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La Nef des fous : Suivi de Les songes du seigneur Sébastien Brant (1494)

par Sebastian Brant

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347773,957 (3.86)13
Definitive English language edition of influential (1494) allegorical classic. Sweeping satire of weaknesses, vices, grotesqueries of the day. Includes 114 royalty-free illustrations.
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Reprint. Orig. publ. New York : Columbia University Press, 1944 ( )
  ME_Dictionary | Mar 19, 2020 |
A proposito di una frase di Petrarca: "I libri condussero alcuni alla saggezza, altri alla follia." Qualche anno dopo Petrarca, a Basilea nel 1494, venne pubblicato un libro in occasione del carnevale. L'autore Sebastian Brant, (1457-1521) mise tutti i folli su una nave, che poi è la nave della vita. Una gentile amica mi ha chiesto se su Facebook siamo saggi o folli. Io ho risposto che dai tempi di Petrarca i libri sono cambiati. Non sono più quelli di prima, ma la follia continua ad imperversare, anche se in forma diversa. Magari digitale.

"La Nave dei folli” è uno di quei libri di cui tutti parlano, citato mille volte, ma che pochi conoscono. Composta da oltre settemila versi in rime baciate, l’opera è un grottesco e disastroso viaggio dei matti che nella concezione di Brant, a cavallo tra tardo medioevo e rinascimento, sono tutt’uno con i peccatori, verso il naufragio finale che precede la quaresima, metafora dell’eterna punizione se non interviene il pentimento.

Testo straordinario per la sua “contabilità”, scorrevolezza e pregnanza, “La nave dei folli” è forse il libro tedesco che ha avuto più fortuna nei secoli: un grande classico che si colloca nella scissura tra vecchio e nuovo mito, a conclusione del Gotico e a inaugurazione dell’invenzione del nuovo mondo. Brant, nato a Strasburgo ma vissuto a Basilea dove insegnò a quella università, fu uno dei primi “ consulenti editoriali” della storia: seppe servirsi della stampa in maniera moderna.

Raccolse intorno a sé una equipe di illustratori, il principale dei quali fu Albrecht Durer, che eseguirono le xilografie che illustrano l’opera, composta dunque da una “colonna sonora” e da un indissolubile commento grafico, sì da articolare una irresistibile “Totentanz”, tragica ma non priva di tocchi umoristici: clamorosa satira, coloratissima “festa dei pazzi”, orrenda e allegra kermesse che nella sua straordinaria giocosità è fonte di sicuro divertimento, ma anche momento di attenta meditazione per ciascun lettore.

DEI LIBRI INUTILI

Di stolti e pazzi la ridda precedo
Ché molti libri attorno a me pur vedo
Che io non leggo e in cui neppure credo.
Se io per primo sulla Nave siedo,
Non è senza ragione, lo concedo:
Con i libri da sempre ho un gran daffare
E molti ne ho saputo accumulare.
Spesso neppure un'acca ne comprendo,
Eppure grande onore loro rendo:
Di scacciarne le tarme mi accontento.
Se di scienze si fa ragionamento,
"A casa tutto questo tengo!" esclamo,
Ché d'aver libri attorno, altro non bramo.
Di Tolomeo il gran re si sente dire
Che di libri ne avesse a non finire
D'ogni parte del mondo radunati
E a guisa di tesori venerati.
Ma molti stavan solo ad occupare
Spazio, senza al gran re nulla insegnare.
Al par di lui, io ne possiedo molti,
Ma ben di rado ne ho consigli colti.
Forse che dovrei rompermi la testa
Per farne di nozioni una gran cesta?
Chi troppo studia, si riduce scemo!
E come un gran signor, certo non temo
Di pagare chi impari al posto mio!
Sono tardo di mente, è questo il fio:
Ma quando siedo col sapiente e il dotto,
Ho pronto l' "ita!" e qualche altro motto
Che possa voler dire "son d'accordo".
Che qui siamo tedeschi, ben ricordo.
Ne mastico assai poco, di latino.
So che vinum vuol dire proprio vino,
Che gucklus vuole dire semplicione
E stultus chi ne ha poca, di ragione,
E che "domine doctor!" son chiamato,
E da tutti, ed ovunque, rispettato.
Sulla testa il berretto uso calzare,
Dell'asino le orecchie per celare. ( )
  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
A proposito di una frase di Petrarca: "I libri condussero alcuni alla saggezza, altri alla follia." Qualche anno dopo Petrarca, a Basilea nel 1494, venne pubblicato un libro in occasione del carnevale. L'autore Sebastian Brant, (1457-1521) mise tutti i folli su una nave, che poi è la nave della vita. Una gentile amica mi ha chiesto se su Facebook siamo saggi o folli. Io ho risposto che dai tempi di Petrarca i libri sono cambiati. Non sono più quelli di prima, ma la follia continua ad imperversare, anche se in forma diversa. Magari digitale.

"La Nave dei folli” è uno di quei libri di cui tutti parlano, citato mille volte, ma che pochi conoscono. Composta da oltre settemila versi in rime baciate, l’opera è un grottesco e disastroso viaggio dei matti che nella concezione di Brant, a cavallo tra tardo medioevo e rinascimento, sono tutt’uno con i peccatori, verso il naufragio finale che precede la quaresima, metafora dell’eterna punizione se non interviene il pentimento.

Testo straordinario per la sua “contabilità”, scorrevolezza e pregnanza, “La nave dei folli” è forse il libro tedesco che ha avuto più fortuna nei secoli: un grande classico che si colloca nella scissura tra vecchio e nuovo mito, a conclusione del Gotico e a inaugurazione dell’invenzione del nuovo mondo. Brant, nato a Strasburgo ma vissuto a Basilea dove insegnò a quella università, fu uno dei primi “ consulenti editoriali” della storia: seppe servirsi della stampa in maniera moderna.

Raccolse intorno a sé una equipe di illustratori, il principale dei quali fu Albrecht Durer, che eseguirono le xilografie che illustrano l’opera, composta dunque da una “colonna sonora” e da un indissolubile commento grafico, sì da articolare una irresistibile “Totentanz”, tragica ma non priva di tocchi umoristici: clamorosa satira, coloratissima “festa dei pazzi”, orrenda e allegra kermesse che nella sua straordinaria giocosità è fonte di sicuro divertimento, ma anche momento di attenta meditazione per ciascun lettore.

DEI LIBRI INUTILI

Di stolti e pazzi la ridda precedo
Ché molti libri attorno a me pur vedo
Che io non leggo e in cui neppure credo.
Se io per primo sulla Nave siedo,
Non è senza ragione, lo concedo:
Con i libri da sempre ho un gran daffare
E molti ne ho saputo accumulare.
Spesso neppure un'acca ne comprendo,
Eppure grande onore loro rendo:
Di scacciarne le tarme mi accontento.
Se di scienze si fa ragionamento,
"A casa tutto questo tengo!" esclamo,
Ché d'aver libri attorno, altro non bramo.
Di Tolomeo il gran re si sente dire
Che di libri ne avesse a non finire
D'ogni parte del mondo radunati
E a guisa di tesori venerati.
Ma molti stavan solo ad occupare
Spazio, senza al gran re nulla insegnare.
Al par di lui, io ne possiedo molti,
Ma ben di rado ne ho consigli colti.
Forse che dovrei rompermi la testa
Per farne di nozioni una gran cesta?
Chi troppo studia, si riduce scemo!
E come un gran signor, certo non temo
Di pagare chi impari al posto mio!
Sono tardo di mente, è questo il fio:
Ma quando siedo col sapiente e il dotto,
Ho pronto l' "ita!" e qualche altro motto
Che possa voler dire "son d'accordo".
Che qui siamo tedeschi, ben ricordo.
Ne mastico assai poco, di latino.
So che vinum vuol dire proprio vino,
Che gucklus vuole dire semplicione
E stultus chi ne ha poca, di ragione,
E che "domine doctor!" son chiamato,
E da tutti, ed ovunque, rispettato.
Sulla testa il berretto uso calzare,
Dell'asino le orecchie per celare. ( )
  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
Questo post recensione ha origine da una conversazione nata su Facebook a proposito di una frase di Petrarca: "I libri condussero alcuni alla saggezza, altri alla follia." Qualche anno dopo Petrarca, a Basilea nel 1494, venne pubblicato un libro in occasione del carnevale. L'autore Sebastian Brant, (1457-1521) mise tutti i folli su una nave, che poi è la nave della vita. Una gentile amica mi ha chiesto se su Facebook siamo saggi o folli. Io ho risposto che dai tempi di Petrarca i libri sono cambiati. Non sono più quelli di prima, ma la follia continua ad imperversare, anche se in forma diversa. Magari digitale.

"La Nave dei folli” è uno di quei libri di cui tutti parlano, citato mille volte, ma che pochi conoscono. Composta da oltre settemila versi in rime baciate, l’opera è un grottesco e disastroso viaggio dei matti che nella concezione di Brant, a cavallo tra tardo medioevo e rinascimento, sono tutt’uno con i peccatori, verso il naufragio finale che precede la quaresima, metafora dell’eterna punizione se non interviene il pentimento.

Testo straordinario per la sua “contabilità”, scorrevolezza e pregnanza, “La nave dei folli” è forse il libro tedesco che ha avuto più fortuna nei secoli: un grande classico che si colloca nella scissura tra vecchio e nuovo mito, a conclusione del Gotico e a inaugurazione dell’invenzione del nuovo mondo. Brant, nato a Strasburgo ma vissuto a Basilea dove insegnò a quella università, fu uno dei primi “ consulenti editoriali” della storia: seppe servirsi della stampa in maniera moderna.

Raccolse intorno a sé una equipe di illustratori, il principale dei quali fu Albrecht Durer, che eseguirono le xilografie che illustrano l’opera, composta dunque da una “colonna sonora” e da un indissolubile commento grafico, sì da articolare una irresistibile “Totentanz”, tragica ma non priva di tocchi umoristici: clamorosa satira, coloratissima “festa dei pazzi”, orrenda e allegra kermesse che nella sua straordinaria giocosità è fonte di sicuro divertimento, ma anche momento di attenta meditazione per ciascun lettore.

DEI LIBRI INUTILI

Di stolti e pazzi la ridda precedo
Ché molti libri attorno a me pur vedo
Che io non leggo e in cui neppure credo.
Se io per primo sulla Nave siedo,
Non è senza ragione, lo concedo:
Con i libri da sempre ho un gran daffare
E molti ne ho saputo accumulare.
Spesso neppure un'acca ne comprendo,
Eppure grande onore loro rendo:
Di scacciarne le tarme mi accontento.
Se di scienze si fa ragionamento,
"A casa tutto questo tengo!" esclamo,
Ché d'aver libri attorno, altro non bramo.
Di Tolomeo il gran re si sente dire
Che di libri ne avesse a non finire
D'ogni parte del mondo radunati
E a guisa di tesori venerati.
Ma molti stavan solo ad occupare
Spazio, senza al gran re nulla insegnare.
Al par di lui, io ne possiedo molti,
Ma ben di rado ne ho consigli colti.
Forse che dovrei rompermi la testa
Per farne di nozioni una gran cesta?
Chi troppo studia, si riduce scemo!
E come un gran signor, certo non temo
Di pagare chi impari al posto mio!
Sono tardo di mente, è questo il fio:
Ma quando siedo col sapiente e il dotto,
Ho pronto l' "ita!" e qualche altro motto
Che possa voler dire "son d'accordo".
Che qui siamo tedeschi, ben ricordo.
Ne mastico assai poco, di latino.
So che vinum vuol dire proprio vino,
Che gucklus vuole dire semplicione
E stultus chi ne ha poca, di ragione,
E che "domine doctor!" son chiamato,
E da tutti, ed ovunque, rispettato.
Sulla testa il berretto uso calzare,
Dell'asino le orecchie per celare. ( )
  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
La nave de los necios (1494) no sólo es la obra alemana más importante del siglo XV, sino la que dio a conocer esta literatura en Europa. Su éxito fue tan grande que llegó a crear un género nuevo de literatura y a influir en Erasmo y otros grandes escritores. El autor, Sebastián Brant, nos pinta una nave cargada de necios, locos y pecadores a punto de naufragar. Se trata, pues, de toda la sociedad, que ha roto amarras con la Edad Media y no encuentra puerto. Con rigor, Brant fustiga a príncipes y lacayos, hombres y mujeres, blasfemos y usureros. Más de un centenar de mecedades, que son en buena medida intemporales.
La presente edición es la primera en lengua española de esta obra clásica de la literatura universal. Al igual que la primera edición alemana, ofrece el texto de Brant y las xilografías que lo acompaña, muchas de ellas de Durero, verdaderas obras maestras del arte alemán. ( )
1 voter BibliotecaUNED | May 6, 2011 |
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Die Wahrheit wird nie wertlos sein,
Und wenn sich Narren den Hals abschrein.
Hie findt man der welt ganzen louf.
dis buochlin wurt guot zuo dem kouf;
zuo schimpf und ernst und allem spil
findt man hie narren, wie man wil;
ein wiser findt, das in erfreit;
ein narr gern von sin bruodern seit.
hie findt man doren, arm und rich,
schlim schlem; ein jeder findt sin glich.
Dédicace
Premiers mots
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All land syndt yetz voll heylger geschrifft
Und was der selen heyl antrifft /
Bibel der heylgen vätter ler
Und ander der glich bücher me
Citations
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