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A Boat in the Forest

par Paola Mastrocola

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Questa ©· la storia di Gaspare Torrente, figlio di pescatore e aspirante latinista, approdato a Torino da una piccola isola del Sud Italia. Un ragazzo come lui, che a tredici anni traduce Orazio e legge Verlaine, deve volare alto, deve fare il liceo e dimenticare il piccolo mondo senza tempo dell'isola. E allora eccolo entrare al liceo, dove non trova grandi maestri ma insegnanti impegnati a imbastire compresenze, eccolo accanto ai compagni, con le scarpe sbagliate e la felpa senza cappuccio. © fuori moda, fuori tempo, fuori posto: un pesce fuori dalla sua acqua, una barca in un bosco.… (plus d'informations)
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Questa è la storia di Gaspare Torrente, figlio di pescatore e aspirante latinista, approdato a Torino da una piccola isola del Sud Italia. Un ragazzo come lui, che a tredici anni traduce Orazio e legge Verlaine, deve volare alto, deve fare il liceo e dimenticare il piccolo mondo senza tempo dell'isola. E allora eccolo entrare al liceo, dove non trova grandi maestri ma insegnanti impegnati a imbastire compresenze, eccolo accanto ai compagni, con le scarpe sbagliate e la felpa senza cappuccio. È fuori moda, fuori tempo, fuori posto: un pesce fuori dalla sua acqua, una barca in un bosco.
  kikka62 | Jan 25, 2020 |
Ammetto di aver adocchiato l’edizione tascabile di “Una barca nel bosco” di Paola Mastrocola perché ispirato dall'originale rilegatura, piccola (15cm x 9cm) e simile ad un breviario. Mi ha ricordato un po’ i romanzetti rilegati come libri di preghiere che le dame del settecento acquistavano per poter leggere segretamente in chiesa durante le lunghe e noiose funzioni religiose.

Diciamo subito che il libro è scritto piuttosto bene, riuscendo a tenere sempre vivo l’interesse del lettore. Anche quando si avventura nell'inverosimile, Paola Mastrocola lo fa con grazia e abilità. L’inizio presenta uno scenario apparentemente stereotipato: uno studente geniale e incompreso, proveniente da un’isoletta del meridione italiano, approda in una scuola torinese; un liceo incapace di riconoscerne il valore e di offrire un qualsiasi sbocco alla sete di conoscenza e ai desideri di approfondimento del ragazzo. Nonostante alcune situazioni non siano del tutto originali, non si ha mai la sensazione di trovarsi davanti a pagine ovvie o prevedibili, e anche gli scenari che ci lasciano meno sorpresi sono sempre ben inseriti nella struttura narrativa contribuendo al piacere della lettura.

Nella prima parte del volume, dedicata ai cinque anni di liceo del protagonista, sembra quasi di cogliere nell'autrice un tono sarcastico di denuncia del sistema educativo della scuola italiana. Ma per quanto paradossali, queste parti o situazioni sono sempre ben dosate e ben inserite nelle vicende narrate.
Una seconda parte, più breve, descrive invece il percorso universitario del protagonista fino al periodo successivo alla laurea. Ammetto di avervi riconosciuto alcune situazioni della mia esperienza personale. In particolare alla scrittura del mio primo articolo scientifico ricevetti gli stessi commenti demotivanti che il protagonista del romanzo riceve del suo relatore.
C’è poi la parte finale che sembra distaccarsi definitivamente dalla realtà. Anche in questo caso l’abbandono dello verosimiglianza non è fine a se stesso ma assolve perfettamente alle finalità narrative.

Il volume può essere letto a vari livelli:

* Una interessante vicenda umana che si sviluppa tra nord e sud, mettendo a nudo differenze culturali e la resilienza di alcuni personaggi.
* Una denuncia di un sistema educativo che dal liceo all'università non riesce ad assolvere alla propria funzione confondendo continuamente il supporto verso gli studenti con l’abbassamento generalizzato del livello di insegnamento.
* Una metafora della vita, del misterioso equilibrio tra le nostre scelte e ciò che il protagonista chiama fato.

In conclusione un libro interessante che si legge d’un fiato e che raccomando volentieri. ( )
  folini | Mar 24, 2014 |
27 aprile-9 maggio 2011
un libro amaro,che fa riflettere sulla condizione della scuola oggi. una scuola che mortifica il talento e non è più luogo di cultura e formazione. parla di solitudine ed emarginazione.
Lascia un senso di inquietudine e tristezza. voto 7
  misssunshine | May 26, 2011 |
La Mastrocola è una scrittrice e forse anche una donna intelligente, sensibile, passionale, coraggiosa e autoironica. La vorrei sposare. ( )
  libridine | Sep 5, 2008 |
Questa è la storia di un talento sprecato, ma non del tutto. Questa è la storia di Gaspare Torrente, figlio di pescatore e aspirante latinista, approdato a Torino da una piccola isola del Sud Italia. Un ragazzo come lui, che a tredici anni traduce Orazio e legge Verlaine, deve volare alto, deve fare il liceo e dimenticare il piccolo mondo senza tempo dell'isola. E allora eccolo, il talentoso spaesato, arrivare in una Torino plumbea e avara. Eccolo entrare al liceo, dove non trova grandi maestri ma insegnanti impegnati a imbastire compresenze, a sostituire le grammatiche con programmi 'agili e flessibili'. Eccolo accanto ai compagni, con le scarpe sbagliate e la felpa senza cappuccio. E' fuori moda, fuori tempo, fuori posto: un pesce fuori dalla sua acqua, una barca nel bosco. E così, come in una specie di mondo alla rovescia, Gaspare deve giocare alla Play Station, deve imparare il lessico del branco, deve scrollarsi di dosso quei dieci in latino che arrivano puntuali come lo scherno della classe. E se la scuola tradisce le sue aspettative, qualche anno dopo l'università gli appare come un teatrino grottesco dove vanno in scena docenti in carriera e giovani illusi da prospettive fumose - "Dopo la laurea, si faccia vedere...". Ma proprio quando tutto sembrerebbe perduto, la vita regala al genio di Gaspare una svolta sbalorditiva: a partire da un piccolo pioppo, comprato quando ancora era giovane liceale e si preparava a ospitare una coetanea francese per un soggiorno-scambio, nasce un nuovo, imprevedibile universo. Riscatto etico ed estetico nei confronti di una società che riconosce solo i gregari e di un sistema scolastico che si rivela inadeguato a coltivare un talento; un sistema che Paola Mastrocola coglie nelle sue pieghe più divertenti e insieme drammatiche, calandosi nella voce di un ragazzo che tra lo stupore e l'amarezza racconta il proprio percorso di 'sformazione'.
1 voter azim | Oct 14, 2006 |
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A tutti coloro che amano le isole o che sono, essi stessi, un'isola.
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Non è per il tram. Il tram lo devo prendere per cinque anni alle sette di mattina. Ma non mi pesa.
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