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Lucia Tancredi

Auteur de Ildegarda, la potenza e la grazia

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Il romanzo prende le mosse da un meccanismo epifanico, un’illuminazione casuale: l’incontro del protagonista, giornalista e critico musicale impegnato nella stesura di una biografia di Bach “a puntate”, con la madre dei suoi due figli, Marie, mai sposata, abbandonata tempo prima per una più giovane, bionda e aristocratica, Nina. Questo evento suscita una catena di reazioni incontrollate nel protagonista, che si ritrova, quasi suo malgrado, ad inseguire la donna, divenuta simbolo dell’Eterno Femminino, che lui stesso aveva lasciato senza pietà né spiegazioni.
La scansione temporale giornaliera dà una struttura organica, fatta di rimandi e suggestioni simboliche (l’insistere ad esempio sul significato del venerdì) al dipanarsi della storia, che procede per giustapposizione di piccoli eventi di vita cittadina che ricorda la vita di provincia. Dopo lo sgomento iniziale c’è, infatti, una sorta di quotidiana e tranquilla fiducia che sostiene le azioni del protagonista nel suo approssimarsi a Marie, nella rievocazione della donna un tempo amata, dei suoi vezzi, delle sue abitudini. La descrizione del suo ego chiuso in se stesso che a poco a poco si apre all’altro e cerca di comprenderne le ragioni è sempre sostenuta da un sostrato teorico-riflessivo, spesso oggettivato in personaggi originali e ben caratterizzati: l’amico filosofo che cita Platone, un prete il diario da Auschwitz di Etty Hillesum.
Ma il filo di riferimenti filosofico-letterari è inesauribile, spazia da Proust a Marina Cvetaeva e Anna Achmatova, a Dostoevskij: le citazioni non sono mai gratuite, ma sempre integrate nel contesto; arricchiscono il momento riflessivo, e talora la letteratura interviene come vero e proprio personaggio, ad influenzare lo svolgimento dell’azione, ad aiutare lo scioglimento finale, che arriva improvviso, allo stesso tempo naturale e inaspettato.
La bildung del protagonista si realizza in parallelo alla vita di Bach, in cui tutto sembra essere capitato al momento giusto, che si snoda su un ordine perfetto: questo schema interpretativo è autorizzato da una dichiarazione del protagonista stesso, dalla sua risoluzione a “provare a fingere di vivere côté Bach. Vale a dire: dalla sua parte.”
E a poco a poco, infatti, recupera il rapporto con i suoi figli, sistema i pezzi di vita che il suo egoismo aveva scompaginato, fra i quali la sua stessa identità ebraica, affrontando con ironia e crescente maturità i vari episodi del romanzo. Ma la conquista fondamentale sarà una rinnovata sensibilità, derivata dal riuscire a vedere il mondo attraverso gli occhi di una donna: di qui l’attenzione agli aspetti del vivere quotidiano, la spesa al mercato, la cucina, il pianoforte. Tanti aspetti elementari del vivere, ma necessari a riconquistare una visione di serena globalità, buona come la musica di Bach.
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f.m. | 1 autre critique | Jan 11, 2010 |
La Tancredi inserisce la vita di Bach in una cronaca familiare ambientata nel Périgord senza foie gras.
½
 
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bibliogabor | 1 autre critique | Nov 14, 2009 |

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