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Irreligion: A Mathematician Explains Why the Arguments for God Just Don't Add Up (2008)

par John Allen Paulos

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Are there any logical reasons to believe in God? Mathematician Paulos thinks not. Here he presents the case for his own worldview, organizing his book into twelve chapters that refute the twelve arguments most often put forward for believing in God's existence. Interspersed among his twelve counterarguments are remarks on a variety of irreligious themes, ranging from the nature of miracles and creationist probability to cognitive illusions and prudential wagers. Special attention is paid to topics, arguments, and questions that spring from his incredulity "not only about religion but also about others' credulity." Despite the strong influence of his day job, Paulos says, there isn't a single mathematical formula in the book.--From publisher description.… (plus d'informations)
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Interesting subject made dull by prose. ( )
  EZLivin | Jul 4, 2023 |
Premessa necessaria: non ho letto, ancora, questo libro. Non sono un matematico, anzi non mi piace la matematica, ma mi piace pensare nell’esistenza di quello che gli uomini, dalla notte dei tempi, chiamano Dio. Mi piace anche pensare, contrariamente a quanto scrive nell’articolo il prof. Stefano Zecchi, qui di seguito riportato, che se Dio esiste, gli piacerà senza dubbio giocare con la matematica terrena così come viene fatta da questi scienziati terreni/terrestri che si ostinano a fare i ...marziani senza rendersene conto. Non so se spenderò questi euri per l’acquisto del libro dell’illustre matematico americano John Allen Paulos, prefato da Odifreddi. Nel frattempo leggetevi ciò che dice Stefano Zecchi nell’articolo qui appresso. Ho assegnato, comunque, la massima valutazione al libro...
per la provocazione.

Dio non gioca con i matematici.
Abbiamo la prova matematica, attraverso un matematico, del perché ai ragazzi di oggi non piace la matematica. Il matematico è il professor Piergiorgio Odifreddi che deve la sua esistenza su questa terra a un miracolo di Padre Pio. Infatti, si calcola matematicamente che tutto ciò contro cui il professore si scaglia ha uno sviluppo esponenziale d’interesse sempre più complesso da valutare.

Il professore se l’è presa con Babbo Natale (figura perniciosa da espellere dal consesso umano), con le fiabe (forme di corruzione ideologica), con i giochi di prestigio nei circhi equestri (attentati all’integrità psichica di grandi e piccini). Adesso se l’è presa con quei babbei che credono in Dio, e gli sono bastate quattro paginette scritte in largo - ci riferiamo alla sua introduzione al saggio dello scienziato americano John Allen Paulos La prova matematica dell’inesistenza di Dio, appena uscito da Rizzoli - per dimostrare che Dio non esiste, naturalmente con prove matematiche alla mano del tipo: se moltiplico una pera per lo zero viene fuori un bello zero.

Ma il miracolo c’è. Dopo gli attacchi di Odifreddi abbiamo avuto invasioni di Babbi Natali, numerose come gli sbarchi dei gommoni a Lampedusa; le fiabe, perfino le più vecchie e noiose, sono diventate best seller; i prestigiatori si pagano al prezzo di Ronaldinho. La Santa Sede attende un sensibile aumento delle vocazioni.

Einstein diceva che i matematici devono tirare fuori le idee tra i 20 e i 23 anni, perché dopo il loro cervello è bruciato. Ci sembrava un’esagerazione: ricordo l’ansia dei miei compagni, iscritti alla facoltà di Matematica di fronte a questa sentenza di Einstein: avrebbero avuto pochissimo tempo a disposizione per giocarsi il tutto per tutto. Noi che studiavamo altre cose li consolavamo: «È un modo di dire per non perdere tempo», dicevamo, e invece, leggendo oggi Odifreddi, ci accorgiamo che quella di Einstein non era affatto un’esagerazione e che anzi, dopo aver ascoltato anche l’altro matematico, Paolo Giordano, bisognerebbe anticipare i tempi: è amaro ammetterlo, ma i cervelli dei matematici si bruciano in un battibaleno.

Bertrand Russell, grande matematico nei suoi verdi anni, ha resistito benissimo alla vecchiaia perché sapeva essere ironico, riusciva a scherzare su se stesso e le sue difese dell’ateismo non scomodavano la matematica. Odifreddi è invece il tipico girotondino: mentre Nanni Moretti alza nei girotondi il cartello con scritto «Abbasso Berlusconi», lui ne ha uno con scritto «Abbasso Dio», e distribuisce ai passanti volantini con la dimostrazione matematica della non esistenza di Dio.

Come fanno i ragazzi ad appassionarsi a questa matematica che sembra avere come scopo l’annientamento di Babbo Natale, l’abolizione delle fiabe e dei giochi di prestigio, la negazione di Dio spiegata in un volantino distribuito durante il girotondo con Moretti e Travaglio?

Oggi i giovani vivono in una cultura essenzialmente anti-crociana pur senza aver letto una riga di Croce. Nessuno sostiene più, come intendeva il filosofo Benedetto Croce, che le scienze sono forme di sapere senza conoscenza ma soltanto strumenti «utilitaristici» per «misurare» il mondo.

Il miracolo dell’esistenza del professor Odifreddi sembra anche una grazia che Padre Pio ha fatto a don Benedetto: la lettura dell’opera omnia del professore (si fa alla svelta: sono poche pagine) sta incoraggiando un’ampia rivalutazione del pensiero di Croce. Capire e misurare il mondo sono proprio due mestieri diversi.

All’università, quando il ’68 era un anno qualsiasi di là da venire, avevo come professore di logica matematica Ettore Casari. Un genio. Di notte andava a studiare all’osservatorio astronomico di Brera, di mattina studiava a casa sua, di pomeriggio veniva a fare lezione a noi, cinque o sei ragazzi. Nell’auletta, mentre spiegava e riempiva la lavagna di formule, aleggiava la sua ansia, la tensione, la volontà di ricerca dell’incontrovertibilità: da un momento all’altro ci aspettavamo che si sprigionasse dalla sua testa il grande teorema, il «teorema Casari». Poi era lui il primo a sorriderci sopra e a tranquillizzare noi ragazzotti spaventati dalla sua intelligenza. Con un teorema misuri il frammento di una realtà incommensurabile che, per provare a comprenderla, si può solo interpretare all’infinito.

Talvolta, però, è accaduto che sulla terra ci siano stati geni come Aristotele, Leibniz, Pascal che sono riusciti a misurare il mondo e a capirlo. Erano filosofi e matematici e hanno provato a raccontarci il significato della vita nel tempo finito e quella che, forse, ci attende quando il tempo si cancella nell’eternità.

Questo mondo ha conosciuto altri, un po’ meno grandi: Voltaire, Diderot, per esempio. Ce l’avevano con chi credeva nell’esistenza di Dio. Le loro riflessioni era profonde, argute, ironiche: irritavano altri filosofi e fedeli. Però i loro libri erano letti e discussi con passione, perché innanzitutto sapevano scrivere bene e non prendevano in giro il lettore, liquidando un problema millenario di tutte le civiltà della terra con quattro banalità, per di più sgrammaticate.

Stefano Zecchi - IL GIORNALE - 6 settembre 2008 ( )
  AntonioGallo | Sep 24, 2020 |
This won't convince anyone not already convinced, but Paulos does apply a mathematical edge to the analysis.



The most telling chapter was the last - Athiests, Agnostics, and "Brights". I agree with Paulos in that I am also not too fond of the name "Brights", but maybe it'll catch on. The statistics are disturbing in how others view atheists and non-believers. The stigma is still hard to overcome. ( )
  Razinha | May 23, 2017 |
It's me, over here in the choir robes. Nothing in this book I didn't already embrace, I mean. The geeky mathematical angle was a huge bonus. I found this audio book fun, funny and comforting. If you like this sort of thing, this is the sort of thing you like. And I do. ( )
  satyridae | Apr 5, 2013 |
Paulos makes some points I have not read elsewhere. And it was worth reading for those. But such points are few. The book is a bit light and I feel that others (such as Dawkins and Hitchens) have done a more thorough job addressing this subject. ( )
  tnilsson | Jan 25, 2013 |
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Are there any logical reasons to believe in God? Mathematician Paulos thinks not. Here he presents the case for his own worldview, organizing his book into twelve chapters that refute the twelve arguments most often put forward for believing in God's existence. Interspersed among his twelve counterarguments are remarks on a variety of irreligious themes, ranging from the nature of miracles and creationist probability to cognitive illusions and prudential wagers. Special attention is paid to topics, arguments, and questions that spring from his incredulity "not only about religion but also about others' credulity." Despite the strong influence of his day job, Paulos says, there isn't a single mathematical formula in the book.--From publisher description.

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