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Finnegans wake (1939)

par James Joyce

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MembresCritiquesPopularitéÉvaluation moyenneDiscussions / Mentions
5,307571,989 (3.88)2 / 424
Presents an experimental novel depicting a dream of world history, with characters from literature and history appearing and disappearing, written in a dream language that is a comical mixture of all the languages of Europe.
  1. 00
    James Joyce, l'homme de Dublin par Alfonso Zapico (drasvola)
    drasvola: This book is a graphic narration of Joyce's life. It's in Spanish. Very well done and informative about Joyce's troubled relation with society, his work and family relationships.
  2. 00
    Mouse or Rat? Translation as Negotiation par Umberto Eco (Cecrow)
    Cecrow: Deciphers some of the Wake.
  3. 01
    Dhalgren par Samuel R. Delany (TomWaitsTables)
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> Babelio : https://www.babelio.com/livres/Joyce-Finnegans-wake/1596

> FINNEGANS WAKE, de James Joyce. — LE ROMAN ILLISIBLE ! — "Cette nuit, avec vous, on va aller très-très-très loin dans nos cerveau et dans nos villes. Cette nuit… un ticket… pour partir…", lançait à l'antenne Jean-Yves Lafesse, l'animateur génial de Carbone-14. Philippe Lavergne a choisi ces phrases en dédicace à sa traduction française de la veillée de Finnegans paradoxalement intraduisible puis-qu'écrit en une langue inconnue qu'en chimiste du verbe, Joyce a synthétisé à partir de-vingt cinq des nôtres. Vers-l'en compris. "Three quarks for Mister Mark", écrit-il. Son mot "quarks", composé du "quack" du canard et de "bark", l'aboiement du chien a été universellement choisi par les physiciens pour désigner la plus petite particule de matière possible. Pourquoi ? A vous de le découvrir, dans la banlieue de Dublin, grâce à ces mots qui fusent tels des photons dans les délires d'un soir au fond du pub de sir Earwicker. Un livre, qu'il faut, à défaut de lire, avoir tenu au moins une fois dans les mains. Ed. Gallimard. (Thomas JOHNSON).
Nouvelles Clés, (24), Juillet/Août 1992 [Romans Clés], (p. 43)
  Joop-le-philosophe | Oct 16, 2020 |
E' formidabile! Ma chi lo legge?

Esce negli Oscar l'opera più ardua
di Joyce: un'impresa insormontabile sviscerarlo e tradurlo, esempio massimo di capolavori tanto citati quanto sconosciuti

Esistono grandi libri illeggibili, e grandi libri non molto letti. Una sera da Rosati, nella via Veneto di Flaiano, primi Anni Cinquanta, due giovani giornalisti, uno calabrese uno toscano, fingevano di conoscere La recherche, e di averla trovata noiosa. «Si ripete...» dicevano. A un tavolo vicino il critico teatrale Sandro De Feo, un proustiano doc, drizzò le orecchie. «Non sapete di cosa state parlando» si inserì. E cominciò a fare loro domande. «Vediamo un po’, come si chiama la duchessa de Guermantes?», «Chi è la zia del baron de Charlus?». I due farfugliarono, si impappinarono. Alla fine il toscano, che era il più sincero, confessò: «O Sandro... ’un s’ebbe tempo!»

Be’, non tutti hanno letto Proust, ma oggi non esiste lettore acculturato che non abbia perlomeno gli strumenti onde fingere convincentemente di averlo fatto. Lo stesso si può dire per il più famoso libro di James Joyce, altro pilastro del rinnovo del romanzo nel Novecento. Quando Ulisse uscì con enorme risonanza fu anche un successo di scandalo, e la sua pubblicazione negli Stati Uniti (se è per questo, anche nell’Irlanda patria dell’autore) fu severamente proibita. Molti intellettuali protestarono, e in prima fila si distinse il giovane ma già celebre Hemingway, che ne importò personalmente di contrabbando e diffuse molte copie. Peccato che la sua, ritrovata dopo la morte, fosse rimasta intonsa tranne le prime poche pagine.

Anche Ulisse può essere una lettura ardua, e forse la maggior parte degli acquirenti del romanzo si arrende durante il percorso, salvo saltare al fatidico finale col monologo di Molly Bloom. Diverso il discorso per Finnegans Wake, alla stesura del quale Joyce dedicò sedici anni, dichiarando che sarebbe stata l’ultima impresa della sua vita artistica. Rispetto ai pur ardui libri appena citati - Ulisse per la tortuosità, la Recherche per la mole - Finnegans Wake presenta l’ostacolo ulteriore e pressoché insormontabile della lingua in cui fu scritto, lingua che pur partendo dall’inglese, sia pure con accento irlandese, è poi un impasto di neologismi inventati da Joyce attingendo sia alla sua insaziabilità di autodidatta, sia al suo talento di poliglotta. Joyce sapeva infatti moltissime lingue. Prima dei vent’anni, per esempio, si era studiato da solo il norvegese allo scopo di comprendere meglio Ibsen, e in quella lingua aveva scritto una lettera ammirata al grande drammaturgo, il quale gli aveva risposto scambiandolo per un vecchio accademico. Nella Trieste asburgica si era trovato a contatto con un crogiolo di etnie dal quale aveva appreso una moltitudine di idiomi.

Ora, esistono in letteratura libri scritti in lingue segrete, o addirittura inventate. Al tempo in cui nell’Iran regnava lo scià e si promuovevano festival internazionali, il poeta Ted Hughes scrisse per Peter Brook un testo intitolato Orghast da rappresentare sulle rovine di Persepoli, appunto in una lingua fatta solo di sonorità; il pubblico doveva capire l’azione come quando si va a teatro all’estero, riconoscendo i significati dalla musicalità dei fonemi. Non veniva fornita, né esisteva, una spiegazione.

Anche nella sua operazione matta e disperatissima Joyce vuole che il lettore capisca; ma a costo di risalire all’origine di tutte le sue invenzioni, parola per parola. Il primo a corredare di chiose puntuali anche se non esaurienti quello che veniva scrivendo, fu proprio lui. Dante - mettiamo - espone il suo sistema - la sua cultura, la sua cosmologia, la sua religione - per così dire, li porge. Va verso il lettore. Joyce fa il contrario. Il lettore deve andare da lui, e sviscerare quanto lui gli fa solo balenare.

Intendiamoci, la sua creazione non si esaurisce nella lingua. Nell’introduzione al primo volume della traduzione di Luigi Schenoni, uscito nell’ormai lontano 1982, Giorgio Melchiori sintetizzò mirabilmente le pazienti esplorazioni di molti esegeti, mostrando la complicata eppur limpida simmetria che organizza gli innumerevoli episodi della vicenda (questa di per sé sarebbe semplice, la notte e i sogni del protagonista H.C.Earwicker), con un fittissimo tessuto di simboli e allusioni e richiami.

Pesante come svago, poco utile come oggetto di studio (quale allievo è in grado di leggerlo, quale docente di spiegarlo adeguatamente?), Finnegans Wake ha tuttavia sempre trovato appassionati che non si sono stancati di interrogarlo. Tra questi in Italia spicca Luigi Schenoni, venuto purtroppo a mancare senza terminare l’eroica fatica di tradurlo, oggi giunta a un quarto volume. Ma non di tradurlo in una lingua «normale», così da consentire di leggerlo come con una versione interlineare. Schenoni ha voluto riprodurre per il lettore italiano l’effetto che Finnegans Wake produce sul lettore anglofono. Lì l’inglese, come si diceva sopra, è la base, ma ci sono richiami ad altre lingue (ne sono state individuate 47), più innumerevoli parole composte, come la sempre citata «meanderthale», dove convivono i significati di meandro più «tale», storia - storia-labirinto - ma anche di Neandertal, con richiamo alle origini della lingua stessa. Schenoni dunque reinventa, sulla traccia dell’originale, arrivando a frasi come «Halloggio di chiamata è tutto il loro evenpane, sebbene la sua cartomanza abbia un’hallucinazione come un’erezione di notte...», che poi spiega in un corpo di note lungo il triplo del testo stesso. Come Joyce, non pensa tanto al fruitore, quanto a cimentarsi con la propria ossessione. Joyce ha eretto un monumento all’impossibilità di procedere oltre nella strada del romanzo, costruendo un romanzo totale e definitivo, in cui tutto lo scibile e la stessa favella sono rielaborati come in una nuova Babele di unione anziché di disgregazione. Condividendo la sua orgogliosa solitudine, Schenoni la fa sentire meno arrogante e più umana.

ajouté par cf66 | modifierTuttolibri, La Stampa, Masolino D'Amico (Jan 29, 2011)
 

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Nom de l'auteurRôleType d'auteurŒuvre ?Statut
James Joyceauteur principaltoutes les éditionscalculé
Abin, CésarArtiste de la couvertureauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Bindervoet, ErikTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Bishop, JohnIntroductionauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Cusack, CyrilNarrateurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Falk, BertilTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Henkes, Robbert-JanTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Janssen, JacquesConcepteur de la couvertureauteur secondairequelques éditionsconfirmé
John, Augustus EdwinArtiste de la couvertureauteur secondairequelques éditionsconfirmé
McKenna, SiobhanNarrateurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
Wilcock, J. RodolfoTraducteurauteur secondairequelques éditionsconfirmé

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riverrun, past Eve and Adam's, from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus of recirculation back to Howth Castle and Environs.
Citations
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.. riverrun
Cry not yet! There's many a smile to Nondum, with sytty maids per man, sir, and the park's so dark by kindlelight. But look what you have in your handself!
Then, pious Eneas, conformant to the fulminant firman which enjoins on the tremylose terrian that, when the call comes, he shall produce nichthemerically from his unheavenly body a no uncertain quantity of obscene matter not protected by copriright in the United States of Ourania or bedeed and bedood and bedang and bedung to him, with his double dye, brought to blood heat, gallic acid on iron ore, through the bowels of his misery, flashly, nastily, appropriately, this Esuan Menschavik and the first till last alshemist wrote over every square inch of the only foolscap available, his own body, till by its corrosive sublimation one continuous present tense integumented slowly unfolded in all marryvoising moodmoulded cyclewheeling history ...
Prettimaid tints may try their taunts: apple, bacchante, custard, dove, eskimo, feldgrau, hematite, isingglass, jet, kipper, lucile, mimosa, nut, oysterette, prune, quasimodo, royal, sago, tango, umber, vanilla, wisteria, xray, yesplease, zaza, philomel, theerose. What are they all by? Shee.
But tellusit allasif wellasits end.
Derniers mots
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Notice de désambigüisation
Directeur de publication
Courtes éloges de critiques
Langue d'origine
DDC/MDS canonique
LCC canonique

Références à cette œuvre sur des ressources externes.

Wikipédia en anglais (1)

Presents an experimental novel depicting a dream of world history, with characters from literature and history appearing and disappearing, written in a dream language that is a comical mixture of all the languages of Europe.

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Description du livre
Résumé sous forme de haïku

Bibliothèque patrimoniale: James Joyce

James Joyce a une bibliothèque historique. Les bibliothèques historiques sont les bibliothèques personnelles de lecteurs connus, qu'ont entrées des utilisateurs de LibraryThing inscrits au groupe Bibliothèques historiques [en anglais].

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Éditions: 014118311X, 0141192291

 

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