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Le terre del Sacramento

par Francesco Jovine

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Il fascino di un libro intriso del fresco ricordo del fascismo e delle represse lotte contadine nel Molise all'inizio del ventennio. Jovine ci prepara, attraverso un lungo racconto dei fatti, alla discesa dello squadrismo violento pronto ad intervenire per sedare le proteste dei poveri, degli affamati, dei rejetti. La violenza infatti non si manifesta subito ma è la conseguenza di una reazione, la reazione dei contadini ad una frode ai loro danni messa in atto dalla borghesia e nobiltà che consentì al fascismo di marciare su Roma. Jovine è elegante, quasi silenzioso nel raccontare i fatti e scegli Luca, un eroe normale armato di onestà, gentilezza e dignità. Una poesia di libro. ( )
  GabrieleSc | Apr 11, 2023 |
853.912 JOV
  ScarpaOderzo | Apr 13, 2020 |
CX15
  Taddone | Nov 25, 2019 |
molto aspro. le rovine di Luca, usato da una bella e ricca signora per truffare poveri contadini e derubare il ricco marito
  ShanaPat | Oct 10, 2017 |
Le terre del Sacramento prendono titolo dal nome di un antico feudo posto al centro della complessa vicenda con la sua antichissima storia che è poi la storia della gente che visse e vive tra la gramigna e le sue macchie. L’autore ha raccontato questa storia nei suoi aspetti recenti, ma vi ha riconosciuti i segni di un dramma secolare; ha tentato una trasposizione nel tempo senza salti di cronologia, ma cercando gli echi perduti di un discorso remoto.
Il romanzo si svolge nell'Italia meridionale in un villaggio e in una cittadina situati ai margini dell'Appennino; ma i suoi personaggi emigrano verso le grandi città e oltre l'Oceano, come accade sempre agli abitanti della provincia del Sud. Migrazioni per miseria o per superare l'angustia fisica dell'orizzonte.
Le terre del Sacramento hanno venti o trenta personaggi di primo piano, decine di personaggi visti di scorcio e movimenti di folle contadine e di città. Il libro è tutto mosso, narrato senza concessioni, sia pur minime, ad abbandoni descrittivi o lirici.
Le terre del Sacramento sono un feudo molisano, il protagonista che appare e dispare nel romanzo; l'avvocato Cannavale, detto "capra del diavolo", ne è il proprietario, apatico nervoso, smemorato, disordinato; attorno a lui tutta una progenie di piccoli parassiti e di sfruttatori. Alla fine una cugina, Laura de Martiis, diventata la sua sposa, prende le redini dell'amministrazione e servendosi di tutti i mezzi riconduce le terre alla piú rigorosa ed esclusiva proprietà. Si serve anche dell'aiuto di un giovane, Luca Marano, ex seminarista, guadagnato alle idee socialistiche, che si giova del suo prestigio, per far lavorare i contadini in quella sassaia e legnaia a cui è ridotto il feudo. Le terre saranno di chi le ha lavorate; ma sopravviene un torbido movimento, che fu poi nominato il fascismo, e Luca Marano non ha tempo di scoprire l'inganno in cui è rimasto avvolto e cade, impallinato come fosse una lepre, in un conflitto con i carabinieri e le camicie nere.
Laura Cannavale, innocente e tenace restauratrice dei diritti della proprietà feudale, parte, dimenticando tutte le sue promesse, e si reca a San Remo, con piena tranquillità d'animo.
Questo lo schema del romanzo, ma l'arte dello scrittore ha condotto il racconto in modo che non se ne intravede mai il fatale epilogo.
Lo scrittore si lascia sapientemente distrarre da molti quadri della vita di provincia che però, sottilmente legati tra loro perché necessari e indispensabili , conducono ad un epilogo compreso nella logica di quei quadri.
Proprio per la sapienza dell'artista nessuna parte del racconto è condotta con la manifesta preoccupazione di arrivare a quella catastrofe, che poi via via si viene determinando.
  impok | Dec 17, 2008 |
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