Azar Nafisi

A memoir of life in Tehran under the Islamic Republic during the 1980s and 1990s from the point of view of a secular, liberal member of the intelligentsia.

Nafisi is a professor of English literature, and the best parts of the book are the scenes of Iranian students in the early days of the revolution, and later in Nafisi's private study group in the late 1990s, reacting to the novels she loves and teaches. The classroom "trial" of The Great Gatsby, in which an ardent Islamic revolutionary student condems the book as a part of the decadent and immoral West, while another student argues in defense of its moral value, was a high point. Nafisi's drawing of a parallel between Humbert's "pinning" of Lolita and forcing her to be the person of his own imagination and what Nafisi sees as a similar act by Khomeini and the Islamic Republic in forcing Iranians to conform to their fantasies of how people should behave also struck me as interesting.

But there was less of that than I would have thought, and more of Nafisi's own condemnations and rants against the Islamic regime and its supporters and how it all made her feel. And most of the book's scenes with her small private study group of women equally alienated from the regime is spent complaining about their lives and the government, rather than discussing literature. Though to be sure, they have plenty to complain about, no argument there.

The book is interesting and worth reading, but I do wish Nafisi could have toned down her obviously strong impulse to write about "how the Islamic Republic made me continually feel depressed" and concentrated somewhat more on the actual works of English literature and how her students responded to them in their particular, much different, society.

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Voglio iniziare questa recensione ringraziando Azar Nafisi, perché una dichiarazione d’amore così bella nei confronti della letteratura mi ha sciolto il cuore e mi ha ricordato con forza perché leggere è un’esperienza tanto appagante.

Avevo paura che Leggere Lolita a Teheran mi avrebbe annoiato perché non avevo letto gran parte dei libri citati; e invece, da brava insegnante, Nafisi mi ha fatto solo venire voglia di leggere ancora di più. Ammetto però che non vi troverete nessuna novità in tema di interpretazione delle opere, quindi se siete del mestiere è possibile che in alcuni punti vi annoierete.

I momenti che ho preferito sono quelli nei quali si vede il potere della letteratura, la sua capacità di abbattere le barriere, di farci andare laddove da solə avremmo troppa paura ad addentrarci. La letteratura, lasciata libera di esprimersi, non conosce pudori, diktat o manicheismo: quanto di piace – e quanto riesce a metterci a disagio – la sua capacità di farci vedere la complessità del mondo senza bisogno di spiegarla, semplicemente mostrandocela.

Altrimenti perché spaventerebbe così tanto i regimi di tutto il mondo e di tutte le epoche? Ci ricordiamo sempre del potere della letteratura quando ci viene portata via: fino ad allora pare che la lettura sia solo un passatempo da perdigiorno, da gente annoiata che nella vita non fatica abbastanza. E invece la lettura è una di quelle attività che rendono la vita bella, ricca e piacevole: se non ha la considerazione che merita, qualcosa non va. Ne sappiamo qualcosa anche noi...… (plus d'informations)