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A propos de l'auteur

Comprend les noms: Nicola Gardini, author.

Crédit image: Photo by Paola Polzella, from NDBooks.com

Œuvres de Nicola Gardini

Lost Words (2010) 21 exemplaires
Lacuna. Saggio sul non detto (2014) 11 exemplaires
Rinascimento (2010) 10 exemplaires
Lo sconosciuto (2007) 9 exemplaires
Il libro è quella cosa (2020) 5 exemplaires
Tradurre ©· un bacio (2015) 5 exemplaires
Latino (2009) 4 exemplaires
Elogio del latino (2021) 4 exemplaires

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Italy

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Critiques

Non ci sono davvero parole per commentare quanto appena letto in questo libro. O forse sarebbe più giusto dire che non ci sono parole positive. Tutto ciò che mi viene in mente è vergogna e schifo. Pensavo di aver capito un po' come girasse il sistema per via di alcune vicende personali, ma mi sono resa conto che si trattava solamente della punta dell'iceberg di un sistema marcio e corrotto fin dalle fondamenta. Sono comunque d'accordo con l'autore sul fatto che, in ogni caso, questa realtà esiste perché di fatto ci sono persone che sono disposte a sottostare e a farne parte, a discapito non solo della cultura e del sapere, ma della stessa umanità.… (plus d'informations)
 
Signalé
Anshin | Jan 7, 2024 |
Latin literature retains its elegance and relevance to today's world, in this survey of major authors and styles
I have long thought of myself as a scholar, and particularly look back at high school Latin with fondness, even though I was not smart enough to continue my studies beyond two years. It seemed that further study would mark me for the priesthood. The author is passionate about Latin. He guides the reader through the styles of authors from Livy to Augustine, and explains the development of the language.
P 87 [about Lucretius] "Life therefore organizes itself in the universe - and here's the interpretive paradigm - just as language organizes itself on the page"
P 171 [Petronius writing about farting in the The Satyricon] "Nemo nostrum solide natus est. Ego nullum puto tam magnum tormentum esse quam continere. Hoc solum vetare ne Iovis potest" (None of us was born solid. I can think of no greater torment than holding it in. Its the one thing that even Jupiter cannot prevent)
P 203 [Juvenal on Fortune] "Monstro quod ipse tibi possis dare; semita certe tranquillae per virtutem patet unica vitae. Nullem numen habes, si sit prudentia: nos te, nos facimus, Fortuna, deam caeloque locamus" (What I propose can be had on your own; the path is one that leads by virtue to a peaceful life. There are no other gods, when you have wisdom. It's we, dear Fortune, we who make you a goddess, and prop you up in the sky"
P 208 [Lucretius] "Venus simulacris ludit amantis, nec satiare queunt spectando corpora coram nec manibus quicquam teneris abradere membris possunt errantes incerti corpore toto" (So in love, Venus taunts lovers with ghosts, and they cannot sate their bodies by looking - though they are near - nor can they draw anything from the supple limbs as they grope aimlessly across the other's body)
P 215 [Propertius] "...solus ero, quoniam non licet esse tuum" (I'll be alone, if I cannot be yours)
… (plus d'informations)
 
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neurodrew | 5 autres critiques | Sep 7, 2022 |
Mi sento di poter rispondere alla domanda "il libro è quella cosa ..." Sono figlio di una famiglia di tipografi, quelli di una volta, post-gutenberghiani, quelli che puzzavano di inchiostro e di petrolio mescolato di piombo, avevano le mani sporche di colla di pesce, tenevano anche il telaio per cucire.

Potrei dire tante altre cose che questo libro non dice perchè è più moderno di quanto potessi essere stato io in quella tipografia di provincia meridionale nella quale mio padre mi insegnò a leggere e scrivere componendo i caratteri mobili. Erano grossi e in legno, oppure piccoli e di piombo, sulla balestra di ferro pesante sulla quale mettevano le "forme" dei caratteri da portare alla composizione legati con un filo di spago.

Da quelle "forme" nascevano le pagine del libro, dopo che il cilindro inchiostrato ci era passato sopra, il foglio era stato impressato ed era nata la pagina da leggere. Ecco questa "cosa" cominciava ad essere quella "cosa" chiamata libro. Cominciava, ma era solo l'inizio. Poi il foglio era in ottavo o in sedicesimo, poi si mettevano insieme, poi si cucivano, si rifilavano, si incollavano, venivano abbracciati dalla copertina e poi si poteva dire che ere nato quella cosa chiamata ... "libro"...

Un'ultima cosa la devo dire. Questo pregevole libretto di Nicola Gardini l'ho letto in versione Kindle. Mi dispiace, avrei dovuto leggerlo in cartaceo, avrei voluto sentire il profumo della carta e rivivere il tempo passato alla maniera di Proust ... assaporare la mia "madeleine ...
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Celebra la passione per i libri e la lettura, Nicola Gardini, nella sua più recente fatica dal titolo Il libro è quella cosa, edito da Garzanti. Già la dedica – «a tutti i librai e a tutti i compratori di libri» – è di per sé foriera di promesse. Il libro contiene una raccolta di brevi riflessioni, affatto non scontate (come ad esempio l’affermazione secondo la quale un libro si legge anche da chiuso – modalità, tra l’altro, “non per nulla secondaria”: «basta avere il libro in casa, da qualche parte.»)

Un libro è, innanzitutto, «una cosa da avere»: «Comprare un libro è come dire al mondo: entra, sta’ con noi». Certo, c’è il rischio che «le file dei libri non letti» crescano ma «costruirsi una biblioteca di libri non letti, o non ancora letti» ha comunque assolutamente senso: «davanti a tante file di libri so che la risposta c’è. La risposta mi guarda.»

«Un libro agisce anche fermo, anche chiuso, anche immobile. Prima di tutto ci ricorda sempre che deve essere letto, se non l’abbiamo ancora letto. Una pentola, invece, non ci ricorda che deve essere usata per cucinare, né un bicchiere che dobbiamo usarlo per bere. Il libro che si deve ancora leggere ci sta davanti con una promessa e con un rimprovero».

Toccante ed esemplare del rapporto che si costruisce con i propri libri il racconto della sua amica Mirella: «Avendo saputo che le restavano poche settimane di vita, mi regalò un libro della sua biblioteca. C’erano altri libri che avrei ricevuto più volentieri. […] Lei dovette leggermi nel pensiero, perché disse: «No. Quelli non guardarli. Da quelli non voglio separarmi».

I libri «sono il punto d’arrivo di un lungo viaggio, che è cominciato chissà quando, prima ancora che gli scrittori nascessero» e la nostra biblioteca «il trionfale riposo di tanti camminanti.» Chi non ha vissuto l’esperienza di non decidersi ad aprire un libro «per paura di rovinarlo»? «Qualcosa ci dice, mentre lo guardiamo, che quel libro è perfetto così, perfetto in sé.» Sì, perché «il libro coincide perfettamente con la scrittura, cioè con sé stesso. Se gliela togli, non è più un libro. Non è un contenitore, come lo è, invece, un e-reader. Infatti, non è uno strumento. Non serve a leggere, non serve a contenere altro. […] è contenitore e contenuto, sempre e indissolubilmente. Corpo e anima. Identità perfetta. Ipseità pura. Un libro non muore mai».

E alla domanda «Quanti libri ho…?» non può che incalzarne un’altra: «quanti libri non ho?» Oggi, purtroppo, a causa di internet, si legge di meno: «Il tempo va in chiacchiere, in messaggistica, in proclami rapidi, in post infiniti.» E tuttavia «la comunicazione elettronica è rapida, distratta, imprecisa. Si esaurisce nel botta e risposta, quando non semplicemente nell’interiezione o nello sfogo irrazionale, ed estromette del tutto il ragionamento, la riflessione, il ripensamento, il piacere dell’immaginazione, la proiezione nell’altro, l’attesa, la considerazione di più possibilità, la sospensione fantastica.»

Dobbiamo tuttavia ricordare che «esiste in ciascuno un “noi”. I libri stanno per tale “noi”, sono il nostro “noi interiore”, che ci accompagnerà sempre. Di questo “noi” – che altri ricercheranno in surrogati come la televisione, la tifoseria sportiva, l’adesione a una fede religiosa o, occasionalmente, in qualche sala di cinema o di concerto – abbiamo tremendamente bisogno. Senza quel “noi” interiore fatto di frasi la nostra vita si riduce a brancolamento egoistico, a ottusità, perfino a disperazione, […] a una solitudine che nessun messaggio elettronico, nessun post, nessuna partecipazione ai social potrà risolvere.»
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AntonioGallo | Dec 19, 2020 |
A person that speaks three languages = Trilingua

A person that speaks two languages = Bilingual

A person who speaks one language = British/American

Right...?

I've learned English (
 
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antao | 5 autres critiques | Sep 7, 2020 |

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