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The Storytelling Animal: How Stories Make Us Human

par Jonathan Gottschall

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7283730,864 (3.68)11
"Undiscovered and unmapped country. It's easy to say that humans are "wired" for story, but why? In this book, the author offers a unified theory of storytelling. He argues that stories help us navigate life's complex social problems, just as flight simulators prepare pilots for difficult situations. Storytelling has evolved, like other behaviors, to ensure our survival. Drawing on the latest research in neuroscience, psychology, and evolutionary biology, he tells us what it means to be a storytelling animal. Did you know that the more absorbed you are in a story, the more it changes your behavior? That all children act out the same kinds of stories, whether they grow up in a slum or a suburb? That people who read more fiction are more empathetic? Of course, our story instinct has a darker side. It makes us vulnerable to conspiracy theories, advertisements, and narratives about ourselves that are more "truthy" than true. National myths can also be terribly dangerous: Hitler's ambitions were partly fueled by a story. But as is shown in this book, stories can also change the world for the better. Most successful stories are moral; they teach us how to live, whether explicitly or implicitly, and bind us together around common values. We know we are master shapers of story. This book finally reveals how stories shape us."--Jacket.… (plus d'informations)
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A breezy, quick read. Very interesting chapters on the role of story in life. The last chapter about story in the future is really fascinating. ( )
  dhenn31 | Jan 24, 2024 |
Very well done. I wouldn’t say I read it in a white-hot heat, but in this small volume Gottschall manages to pack in a lot: dreams, identity, online fantasy worlds, Wagner/Hitler and that most destructive of myths which resulted, the real nightmare quality of children at play. There was something mildly depressing about the whole enterprise, story as a concept reduced in parts to a balm we slather over ourselves in order to get through life. Story is something else for me, as I suspect it is with most writers. Story hums with life, especially when it comes unbidden to the writing mind, transporting the soul to someplace altogether bigger, realer, weightier than the shell which normally houses us and our day-to-day experiences. Definitely worth one’s time though, this book. Just don’t expect a paean to escapism. ( )
  MichaelDavidMullins | Oct 17, 2023 |
Some interesting ideas and good bits. Parts are hard to read in the current climate, and other parts feel a bit outdated. I wrote quite a few notes and they ended with "I just want it to be different?" Not the discussion I want to have, I guess, so I'll leave the notes where they are. ( )
  Kiramke | Jun 27, 2023 |
Useful read which explores the powerful link between our human nature and the necessity to create and use stories. ( )
  d.v. | May 16, 2023 |
Tutta la vita è una narrazione, ogni essere umano scrive la sua storia sulle pagine del tempo che vanno a finire nei libri della biblioteca del mondo. Storie vere o inventate, conta poco. L'importante è trovare chi le leggerà, anche se non sono state scritte ...

È vero, l'istinto di narrare è una caratteristica distintiva dell'umanità. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno condiviso storie per comunicare, comprendere e connettersi tra loro. Le storie ci hanno reso umani in quanto ci permettono di esplorare l'immaginazione, la creatività e l'empatia.

Le storie possono essere vere o inventate, ma entrambe svolgono un ruolo importante nella nostra vita. Le storie vere ci permettono di condividere esperienze personali, di imparare dagli altri e di comprendere diverse prospettive. Ci consentono di esplorare la complessità della condizione umana e di trovare connessioni con gli altri.

D'altra parte, le storie inventate ci permettono di esplorare mondi immaginari, di sognare e di sfuggire alla realtà. Ci aiutano a comprendere le emozioni e le sfumature della vita in modo più profondo. Le storie ci permettono anche di esplorare temi complessi e di affrontare problemi difficili in un contesto sicuro e controllato.

Le storie hanno il potere di ispirare, motivare e influenzare le persone. Ciò che scriviamo sulle pagine del tempo, metaforicamente parlando, può essere condiviso con il mondo e può avere un impatto duraturo. Le storie possono suscitare emozioni, spingere al cambiamento e lasciare un'impronta nella società.

Tuttavia, è importante ricordare che la narrazione non riguarda solo la scrittura. Ogni persona ha la sua storia unica da raccontare attraverso le proprie azioni, le scelte di vita e le interazioni con gli altri. Siamo tutti protagonisti delle nostre storie personali e contribuiamo a tessere il tessuto della narrazione collettiva.

Quindi, anche se le storie non sono state scritte su carta, ricorda che hai comunque un impatto sul mondo che ti circonda. Le tue azioni e le tue esperienze sono parte integrante della grande narrazione umana. E mentre continui a scrivere la tua storia, ricorda di condividere le tue esperienze, di ascoltare le storie degli altri e di trovare connessioni che ci rendono tutti umani. ( )
  AntonioGallo | Sep 19, 2022 |
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In un dialogo immaginario sul ruolo della letteratura tra due personaggi insoliti – l’emisfero sinistro, quello razionale e l’emisfero creativo destro del cervello – la voce “giovane” ed entusiasta invita l’altra, quella “anziana” che parla con regolarità e padronanza di sé, a unire le forze per condurre la stessa battaglia, quella dell’umanista. Alla richiesta di definire la parola umanista il giovane risponde: “ Ė il contrario di barbaro”, che con una metafora tratta dal mondo vegetale viene definito come colui che “dà l’idea di granito, di inamovibilità, di ancoraggio, di inalterabilità. Sembra quasi che nell’uomo la barbarie sia una nostalgia dello stato minerale”. La letteratura, al contrario, è vitalità e “fa vedere ciò che fluttua, ciò che è impreciso, la diversità, la pluralità, l’ambiguità, il paradosso e la contraddizione. Sottolinea come ciò che è avrebbe potuto non essere o potrebbe diventare qualcos’altro. A differenza del granito, la letteratura è gassosa e confonde le piste”. In breve, la letteratura traccia la via dell’umanesimo e fornisce le armi contro la barbarie.

In questo testo inedito sul tema “Perché leggere narrativa?”, l’autore [1] ribalta la domanda e la trasforma in “Perché non leggere narrativa?”, dal momento che leggere è l’azione solitaria che collega ognuno a tutti: le esperienze letterarie sono essenziali in quanto aiutano le persone a disfarsi di illusioni e pregiudizi, forse anche ad affinare l’ingegno e le aiutano a progredire con i metodi propri della conoscenza per empatia e della conoscenza per immaginazione.

L’efficacia e l’incisività di queste riflessioni sulla letteratura è rafforzata dall’ originalità della struttura dialogica del testo che, per il suo contenuto, riflette appieno le voci del dibattito sul perché le democrazie hanno oggi bisogno della cultura umanistica (vedi Martha Nussbaum[2]) e sulla stretta relazione tra uomo e narrazione, che affonda le sue radici nelle basi biologiche e nei processi neurologici più profondi del nostro cervello.

Raccontare storie è dunque un istinto umano fondamentale: è questa la tesi che si propone di dimostrare lo statunitense Jonathan Gottschall, con il suo libro L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani edito da Bollati Boringhieri (è utile segnalare il titolo originale The storytelling animal. How stories make us human dove la parola istinto in realtà non c’è…). L’autore, rappresentante autorevole del darwinismo letterario, espone, in modo accattivante e personale, con incursioni nel privato e sotto forma di racconto di racconti, la sua idea per spiegare come si sia sviluppata nell’uomo la capacità di narrare. Prendendo a fondamento le ricerche più avanzate nell’ambito della biologia e delle neuroscienze, Gottschall cattura il lettore con le sue storie sul perché si raccontano storie, mentre si addentra nella “vasta terra incognita dell’Isola che non c’è” - quella che William Matthew Barrie, il creatore di Peter Pan, ha denominato Neverland - per esplorare l’enigma della finzione, ossia il mistero dell’inspiegabile istinto a narrare dell’uomo, e spiegare perché viviamo sempre e comunque immersi nei racconti.

Denso di suggestioni e corredato da illustrazioni che esemplificano la narrazione, il libro è suddiviso in capitoli, pieni di grandi osservazioni e di intuizioni incredibili (vedi Paul Bloom), con puntuali rimandi teorici che forniscono una panoramica sugli studi e sul più recente dibattito sullo storytelling.

Tenendo conto dei nuovi strumenti di indagine e da nuovi modi di pensare offerti dalle convergenze tra discipline scientifiche e discipline umanistiche, il libro tratta - come spiega lo stesso autore nella Prefazione - di come le storie saturino le nostre vite. Per capire quanto le storie siano il nostro ambiente naturale, viene suggerito al lettore di aprire un libro che narri una storia, uno qualsiasi, e prestare attenzione all’effetto che sortisce su di noi. Non mancano esempi concreti tratti da pagine letterarie a dimostrazione del connubio testo-lettore: le parole di un testo sono inerti e per essere portate in vita hanno bisogno di un catalizzatore, ossia dell’immaginazione di chi legge o, si può aggiungere, di chi guarda. Se, infatti, oggi lo schermo spesso prende il posto della pagina scritta, la quantità di tempo e il coinvolgimento per opere di finzione restano comunque alti.

Quale il motivo dello strano e ammaliante potere delle storie? La finzione narrativa - dai giochi di immedesimazione del bambini (facciamo finta che…) alle fiabe, alle opere letterarie, alle serie televisive - è incentrata sui problemi e sugli sforzi di uno o una protagonista per ottenere ciò che desidera. L’inferno è amico delle storie, afferma Gottscall, prendendo a prestito una affermazione di Charles Baxter, a sua volta autore di un saggio sull’argomento, per evidenziare come il conflitto drammatico sia elemento di fondo della finzione narrativa.

La finzioni narrative di tutto il mondo - analogamente a quanto avviene per le lingue umane, come ha dimostrato Noam Chomsky - hanno in comune alcuni principi costitutivi di base: una grammatica universale, una struttura profonda che non riguarda solo lo scheletro ma anche i nuclei tematici. Le storie si focalizzano sulle grandi difficoltà del vivere. Per questo motivo, non rischiano mai di annoiare. Sono come il volto umano, spiega l’autore, ricorrendo a un efficace paragone: per quanto i visi siano simili, tra l’uno e l’altro ci sono sempre differenze significative e alcuni possono colpirci in modo particolare per la loro bellezza o unicità. Allo stesso modo le storie.

Che cosa ci accade mentre viviamo un’esperienza finzionale? Studiate a livello neurale, le risposte alla finzione narrativa hanno mostrato che la mente umana si attiva e determina nuove connessioni neurali, preparando le vie nervose che regolano le nostre risposte alle esperienze di vita reale. Le storie si comportano come simulatori di problemi.

In breve, l’idea di fondo del libro è esplicitata da Gottschall nell’affermazione: “La finzione, espressa con qualunque mezzo narrativo, è un’antica e potente tecnologia di realtà virtuale che simula i grandi dilemmi della vita umana”. Per questo motivo guardando un film o leggendo un racconto, accade la stessa cosa: si genera empatia, ossia una capacità di immedesimazione negli stati psicologici degli altri. Anche se ai neuroni specchio vengono attribuite funzioni, secondo recenti studi condotti negli Stati Uniti, mai sperimentalmente dimostrate, l’idea è potente in quanto, aggiunge Gottschall: “La finzione consente al nostro cervello di fare pratica con le reazioni a quei generi di sfide che sono, e sono sempre state, le più cruciali per il nostro successo come specie”. E l’attitudine alla simulazione è attiva anche nelle ore di sonno: tutte le persone sognano e fantasticano. Per questo l’esperienza offerta dalle narrazioni è destinata a evolversi: “Il futuro è cibernetico?”, ossia orientato in senso ludico-estetico verso scenari fantascientifici con risorse delle nuove tecnologie, si chiede in chiusura l’autore. La sua risposta è ottimista: le storie non usciranno mai dalle nostre vite. Basta perdersi in un romanzo, per capirlo.

 
This is an excellent resource for students to understand why things are the way they are. It would be a great extension to have students make up their own stories like that ones in this book.
ajouté par courtneyemahr | modifierCourtney E. Mahr
 

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Nom de l'auteurRôleType d'auteurŒuvre ?Statut
Jonathan Gottschallauteur principaltoutes les éditionscalculé
Koscheski, KrisNarrateurauteur secondairequelques éditionsconfirmé
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Wikipédia en anglais (1)

"Undiscovered and unmapped country. It's easy to say that humans are "wired" for story, but why? In this book, the author offers a unified theory of storytelling. He argues that stories help us navigate life's complex social problems, just as flight simulators prepare pilots for difficult situations. Storytelling has evolved, like other behaviors, to ensure our survival. Drawing on the latest research in neuroscience, psychology, and evolutionary biology, he tells us what it means to be a storytelling animal. Did you know that the more absorbed you are in a story, the more it changes your behavior? That all children act out the same kinds of stories, whether they grow up in a slum or a suburb? That people who read more fiction are more empathetic? Of course, our story instinct has a darker side. It makes us vulnerable to conspiracy theories, advertisements, and narratives about ourselves that are more "truthy" than true. National myths can also be terribly dangerous: Hitler's ambitions were partly fueled by a story. But as is shown in this book, stories can also change the world for the better. Most successful stories are moral; they teach us how to live, whether explicitly or implicitly, and bind us together around common values. We know we are master shapers of story. This book finally reveals how stories shape us."--Jacket.

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