 126, Chiare, fresche et dolci acque:

- «Quante volte diss’io
- allor pien di spavento:
- costei per fermo nacque in paradiso.
- Così carco d’oblio
- il divin portamento
- e ‘l volto e le parole e ‘l dolce riso
- m’aveano, et sì diviso
- da l’imagine vera,
- ch’i’ dicea sospirando:
- Qui come venn’io, o quando?
- credendo esser in ciel, non là dov’era»
- (vv. 53- 63).

Tuttavia fra i due passi, fra i due oblii – e non potrebbe, per ovvi motivi, essere altrimenti – c’è una differenza sostanziale: ne Il pensiero dominante non viene descritto uno smarrimento dei sensi, una dimenticanza di sé suscitata da quella che oggi potremmo definire un’ alienazione amorosa, ma a cadere nell’oblio è la consapevolezza della condizione umana («il mio terreno stato») e, dunque, di «tutto quanto il ver». Non a caso nei versi seguenti, nonostante ricorrano – in un’accezione filosofica ben diversa – termini tipicamente petrarcheschi quali «sogno» e «errore», emergono temi propriamente leopardiani:

- […]Ahi finalmente un sogno
- in molta parte onde s’abbella il vero
- sei tu, dolce pensiero;
- sogno e palese error. Ma di natura,
- infra i leggiadri errori,
- divina sei: perché sì viva e forte,
- che incontro al ver s’adegua,
- né si dilegua pria, che in grembo a morte»
- (vv. 108- 115).

Argomento de Il pensiero dominante è «l’amore che esalta e trasfigura, sentito e cantato come valore assoluto, esclusivo, totalizzante da parte di chi ha interiorizzato la nullità del vivere e dell’esistere» , un «incanto stupendo» che rende più accettabile l’esistenza , ma che, effimero e fuggitivo, è condannato a svanire; inganno vissuto e sentito nella certezza della sua illusorietà, può affermarsi nel breve respiro dei versi di una canzone dove, comunque, il sentimento del vero e del nulla rimane sempre vigile e pronto ad ingombrare la pagina e l’esistenza, fino a prorompere nella disillusione lapidaria di A se stesso.

Tuttavia già in Amore e Morte l’inganno è svelato ed è la Morte, sorella di Amore, ad essere l’immagine della «quiete» (v. 40), del «porto» (v. 42) da opporre al deserto della vita e del «terreno stato». Ancora una volta Leopardi, però, nell’esprimere contenuti originali utilizza, con le opportune differenziazioni, una topica e ricorrente immagine petrarchesca, riscontrabile pressoché in apertura del Canzoniere:

- «Morte pò chiuder sola a’ miei penseri
- l’amoroso camin che gli conduce
- al dolce porto de la lor salute»
- (14, vv. 5-7);

come nell’ultimo sonetto prima della conclusiva canzone alla Vergine:

- «sí che, s’io vissi in guerra et in tempesta,
- mora in pace et in porto […]
- (365, vv. 12- 13). ( )
  Rexshaphiro | May 25, 2017 |
Ristampa anastatica eseguita nel 1989 con l'aggiunta di una introduzione di Giovanni Nencioni ( )
  SPQP | Jun 30, 2013 |
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Francesco Petrarcaauteur principaltoutes les éditionscalculé
Bettarini, RosannaDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Botticelli, SandroArtiste de la couvertureauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Carducci, GiosueDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Carducci, GiosueDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Contini, GianfrancoDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Cook, James Wyattauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Cortines, JacoboTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Desclot, MiquelTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Dotti, UgoDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Ferrari, SeverinoDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Ferrari, SeverinoDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Gröber, GustavAvant-proposauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Manfredi, BarbaraIntroductionauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Manica, RaffaeleDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Musa, MarkTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Santagata, MarcoDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Verstegen, PeterTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Warkentin, GermaineIntroductionauteur secondairequelques éditionsconfirmé
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""Mark Musa, in editing and translating Petrarch's Canzoniere, has performed a wonderful service to the English-speaking reader. Here, in one volume, are included the poet's own selection of the best lyric verse he wrote throughout his life, accompanied by brief but useful notes... "" -Chronicles""As well as skillful and fluent verse renderings of the 366 lyrics that make up this milestone in the development of Western poetic tradition, Musa offers copious and up-to-date annotation to each poem... along with a substantial, sensitive, and intelligent introduction that is genuinely hel

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