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Œuvres de Simon Laham

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Non so quante volte il titolo di questo famoso libro “L’insostenibile leggerezza dell’essere” sia stato usato per introdurre l’idea di qualcosa che possa avere nello stesso tempo una posizione e una contrapposizione, una sorta di bilanciamento sbilanciato, simile a quello che William Shakespeare così brillantemente espresse quando volle presentarci i dubbi che tormentavano Amleto.

Quando gli mise in bocca quel fatidico “essere o non essere, questo è il problema”, non fece altro che fotografare l’umana incapacità di trovare la maniera giusta di conciliare quello che poi tutti sappiamo essere inconciliabile. Non può esistere, infatti, una leggerezza che sia insostenibile, allo stesso modo con il quale, i famosi, classici, eterni ed inevitabili sette peccati capitali non possono essere insostenibili, in quanto inevitabili. Li conosciamo tutti, li sopportiamo, li disprezziamo, eppure li pratichiamo ogni giorno, da sempre.

Per poche decine di euro, nell’arco di sette settimane, ho capito di essere praticante, per così dire, anche se, spero, in una seppur minima misura, di “qualcosa” di ognuno di questi antichi vizi-peccati. La conferma mi è venuta dalla lettura dei sette volumi pubblicati in origine dalla intelligente casa editrice bolognese “Il Mulino”, ri-editati ora da “Il Giornale” con apposite uscite settimanali. Ho scoperto, così, che sin da quando ho avuto l’uso della ragione, questi peccati-vizi li ho conosciuti e anche praticati quando ne ho avuto l’opportunità. Ogni volta che faccio visita a quella splendida villa a Ravello che si chiama Villa Cimbrone, non manco mai di dare una occhiata alla parete dove sono state attaccate da sempre quelle strane, misteriose teste che rappresentano queste sette calamità, caratteristiche uniche della razza umana.

Bisogna subito dire che così come sono presentati oggi, in questa nuova edizione cartacea, hanno perso molto di quella quanto mai canonica e diabolica, è il caso di dire, atmosfera che questi mali hanno avuto nell’immaginario collettivo di ognuno di noi sin dai tempi del catechismo. E' vero che i tempi nel XXI secolo cambiano ormai alla velocità della luce, specialmente per chi, come questo blogger, viene da lontano. Un’infinita, straordinaria, internazionale iconografia religiosa e laica ha, in vari modi, cercato di illustrare queste mitiche figure in personaggi della realtà e della fantasia, del corpo e della mente, in tutti i campi delle arti e del pensiero sociale, culturale ed individuale. Sul carro di Satana e dei suoi accoliti sono passate fatti idee ed occasioni, oltre che persone, di cui c’è sempre modo di vergognarsi. Nella liquidità in cui navighiamo sembra sciogliersi ogni cosa, non ci accorgiamo più nemmeno in quali acque stiamo a viaggiare. Chi sente più quei sensi di colpa, vergogna, illusione e tentazioni che si avvertivano un tempo?

Abbiamo tutto a portata di mano. La mela, lo storico frutto proibito, ci viene offerta a tutte le ore in maniera diversa dal passato. Prima eravamo noi a cercarlo, oggi è lui che ci rincorre in tutte le sue forme. Sembra quasi che di questi vizi-peccati non se ne possa addirittura fare a meno. La moderna ricerca ha messo in luce cose abbastanza sorprendenti ed inattese per secoli. Questi vizi sono diventati addirittura necessari, importanti, essenziali per la nostra crescita morale, culturale, sociale ed umana.

Sembra che stimolino l’intelligenza e la creatività, incitino all’altruismo, producano una sensazione di benessere, facilitino la crescita culturale. Insomma, una vera propria “gioia” liberatoria. Questo è il titolo di un libro, che non fa parte ovviamente di questa serie, e che per puro caso, mi capitato di leggere su GoodReads. Lo possiamo liberamente affiancare alla lettura di questi volumi per meglio mettere a fuoco quello che intendo dire.

Succede questo: che i Sette Vizi Capitali non sono più quella roba che si diceva poc'anzi. Al contrario. Presi con accortezza fanno addirittura bene. Stimolerebbero l'intelligenza e la creatività, stemperebbero le pulsioni negative, inciterebbero all'altruismo e produrrebbero una sensazione di "wellness" generale. Tutto al condizionale e sotto sperimentazione.

Chi lo dice? Uno studioso psicologo dell'Università di Melbourne, Simon Laham, che ha scritto il libro qui accanto intitolandolo, in maniera invitante e provocatoria: "La gioia del vizio". La copertina la dice tutta, con quelle due classiche figure di Adamo ed Eva, che sono all'origine di ogni cosa, e con quella sottile, lunga ed avvolgente "linea rossa" che li divide, mentre li unisce.

Verrebbe da pensare, sia ringraziato il dottor Laham, che giustamente si attende di cavare dal suo libro un legittimo profitto sulla ricognizione del dolore per avere una coscienza piena di peccati-vizi sofferti con grande piacere nel corso dei secoli da moltitudini di umani di tutte le razze, colore, lingue e religioni. Uno poteva magari pensare di essere un uomo senza qualità, un peccatore, uno sfigato. Ora, leggendo questo libro, scopre, come una parte nascosta del suo Io, quella lunga "linea rossa" gli suggeriva, che, invece, faceva bene a comportarsi in quel modo peccaminoso e vizioso.

Chi non ha mai peccato di Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia? Impropriamente chiamati peccati, in realtà sono la causa, la conseguenza, la miccia della bomba esistenziale. I vizi capitali, secondo una vasta mole di ricerche presentata sul libro di Laham sono, invece, un toccasana. «Se si considerano questi cosiddetti peccati scientificamente, cosa che io faccio nel mio libro», scrive lo studioso australiano, «si scopre che quei sette vizi possono addirittura farci bene».

Vediamo, allora. La Lussuria non cela allo sguardo «abissi sconvolgenti», come credono gli ingenui bacchettoni clericali. Al contrario ci rende più intelligenti e creativi. E difatti alcuni psicologi evoluzionisti, spiega il dottor Laham, «sostengono che la Lussuria ha giocato un ruolo nello sviluppo di molti degli aspetti più interessanti della natura umana: l'arte, la musica, il linguaggio...»

Anche la Gola, «il più ignobile dei peccati», non è mica male. Basta darsi una regolata, per non cadere nell'obesità. Ma poi: si è mai visto che una fettina di Sacher una volta ogni tanto possa far male? Senza contare certi studi secondo cui mangiare dolci ben dispone nei confronti del prossimo. E l'Avarizia, il marchio d'infamia di Scrooge, il cattivo per eccellenza di Charles Dickens? Macchè: l'Avidità può renderti più felice; l'idea del denaro induce una libidine da autosufficienza, invoglia a cimentarsi.

Se i denari sono spesi saggiamente - viaggiando, leggendo e ascoltando musica - bè, vista così, come si fa a dire che l'Avarizia è una cosa di cui vergognarsi? Vale lo stesso per l'Accidia. Davvero vuol dire condannarsi «a un polveroso, gialliccio e stantio destino di romitaggio», come sostengono certi passatisti? Vero il contrario. Essere indolenti fa bene, dormire migliora la memoria e la creatività. Cazzeggiare stimola intuito e perspicacia, mentre vagare senza meta dispone all'altruismo.

Che manca? Manca l'Invidia, gran fonte di motivazione, visto che confrontarci con gli altri ci aiuta a crescere e a diventare migliori. Consigli: evitare il confronto con persone sbagliate o l'Invidia per cose non alla nostra portata. Anche l'orgoglio non è male, se non scade in arroganza e narcisismo. Ma questo non fa parte dei sette.

Qual è la conclusione da tirare a questo punto? I sette libri della collana edita da "Il Mulino" mi sono costati 69 euri e settanta centesimi. Il libro dello studioso australiano soltanto 6,99 in formato Kindle. Per il formato cartaceo ho impiegato sette settimane a leggerli. La versione digitale l'ho scaricata in un lampo. Il vizio digitale batte quello cartaceo 9-1. I vizi restano, sia in formato analogico che in quello digitale. Buona lettura, comunque ... (https://goo.gl/66GqEu)
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AntonioGallo | Oct 9, 2019 |

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