Photo de l'auteur

Carlo Bonini

Auteur de Suburra

12 oeuvres 212 utilisateurs 9 critiques

Œuvres de Carlo Bonini

Étiqueté

Partage des connaissances

Date de naissance
1967
Sexe
male
Nationalité
Italy

Membres

Critiques

Fuori dalle fogne è un documentario inedito del 2008 realizzato da Carlo Bonini sull'estrema destra a Roma. 50mila fascisti presenti tra CasaPound, Forza Nuova e Militia, movimento fantasma fino a qualche tempo fa. Un indagine anche negli stadi, nelle curve di Roma e Lazio già largamente politicizzati. (fonte: rai)
 
Signalé
MemorialeSardoShoah | Mar 20, 2021 |
Bonini, Carlo (2009). Acab. Torino: Einaudi. 2010. ISBN 9788858400944. Pagine 191. 6,99 €

Comprato e letto di getto sull’onda dell’entusiasmo per Suburra. Un po’ deluso. Penso che l’idea fosse quella di scrivere una “verità pasoliniana”: narrare una storia che si sa vera, anche per averla esplorata con un lungo reportage, ma di cui non si hanno o non si possono mettere in fila le prove, perché non reggerebbero in un tribunale ed esporrebbero l’autore a molte ritorsioni. Conosco molto bene, anche sulla mia pelle, i limiti non scritti ma molto praticati della libertà di opinione in Italia.

Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio “progetto di romanzo”, sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il ’68 non è poi così difficile. [Pier Paolo Pasolini. "Cos'è questo golpe? Io so". Corriere della sera. 14 novembre 1974]

Idea buona, dicevo, raccontare così un arco di tempo e di storia che va dalla macelleria messicana della Scuola Diaz e della Caserma di Bolzaneto (21 luglio 2001) agli scontri a Roma dopo la morte di Gabriele Sandri (11 novembre 2007). Ma è la realizzazione che non mi convince. Troppo visti e sentiti, troppo convenzionali quei poliziotti idealisticamente fascisti ma tutto sommato integri, troppo compiaciuto il gusto della violenza, troppo lezzo di docufiction ed edutainment …

Il libro ha generato un film, con l’onnipresente Favino. Un motivo in più per diffidare.

Bellissima – e non sto scherzando – la copertina.

* * *

Pochissime le citazioni (riferimento alla posizione sul Kindle):

Contusioni multiple con suggellatone parzialmente estesa ed ematomi su tutte e quattro le estremità, costole, fianchi, viso e schiena. [278: locuzione citatissima sul web, ma tutte le citazioni alla fin fine derivano da questo passo di Bonini: e nessuno si preoccupa di spiegarci di che cazzo stiamo parlando. Forse di un errore di stampa diventato classico della letteratura contemporanea?]

Ho imparato studiando Diritto che dire che un fatto è accaduto non è sufficiente ad attribuirne la responsabilità a chi è accusato di esserne l’autore. [2116]
… (plus d'informations)
 
Signalé
Boris.Limpopo | 3 autres critiques | Apr 29, 2019 |
De Cataldo, Giancarlo e Carlo Bonini (2013). Suburra. Torino: Einaudi. 2013. ISBN 9788858411001. Pagine 450. 9,99 €

Chi ha letto questo romanzo dopo di me (che l’avevo finito qualche giorno prima) ha detto una sola parola a caldo: «Potente». Mi sembra una sintesi perfetta, ed è esattamente lo stesso aggettivo che era venuto in mente a me.

De Cataldo è un autore che – dopo il grande successo di Romanzo criminale – ho deciso di seguire. Non penso di essere il solo, anche se forse i motivi per cui De Cataldo piace a me (l’impegno civile, e il tentativo di spiegare la storia italiana, o almeno una sua parte, con l’intreccio tra politica e criminalità organizzata) non sono gli stessi per cui Romanzo criminale è stato un grande successo.

Questo blog contiene ormai una serie di recensioni di opere di Giancarlo De Cataldo e mi risparmio un po’ di fatica (e risparmio a voi un po’ di ripetizioni) citando quanto avevo già scritto a proposito di Io sono il Libanese:

Sono un lettore appassionato di Giancarlo De Cataldo. Mi era molto piaciuto, alla sua uscita, Romanzo criminale (nessuna recensione, perché questo blog non era nato). Ancora di più mi è piaciuto Nelle mani giuste., che ne era in più d’un senso il seguito; mi era sembrato potente e coraggioso (affiorava il tema della trattativa tra Stato e mafia, ed è un romanzo pubblicato 5 anni fa). Purtroppo quella resta, secondo me, la sua prova migliore. La forma della paura mi era sembrato un romanzo minore, dettato da esigenze dell’industria culturale (non so se nel frattempo ne abbiano tratto il film di cui il libro, più che un romanzo, sembrava la sceneggiatura). I traditori vedeva il ritorno di Giancarlo De Cataldo alle grandi ambizioni, ma non ai grandi risultati artistici. [Ho letto anche In giustizia – che non è un romanzo ma una riflessione sulla professione del giudice – in una versione e-book non Kindle, e il risultato è che non riesco più a trovarne traccia e, poiché non l'ho recensito subito, ne ho perso anche il ricordo: il che non mi sembra il sintomo che si tratti di una riflessione indimenticabile…]

Io sono il Libanese non mi era piaciuto. Questo invece mi è piaciuto, e molto. De Cataldo torna all’attualità e alla “verità”, non provata né suggerita da qualche teoria del complotto, ma “emergente” dalle complessità del contesto, mi viene da dire.

Non sapevo quale fosse il contributo di Carlo Bonini, di cui non avevo letto mai niente (anche se avevo apprezzato il modo in cui aveva condotto – a più riprese – la trasmissione Prima pagina di Rai Radio3. Ho subito rimediato leggendo il suo Acab (su cui vi dirò in un prossimo post). Posso anticipare che mi sembra che i temi di Suburra siano quelli di De Cataldo, mentre la lingua e le caratterizzazioni devono molto a Bonini (ma, lo ripeto, sembra a me e non ho altri elementi che queste parziali letture delle loro opere).

La Roma di Suburra è una Roma quasi contemporanea (il 2011 della caduta di Berlusconi) e molto credibile, soprattutto nelle periferie di Ostia e dell’Anagnina, ignote ai più, ma vitalissime nel loro essere territori al di fuori del controllo dello Stato italiano.

L’Anagnina aveva l’odore dolciastro e inconfondibile di quei luoghi in cui il fetore degli uomini e del cemento non ha ancora avuto del tutto ragione della campagna. Ad Abbas ricordava la sua Teheran. Certo, visti da via Mongrassano, i Castelli non erano i monti Elburz, e la terrazza di verde sulla quale si indovinava Frascati non aveva né la forza né l’altezza cupa del Tochal. Ma l’aria, quella sí era la stessa. Soprattutto adesso che era estate. Impastava le mucose della bocca come sabbia. Seccava le narici. Grattava la gola con quel retrogusto di ossido di carbonio e bitume, venato com’era da un sentore di carogna e rifiuti in decomposizione. [824]

I pulmini arrivavano alla stazione Anagnina intorno alle dieci. Ogni lunedí mattina. Scaricavano ucraine, moldave, romene. Alcune erano destinate a pulire il sedere a vecchie signore moribonde, altre avevano già un ingaggio come puttane. Tutte, indifferentemente, in testa non avevano che un pensiero: fare i soldi, farne tanti, farli il piú in fretta possibile. [1885]

Non aggiungo altro perché – pur non essendo un “giallo” nell’accezione propria del termine (quella delle regole canoniche di S. S. Van Dine) – è pur sempre un poliziesco. Leggetelo, se vi sono piaciute le altre cose di De Cataldo.

In ogni caso, godetevi qualche citazione, non foss’altro che per il piacere delle invenzioni linguistiche.

* * *

Eccole dunque (riferimento alla posizione sul Kindle):

Lí dentro non c’era un’Epifania. C’era il nuovo Natale di Roma. [68]

[…] alla sanfasò […] [327: ho dovuto guardare il vocabolario, è un francesismo per sans façon, alla rinfusa, a casaccio e l'ho trovato qui]

Salendo sulla rampa delle Tre Fontane, rivolse un’occhiata fugace alla ruota rugginosa del luna park, monumento alla sua infanzia e a un tempo che si era fermato, come se quella città non fosse in grado di progredire sulle sue rovine, ma solo di affastellare le une sulle altre. [498: bellissima la notazione su Roma che non progredisce ma affastella]

[…] un centro tatuaggi tribali, Er Geko, con lettini con materassini ad acqua. [661]

[…] zammammeri […] [683: in generale gli immigrati extracomunitari, ma qui non aiuta neppure il vocabolario]

Vuoi cambiare il mondo. Ma il mondo non si cambia. Si governa. [1192]

E del resto, che diamine, era un tecnico, lui. Un civil servant. [1342]

Antropologicamente connotati, si sarebbe detto. [1739]

[…] Viber, l’applicazione israeliana a prova d’intercettazione […] [1922: non lo sapevo, che fosse israeliana; che sia a prova d'intercettazione non è vero]

Il momento schumpeteriano per godere della forza creatrice della distruzione sarebbe arrivato. [2345]

Un topo con una rosa all’orecchio è sempre un topo […] [2382]

[…] scorzone di Volterra […] [2500: è un tipo di tartufo; anche questo l'ho dovuto cercare]

[…] te mannano all’alberi pizzuti. [2794: cioè al camposanto, perché gli alberi pizzuti sono i cipressi]

«Ci provo» non basta. «Ti dico domani» va già meglio. [2821]

[…] Ed è proprio per questo che andrò avanti.
– Sulla strada sbagliata, – lo provocò lei.
Marco allargò le braccia.
– Non ne conosco altre. [2991]

Alice si lasciò andare sul sedile di stoffa dall’armatura in alluminio che le ricordava una sdraio e, osservando il cambio al volante e quel cruscotto minuscolo che faceva tanto auto giocattolo, mise su un’espressione tra il divertito e lo sconcertato.
– Ma che macchina è?
– La mitica R4. È dell’89. […] [3534]

[…] chi crede di sapere troppo non sa nulla. E si perde quasi tutto. [3585]

Questa non è piú Roma. Pure l’uccelli hanno imbruttito. L’altro giorno, qui davanti, un gabbiano s’è magnato un gatto vivo. [3648]

Questi piú muti delle pezzogne di Castellabbate sono… [3863]

In un bicchiere d’acqua spezzò due fiale di ricostituente all’echinacea e ginseng che comprava a pacchi nel negozio bio del quartiere, perché la costruzione di una signora partiva anche da lí. [5272]

Un tuono a Palazzo Chigi si fa refolo nei ministeri. È questa la forza della Repubblica. [5372]

Riemerse dal cesso, vuoto come una canna di bambú. [5394]
… (plus d'informations)
 
Signalé
Boris.Limpopo | 1 autre critique | Apr 29, 2019 |
Suburra - Carlo Bonini and Giancarlo de Cataldo

Suburra will stay with me for some time, this is more than just a crime novel it is an important exposé of Italy's criminal underbelly. The corruption of every facet of society is portrayed by the novel and the scale is staggering and horrifying. Suburra tells the epic story of modern Rome and the people who manipulate it's destiny. There is a long set up but the tension rises and grips as the plot unfolds. Anyone who has read Romanzo Criminale will recognise the style instantly but Suburra is much better written and all round much more entertaining, perhaps that in part is Bonini's contribution? For anyone interested in modern Italy and the symbiosis of state and mafia this is an intriguing and richly detailed novel. It has the power to convey, as all great fiction does, truth - shedding some light on a very dirty reality.
The mafia in Italy have a turn over of €140billion a year (7% of the nation's GDP). The four largest are reckoned to have cash reserves of €65billion. The mafia has a piece of the State, Church, business and security services. This is the background to Bonini and de Cataldo's novel. A fiction that explores what Tobias Jones referred to as the 'dark heart of Italy'.
So Suburra is based on astonishing but true events in the eternal city. When the Italian edition of Suburra was published in 2013 La Republicca said that it superimposes real events. Suburra, an ancient brothel district of the city, is in thrall to the gangster culture that blights the life of ordinary people and lines the pockets of those in power over them. The novel has a bold and ambitious style, unemotional and free from unnecessary descriptive detail underlining the credibility and power of the material. A semi-documentary tone allows the tragedy of the story to emerge unburdened. It is a style more often seen in contemporary fiction. There are no tropes or cliché this is literary crime fiction of real depth. Bonini is a journalist, de Cataldo a judge, their considerable personal experience and knowledge throws light on the inherently corrupt nature of the Italian state and the city of Rome. Suburra is a searing indictment of a city awash with bad governance and criminal control. The novel is an exposé of the pernicious influence of the mafia on politics, business, and culture.
Suburra opens by referencing the era of Romanzo Criminale, some of the characters in Suburra learned their trade during the worst years of the Banda Della Magliana, the mafia that has blighted Rome in the decades since its inception in 1975, (involved in the kidnapping of Aldo Moro, the bombing of Bologna train station, the Banco Ambrosiano scandal and Roberto Calvi's death). The characters in Suburra are the descendents of that dead generation: Libano, Fredo, Dandi and inspector Scialoja. The earlier story does not feature in Suburra but overhangs this novel, continuity is established but this is not a direct sequel. Suburra is modern Rome, the new millennium, Burlesconi is Prime-minister, the people have changed but this is the same old world.
This is not the kind of crime novel that will appeal to the action thriller reader, there are no pyrotechnics here. It is a subtle telling of a complex tale, more to be savoured than devoured. The Characters are complex and relationships involved. For example, Carabinieri Lieutenant Colonel Marco Malatesta is conflicted by the desire to do the right thing, his feelings for left wing activist, Alice, and the fundamental belief in his colleagues and the Law. His dilemma is true to life and nuanced. Murder is presented as pitiful, stupid and tawdry; murderers are cowardly, ugly and motivated by venality and ego. Much of the plot and character development is dialogue driven and even the most unlikeable rogues are rounded individuals. A small criticism among glowing reviews in Italy refer to the filmic nature of some of the scenes and at times Suburra does read like a screen play. However, this is not really a draw back and at times it seems the most natural way to tell the story.
At the heart of the novel are Samurai, Adami and Anacleti, the gangsters, Malatesta, the policeman, Malgradi, the politician and Tempesta, the Bishop. The sweeping plot involves an audacious land grab and a huge development project. The growth of the city is subjugated to mafia money laundering as they seek to legitimise their interests with the help of corrupt officials and politicians. Rome is a city of internecine factional squabbling between regional mafia clans and orchestrated fascist violence against left wing groups. The New City Group plan to develop the Ostia coast into a casino complex to rival Las Vegas, 'the great project'. Ambitions extend beyond their sordid origins into the heart of the economy. Yet the gangsters find it hard to leave their old mores behind and the pull of the criminal life is in constant conflict with attempts to legitimise their interests and clean their money. This weakness is the hope for truth and for the good guys, for justice to sometimes win out in a world of conspiracy and depravity.
Some reviews have referred to a similarity with The Godfather, an early exposé of mafia life. However, Puzo wrote a blockbuster and tended to glorify the life and wallow a little in the glamour. There is no glamour here, only the terrible tragedy of blighted lives, wasted existences, suffering, endurance and small victories for the righteous. Fans of Poisonville by Massimo Carlotto and Marco Videtta, (Europa Editions, 2009) will enjoy this novel.
I first came across de Cataldo when the film Romanzo Criminale came out in 2005, (later an excellent RAI television series). I have high hopes for the up coming Netflix series of Suburra - there is a wealth of material here to work from. Curiously the translation of Romanzo Criminale did not follow in English until 2015 (Corvus) - it nailed 70's/80's Rome, Suburra does the same for Silvio Berlusconi's Italy. De Cataldo's previous novel 'The Father and the Foreigner' was also published by Europa Editions in 2009. A compassionate and beautifully written short novel, very personal and a scathing look at the Italian justice system - very different in style from this novel.
If you like your crime fiction to be true to life, intelligent and serious in intent this is great read. One not forgotten easily.
… (plus d'informations)
1 voter
Signalé
paulobk | 1 autre critique | Aug 26, 2017 |

Listes

Vous aimerez peut-être aussi

Auteurs associés

Statistiques

Œuvres
12
Membres
212
Popularité
#104,834
Évaluation
½ 3.6
Critiques
9
ISBN
38
Langues
3

Tableaux et graphiques