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The Anatomy of Melancholy (NYRB Classics)…
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The Anatomy of Melancholy (NYRB Classics) (original 1621; édition 2001)

par Robert Burton

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2,104367,633 (4.28)107
This is the fourth volume of the Clarendon edition of Robert Burton's the "Anatomy of Melancholy" and the first of three volumes of commentary. It contains commentary on the text up to page 327 of Volume One.
Membre:chrisharpe
Titre:The Anatomy of Melancholy (NYRB Classics)
Auteurs:Robert Burton
Info:New York Review Books (2001), Edition: New Ed, Paperback, 1382 pages
Collections:Votre bibliothèque, En cours de lecture
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Mots-clés:Aucun

Information sur l'oeuvre

Anatomie de la mélancolie par Robert Burton (1621)

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incomparable, unique ( )
  robertg69 | Dec 22, 2006 |
Definire che cosa effettivamente sia e a quale genere letterario appartenga The Anatomy of Melancholy (Anatomia della melanconia) di Robert Burton, che ebbe una grandissima diffusione, non solo in Inghilterra e ben oltre la vita dell’autore - è attività in cui si è esercitata per secoli la critica, giungendo, infine, alla conclusione, che quest’opera i generi letterari li sperimenta tutti, dall’enciclopedia al centone, dal trattato di medicina o di retorica alla satira menippea, senza che l’autore ritenga che adottare con coerenza una ben definita tipologia di scrittura sia sufficientemente efficace a dare una sistemazione logica alle varie manifestazioni della malattia melanconica e a mostrarne la complessità. Uno dei principi fondamentali dell’opera di Burton è, infatti, che la melanconia sia una patologia estremamente diffusa, quasi connaturata con il genere umano e che possa quindi assumere forme anche molto diverse. Dietro la maschera di Democrito - il filosofo di cui si dice che sezionasse piccoli animali per trovare la sede della melanconia - e con lo pseudonimo di Democrito iunior, vale a dire di colui che intende proseguirne l’opera con lo studio e la scrittura, il narratore, con reminiscenza shakespeariana, osserva il mondo come teatro e, incurante del paradosso, conclude che la follia, (una condizione in parte sovrapponibile allo stato melanconico, anche se nel corso del trattato finirà col differenziarli almeno in parte) è ovunque, negli individui come nelle città e negli stati e che, quindi, tutti sono matti.

Seguendo il modello delle fonti mediche principali, tra tutti Galeno e, indirettamente, Ippocrate, l’autore divide il trattato in Ripartizioni in cui le cause, i sintomi e i possibili interventi terapeutici sono analizzati separatamente, per confluire poi in una interpretazione globale della malattia. Il punto su cui Burton insiste in tutto il trattato è che la melanconia riguardi sia la vita fisica che quella psichica del melanconico, e che lo studio filosofico-psicologico della malattia debba affiancare quello puramente clinico - ed è per questo che l’autore, ecclesiastico e non medico, si sente legittimato a trattare l’argomento. Le sue fonti e le sue auctoritates, numerosissime, sono infatti sia medici che filosofi o retori, dell’antichità o a lui contemporanei, le cui opinioni sono accostate, a volte semplicemente giustapposte, anche se in contrasto tra loro. Inoltre, accanto ad opere di carattere scientifico, vengono citati testi di magia, trattati di astrologia, racconti fantastici, per cui, per esempio, una diagnosi di André du Laurens, medico illustre, un vaticinio di Apollo e una citazione da Ermete Trismegisto sono posti uno accanto all’altro senza troppa preoccupazione.

La teoria degli umori, di antica origine ippocratica, e ancora largamente insegnata nelle Università, dove le scoperte di Harvey, di Vesalio, di Ambroise Paré faticavano a farsi strada, è alla base della trattazione dal punto di vista medico e quindi la melanconia è vista soprattutto come il prevalere della bile nera (mélaina kholé) sugli altri umori. Ma sottolineando l’interazione tra il fisico e lo spirituale (oggi diremmo psichico) che egli ritiene all’origine della malattia melanconica, Burton insiste molto sul fatto che a causare la patologia sia un difetto della facoltà che egli chiama indifferentemente “fantasia” o “immaginazione”, che è da un lato, etimologicamente, quella che presiede alla formazione delle immagini, dall’altro ha la funzione di discernere e selezionare gli stimoli che vengono dagli oggetti e penetrano nell’occhio: l’eccesso di bile nera, soprattutto se adusta, portato dagli spiriti vitali verso il cervello, la corrompe. Se la capacità di discernere si altera, la fantasia malata prevale sulla ragione e impedisce alla persona di tenere sotto controllo le proprie passioni. Il rapporto tra ragione e immaginazione è, dunque, quello che rende la persona sana o melanconica. Poiché l’immaginazione può alterarsi in molti modi, molti sono gli eventi della vita di una persona che possono provocare la malattia. L’ozio e la solitudine sono i più importanti: pensare ossessivamente a qualcosa, la fa sembrare diversa da com’è, le attribuisce un’importanza eccessiva, toglie spazio ad altri pensieri e genera sofferenza; anche alcuni cibi possono avere lo stesso effetto. Le passioni, quelli che comunemente chiamiamo “vizi”, come l’ira, l’invidia, la gelosia, ecc sono causa e conseguenza dell’alterazione della fantasia.

La passione che più di tutte produce la malattia e ne rende difficile la cura è l’amore. Burton dedica a questo tutto il terzo trattato e con grande ricchezza di citazioni, lo analizza da ogni punto di vista, insistendo soprattutto sul modo in cui la malattia altera l’immagine che chi è innamorato forma dell’oggetto del suo amore. L’immaginazione malata fa apparire la persona amata molto diversa da come è effettivamente, la passione genera ansia, per esempio, se gli innamorati sono lontani, e immaginano pericoli inesistenti o tradimenti e alla fine la malattia si manifesta.

Le terapie della melanconia sono prima di tutto “psicologiche”: non lasciare troppo a lungo sole le persone, evitare che stiano in ozio, cercare di correggere le percezioni distorte del melanconico; ma occorre anche evitare determinati cibi, le spezie, per esempio, vivere in zone salubri e, se è possibile, all’aria aperta ecc; poi, se tutto è inutile, devono intervenire i farmaci, principalmente l’elleboro, sostanza di elezione per la malattia, ma anche composti di erbe che gli studiosi ritengono di provata efficacia, oltre ad alcuni stravaganti rimedi, legati alla fantasia popolare o alla magia. Ancora, i salassi e vari modi di purificare il corpo possono essere parte della terapia. La prognosi è favorevole se si tratta di malattia sporadica, meno se la patologia data da molto ed è divenuta, per così dire, cronica. L’esigenza di tenere sotto controllo una mole imponente di dati e una grande varietà di argomenti, l’ansia di chiarezza e di completezza rendono la prosa di Burton una macchina retorica pletorica e di grande complessità, ma non per questo priva di vivacità e di ironia. Lo scrittore privilegia periodi lunghi e contorti, con scarsi segni di interpunzione (il punto fermo è raramente usato), in cui la continuità del discorso è sistematicamente interrotta da citazioni da fonti disparate, da lunghe digressioni, da elenchi interminabili di nomi, di oggetti, di sentimenti, di caratteristiche fisiche dei personaggi, in una sorta di horror vacui che gli fa riempire la pagina di ogni genere di osservazioni, spesso in contraddizione tra loro, in cui risultati scientifici e racconto fantastico sono accostati senza soluzione di continuità. L’esempio più significativo è la lunghissima digressione sull’aria che mette insieme, con l’ironico pretesto di volerle verificare in un immaginario viaggio interplanetario, ipotesi scientifiche, leggende, narrazioni mitologiche e finisce per apparire una ipertrofica summa dello scibile umano e delle tradizioni popolari.

L’andamento non lineare del periodo, la ricchezza della retorica, se da un lato mimano la varietà e la difficoltà degli argomenti, hanno tuttavia un significato più profondo, che inserisce pienamente questo scrittore nella cultura che chiamiamo “barocca”. Arrivare ad un concetto per strade non rettilinee arricchisce la conoscenza e potenzia una qualità cara a questa cultura, cioè il wit, l’arguzia, l’intelligenza che consente di percepire e indagare la complessità infinita del mondo. Le figure del discorso, la metafora in particolare, ricreano nel linguaggio quell’affinità tra le cose che non è più possibile rintracciare nella natura. Di lì a poco Emanuele Tesauro nel suo Cannocchiale aristotelico, paragonerà la metafora, che crea relazioni tra cose che di solito sono separate, al cannocchiale, che fa vedere le cose lontane come se fossero vicine. Forse l’importanza e l’originalità di Burton stanno proprio nell’avere applicato questo modello culturale all’analisi “scientifica” della melanconia.
ajouté par AntonioGallo | modifierIl sole 24 ore, Stefania D0Agata D'Ottavi (Mar 19, 2023)
 
Robert Burton's The anatomy of melancholy, first completed in 1621, appears to be a medical work, but is described in the Tudor edition of 1927 by Floyd Dell and Paul Jordan-Smith (Tudor Publishing Company, New York) as 'a sort of literary cosmos, an omnium gatherum, a compendium of everything that caught the fancy of the scholar.. . abounding in quaint conceits, excerpts and quotations'. The 52-page index to the 984-page text reflects this anecdotal profusion.
ajouté par KayCliff | modifierThe Indexer, Hazel K. Bell (Aug 6, 1995)
 

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Nom de l'auteurRôleType d'auteurŒuvre ?Statut
Burton, Robertauteur principaltoutes les éditionsconfirmé
Burton, RobertAuteurauteur principaltoutes les éditionsconfirmé
Dell, FloydDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Gass, William H.Introductionauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Gowland, AngusDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Gowland, AngusDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Jackson, HolbrookIntroductionauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Jackson, HolbrookDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Jordan-Smith, PaulDirecteur de publicationauteur secondairequelques éditionsconfirmé
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Titre canonique
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Épigraphe
Dédicace
Premiers mots
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Gentle Reader, I presume thou wilt be very inquisitive to know what antic or personate actor this is, that so insolently intrudes upon this common theatre of the world's view, arrogating another man's name; whence he is, why he doth it, and what he hath to say.
Citations
L'art, du moins, nous apprend que l'homme ne se résume pas seulement à J'histoire et qu'il trouve aussi une raison d'être dans l'ordre de la nature. Le grand Pan, pour lui, n'est pas mort. Sa révolte la plus instinctive, en même temps qu'elle affirme la valeur, la dignité commune à tous, revendique obstinément, pour en assouvir sa faim d'unité,' une part intacte du réel dont le nom est la beauté. On peut' refuser toute l'histoire et s'accorder pourtant au monde des étoiles et de la mer. Les révoltés qui veulent ignorer la nature et la beauté se condamnent à exiler de l'histoire qu'ils veulent faire la dignité du travail et de l'être. Tous les grands réformateurs essaient de bâtir dans l'histoire ce que Shakespeare, Cervantes, Molière, Tolstoï ont su créer : un monde toujours prêt à assouvir la faim de liberté et de dignité qui est au coeur de chaque homme. La beauté, sans doute, ne fait pas les révolutions. Mais un jour vient où les révolutions ont besoin d'elle. Sa règle qui conteste le réel en même temps qu'elle lui donne son unité est aussi celle de la révolte. Peut-on, éternellement, refuser l'injustice sans cesser de saluer la nature de l'homme et la beauté du monde? Notre réponse est oui. Cette morale, en même temps insoumise et fidèle, est en tout cas la seule à éclairer le chemin d'une révolution vraiment réaliste. En maintenant la beauté, nous préparons ce jour de renaissance où la civilisation mettra au centre de sa réflexion, loin des principes formels et des valeurs dégradées de l'histoire, cette vertu vivante qui fonde la commune dignité du monde et de l'homme, et que nous avons maintenant à définir en face d'un monde qui l'insulte. p. 344
Derniers mots
Notice de désambigüisation
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Written by Robert Burton as Democritus Junior
Directeur de publication
Courtes éloges de critiques
Langue d'origine
DDC/MDS canonique
LCC canonique

Références à cette œuvre sur des ressources externes.

Wikipédia en anglais (5)

This is the fourth volume of the Clarendon edition of Robert Burton's the "Anatomy of Melancholy" and the first of three volumes of commentary. It contains commentary on the text up to page 327 of Volume One.

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